Turci: «Credo che il grande difetto di questa Juventus sia una mancanza di esperienza concreta. Sono un grande estimatore di Sancho. Vlahovic? Credo che…» – ESCLUSIVA | OneFootball

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·19 July 2025

Turci: «Credo che il grande difetto di questa Juventus sia una mancanza di esperienza concreta. Sono un grande estimatore di Sancho. Vlahovic? Credo che…» – ESCLUSIVA

Article image:Turci: «Credo che il grande difetto di questa Juventus sia una mancanza di esperienza concreta. Sono un grande estimatore di Sancho. Vlahovic? Credo che…» – ESCLUSIVA

Turci in esclusiva a Juventusnews24: l’analisi del giornalista di Dazn sul Mondiale per Club della Juve e sui principali temi del mercato bianconero

Tommaso Turci, giornalista e bordocampista di Dazn, ha parlato in esclusiva a Juventusnews24.com. Ecco le sue dichiarazioni sul cammino nel Mondiale per Club della Juventus passando per il calciomercato.

Lei ha seguito da vicino, negli USA, l’avventura della Juventus al Mondiale per Club. Come valuta l’approccio della squadra di Tudor alla competizione?


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«Considera che questa competizione è arrivata dopo una stagione, secondo me, dal punto di vista mentale più che fisico, snervante perché bisognava salvare la stagione l’ultima di campionato e di fatto con l’accesso in Champions League un po’ si è sfangato il problema che si è venuto a creare a marzo. C’è stato il cambio allenatore, le due brutte sconfitte di Firenze e contro l’Atalanta allo Stadium. Di base quindi dal punto di vista mentale questa competizione arrivava dopo che di energie ne erano state riposte tante sul resto; sul campionato e non solo. Quindi di certo una competizione tutta nuova, senza nessun tipo di riposo dopo che c’è stata appunto la stagione classica poteva far pensare che la squadra non avesse le energie e la voglia di poter affrontare alla grande questa competizione. Secondo me, ad eccezione della partita con il City, l’approccio è sempre stato giusto. Io ho visto una squadra che ha provato ad andare più avanti possibile, l’approccio è stato sicuramente positivo c’è una base interessante in questa Juventus per costruire in un futuro prossimo. È chiaro che oggi la squadra va assolutamente rinforzata perché quello che ci ha fatto vedere quest’anno, in questa stagione, anche al Mondiale per Club, ci dà una dimensione precisa della Juve che deve essere per forza di cose più grande di così».

Nel fatidico match contro il Real Madrid che è costata l’eliminazione della Juventus dal Mondiale per Club, secondo lei i bianconeri avrebbero potuto fare di più o era incolmabile il gap con i Blancos?

«Per me si può sempre fare qualcosa di più perché con l’organizzazione, la condizione fisica e lo spirito si può sempre compensare un livello tecnico decisamente più alto degli avversari. Abbiamo avuto delle dimostrazioni di squadre che hanno battuto anche delle corazzate non essendo di prima fascia; il calcio è bello anche per questo. A volte le piccole possono vincere contro le superpotenze, detto questo le condizioni erano anche abbastanza particolari perché si giocava alle tre del pomeriggio ora locale con 35/40 gradi a volte. Era anche difficile allenarsi durante la settimana perché c’erano dei posti dove non si riusciva a stare sul campo. Io sono sempre dell’idea che si possa, in ogni caso, sempre fare qualcosa di più. La Juventus in quella gara lì nello specifico doveva fare meglio, io se devo trovare proprio il pelo nell’uovo della partita con il Real Madrid, lo trovo negli ultimi 25/30 minuti in cui è mancato qualcuno nel motore che entrasse dalla panchina, che potesse dare un cambio di ritmo, che potesse portare della qualità dalla trequarti in su. Questa è un po’ l’energia che dal punto di vista tecnico è mancata».

Nei primi due match si è vista una Juve affamata di fare risultato con una buona proposizione di gioco, contro il City e il Real non è accaduto lo stesso. Le chiedo dunque se è successo qualcosa nella mente dei giocatori o semplicemente le prime due squadre erano di valore nettamente inferiore rispetto a quella inglese e spagnola?

