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·25 April 2024

Serie A, il “folle” calendario di Juve ed Inter nella prossima stagione. Si gioca ogni 5 giorni

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La stagione passata, il Manchester United si è consolato battendo in un singolare derby i cugini del City: i Diavoli Rossi hanno giocato 62 partite, una in più dei rivali cittadini, senza neanche andare oltre i quarti di finale in Europa League. Il primato precedente, eguagliato sempre l’anno scorso dalla Fiorentina, apparteneva al Bayer Leverkusen dal 2001/2002: 60 partite. Magra consolazione, i tedeschi arrivarono in fondo a tutto – in Champions partendo addirittura dai preliminari – perdendo però tutto. Lo riporta Repubblica, nella sezione sportiva

Serie A, il “folle” calendario di Juve ed Inter nella prossima stagione. Si gioca ogni 5 giorni

Nerazzurri e bianconeri, oltre che in Serie A, Coppa Italia e Champions, giocheranno la Supercoppa italiana e il Mondiale per club: potrebbero arrivare a disputare fino a 69 partite (il Manchester City addirittura 75). Il record appartiene allo United: 62 nel 2022/2023


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Manchester City, 59 partite in 7 competizioni diverse

Alla fine di questa stagione i più affaticati saranno invece gli uomini di Guardiola, che saranno andati in campo per 59 volte in sette competizioni diverse (Mondiale per club, Champions, Supercoppa Uefa, Premier, Fa Cup, Coppa di Lega e Community Shield), mentre la Fiorentina può arrivare a 58, se si qualificherà per la finale di Conference. Due in meno dell’anno scorso. Ma il prossimo sarà ancora più pieno, perlomeno per chi parteciperà sia alla nuova Champions sia al nuovo Mondiale per club.

Inter e Juve in lizza per cinque titoli

Il discorso riguarda Inter e Juventus, che già sanno che nel 2024/2025 concorreranno per cinque trofei, con la prospettiva di una stagione che, dal 17 agosto al 13 luglio, potrebbe portarle a giocare addirittura 69 volte, una ogni meno di cinque giorni. Arrivando in fondo dappertutto potrebbero imbarcarsi, nel dettaglio, in 38 gare di campionato, 5 di Coppa Italia, 2 di Supercoppa, 17 di Champions e 7 di Mondiale. Le inglesi, che di coppe nazionali ne hanno due (potenzialmente, 12 match in tutto), possono toccare addirittura quota 75, ma l’eventualità dovrebbe riguardare soltanto il Manchester City perché il Chelsea, l’altra britannica ammessa al Mondiale, difficilmente riuscirà a qualificarsi per una coppa europea.

Inter su più fronti e le incognite della Juve

Tralasciando tutti i discorsi sulle conseguenze per il fisico e per lo spettacolo di questo sovraccarico di impegni agonistici, per Inter e Juve si tratta di cominciare a impostare una strategia non solamente atletica per affrontare l’anno che verrà, specialmente i nerazzurri che in queste ultime due stagioni hanno dimostrato di fare fatica a calarsi in campionato e Champions con lo stesso livello di intensità, con la medesima continuità: la stagione passata hanno sacrificato la Serie A, in questa l’Europa. La Juve, da parte sua, è un’incognita: è troppo tempo che fa maluccio sia su un fronte sia sull’altro né ha riscosso vantaggi sensibili dalle settimane libere che ha avuto, se non quello di aver potuto affrontare l’annata con una rosa più leggera, integrandola con i ragazzi dell’U23 (quello era Yildiz, a inizio stagione). Inter e Juve, servono rose extralarge

L’Inter, al contrario, ha scelto di avere (ha dovuto avere) due elementi di livello quasi uguale per ogni ruolo più un paio di jolly (uno era Bisseck prima che Cuadrado s’infortunasse e Darmian tornasse tra gli esterni, l’altro Klaassen) e lo stesso, con ogni evidenza, dovrà fare in futuro, alzando se possibile il livello delle alternative: perciò sono già arrivati Taremi e Zielinski, che numericamente rimpiazzeranno Sanchez (o Arnautovic) e proprio Klaassen. Il jolly potrebbe essere Valentin Carboni.

Giuntoli deve investire sulle alternative

La Juve, invece, sulle alternative deve lavorare parecchio, anche se il ritorno di Fagioli e la completa guarigione di De Sciglio, un eclettico di esperienza, ne offriranno in pronta consegna due in più. Però è evidente che Giuntoli dovrà investire non soltanto su almeno un paio di nuovi titolari (un centrocampista e un difensore, per cominciare), ma anche su diversi elementi di complemento, anche se di rientro dal prestito ci sono due giocatori, Huijsen e Soulé, che se non saranno venduti torneranno utili assai. L’accesso a nuove fonti di guadagno comporta dunque anche la lievitazione delle spese, se si vuole mantenere un livello adeguato di competitività. L’argomento di Allegri: con i risultati fa guadagnare il club

L’aspetto finanziario è ormai predominante: si partecipa per guadagnare e soltanto in un secondo momento si gioca per vincere. A inizio stagione, la dirigenza aveva dato ad Allegri due mandati obbligatori: non alzare trofei (o correre fino all’ultimo per alzarli), ma