«Al di là dell’approccio come dicevi te, che è stato un approccio sicuramente giusto nelle prime due – ma anche con il Real Madrid secondo me non è stato del tutto sbagliato – quello che ha veramente sbagliato è stato l’approccio col Manchester City. La Juve era in costruzione durante questo Mondiale e lo si percepiva ma così come lo erano anche altre squadre che partecipavano a questa FIFA Club World Cup. Quindi non credo che ci fossero intorno alla Juventus nemmeno grandi aspettative, io posso sottolineare però che ho visto impegno in generale, nel complesso, da parte dei membri della squadra; questo poi non sempre basta però ho visto, come ti dicevo, voglia di continuare a starci nella competizione. Credo che il grande difetto di questa Juventus sia una mancanza di esperienza concreta. Giocatori mediamente con poca esperienza, con una media età molto bassa dove c’è del talento però non ci sono abbastanza partite di livello internazionale all’interno proprio del collettivo e questo poi dopo ti fa pesare anche la gara secca contro il City e contro il Real perché poi l’esperienza significa quante partite hai giocato in Champions League, quante partite hai giocato a livello internazionale con la maglia della Nazionale ecc. Oggi se vai a vedere la rosa in generale della Juventus, di giocatori con grande esperienza internazionale ce ne son pochi, c’è tanto talento, però manca ancora qualcosa dal punto di vista proprio della maturazione di questi giocatori».

Miretti torna dal prestito col Genoa, è già a Torino. La Juve secondo lei dovrebbe dare una seconda chance al classe 2003?

«Io sono dell’idea che un altro anno fuori in prestito possa essere la scelta più giusta anche perché gli ultimi due mesi/tre mesi del campionato non li ha giocati per infortunio. Miretti è stato molto altalenante nel senso che ha alternato prestazioni di alto livello a prestazioni complesse, soprattutto all’inizio. Francamente credo sia meglio per la Juventus un altro anno altrove per farsi le ossa e per giocare con continuità e poi vedere se fa uno step decisivo, ulteriore per tornare alla base. Però si parla sempre di salto di qualità in mezzo al campo della Juventus, deve mettere delle basi solide con giocatori, come ti ho detto, fatti e finiti».

Con l’ormai praticamente ufficiale permanenza di Conceiçao, Sancho può essere un acquisto evitabile per porre il focus su altro?

«Io sono un grande estimatore di Sancho, a me piace moltissimo e secondo me il campionato italiano potrebbe essere il campionato in cui riesce ad alzare ulteriormente il livello nel senso che ha un cambio di passo disarmante e soprattutto potrebbe essere valorizzato nel tipo di calcio di Tudor; quindi comunque io ci punterei nonostante sia arrivata la permanenza di Conceiçao. Secondo me Chico resta un giocatore molto interessante, anche lui deve migliorare dal punto di vista della continuità perché è un giocatore che ci ha fatto vedere partite strabilianti e partite invece dove è rimasto un po’ nell’ombra. Detto questo la Juventus oltre a David deve comprare dei giocatori proprio che portino dei gol, la Juventus deve portare dei calciatori che diano la garanzia di avere dei numeri nelle gambe tra gol e assist, determinante perché quest’anno la sensazione è che siano mancati tanti gol soprattutto da parte dei centrocampisti, degli esterni».

Modesto è il nuovo direttore tecnico della Juventus, il suo curriculum è variegato. Dall’Olympyacos al Nottingham Forest, passando per il Monza ma in passato il dirigente è stato anche cercato dal Milan. È la figura giusta per ricoprire questo ruolo nella squadra bianconera?

«Penso di sì considerando il fatto che è molto verticale sul campo, può essere veramente un punto di amalgama tra società e squadra, può essere un punto di riferimento anche per l’allenatore dal punto di vista tecnico; sicuramente è un professionista molto competente che ha fatto anche le sue esperienze. È chiaro che poi quando sei alla Juventus – questa è un po’ retorica ma è così – ti si valuta in base ai risultati. Quindi uno può fare il miglior lavoro e essere il migliore professionista del mondo però dopo i risultati devono arrivare e alla Juventus, insomma, se vuoi ottenere dei risultati importanti bisogna che stai lassù».

Perin è quasi ai saluti: Audero può essere un degno sostituto?«Secondo me sì anche perché essendo cresciuto nel settore giovanile, sarebbe uno che conosce anche bene le dinamiche, sa che cos’è la Juventus è un professionista assolutamente affidabile, ha tante esperienze nonostante sia un classe ‘97e poi soprattutto, come ti ho detto, è un giocatore che incarna perfettamente lo spirito e lo stile Juve avendo vissuto da dentro, in prima persona, la sua crescita in bianconero».

Caso Vlahovic, il serbo classe 2000 è ormai un separato in casa, secondo lei è possibile vederlo in campo nella stagione prossima o è percorribile la pista di metterlo fuori rosa?

«Io credo che si arriverà ad una soluzione che soddisfi sia il giocatore che la Juventus, nel senso che fare muro contro muro credo che sia deleterio sia per il club che per Vlahovic. Una cosa è certa: oggi Vlahovic non rientra nei piani della Juventus quindi bisogna trovare un punto di incontro, anche perché lo stesso giocatore credo che abbia la voglia e l’ambizione di mettersi in discussione, di giocare e di fare le sue esperienze e non di far scadere il suo contratto con la Juventus».

L’asse Parigi Torino per Kolo Muani si è raffreddato, la trattativa infatti stenta a decollare perché la Juve non avanza proposte. Il Psg si scoccia, a Torino si attende. Secondo lei è a rischio la permanenza del francese?

«La volontà del giocatore è quella di rimanere a Torino e già qua la Juve ha fatto un passo in avanti importante. Lui sta bene lì, sta bene con i compagni di squadra, ha tanti amici penso ad esempio a Thuram, a Kalulu, i suoi amici di nazionale ma in generale anche questa dirigenza sempre più francese, lui si trova alla grande lì. È chiaro che poi dopo anche la Juventus probabilmente dovrà fare il suo per poter far sì che Kolo Muani sia ancora un giocatore bianconero anche nella prossima stagione e anche in questa stagione appena cominciata. Io ti dico, a me ha stupito in positivo Kolo Muani, io credevo avesse un certo livello quando è arrivato alla Juventus – al di là dell’inizio sorprendente con tanti gol nelle primissime partite e poi dopo una leggera flessione – per me è un giocatore che dà delle garanzie e delle alternative importanti davanti e che può crescere ancora tanto. È un calciatore che ha una grande capacità di creare degli spazi, attaccare la profondità, venire incontro, si sposa bene con tanti partner lì davanti quindi io se fossi la Juventus farei di tutto per tenerlo anche perché lui, come ti ho detto, conosce l’ambiente, conosce il contesto e questo fa tutta la differenza del mondo».

Il 5 settembre si gioca Italia – Estonia valevole per la quinta giornata delle fasi a gironi delle qualificazioni ai mondiali del 2026: gli azzurri possono ancora farcela a centrare un traguardo che altrimenti mancherebbe da 12 anni?

«Io sono abbastanza fiducioso intanto per quello che porterà Gattuso perché credo che l’atteggiamento e la voglia di indossare la maglia della Nazionale sia in generale la cosa più importante per poter raggiungere dei risultati ancora prima che dal punto di vista tecnico e tattico. Quindi il senso di appartenenza e la voglia che porterà questo allenatore sono sinonimo di garanzia e questo mi fa ben sperare. Sicuramente la qualificazione come primo posto nel girone è molto complessa ad oggi, però questo non vuol dire che poi dopo al Mondiale non ci si possa andare attraverso un playoff che sulla carta – almeno stando a quelle che sono le tabelline che ho studiato nelle ultime settimane – potrebbe essere contro un avversario un po’ più accessibile rispetto a quelli che abbiamo fatto nell’edizione del 2018 e del 2022. Cerchiamo di andare a giocarci queste partite con la massima serenità anche se non sarà semplice, le qualità questa Nazionale per andare ai Mondiali ce le ha. I giocatori ci sono, ci vuole senso di gruppo, collettivo e ambizione e voglia di raggiungere il risultato. E ovviamente anche un po’ di sana fortuna che secondo me in certe circostanze un po’ è mancata».

Si ringrazia Tommaso Turci per la disponibilità e la gentilezza mostrate in questa intervista.

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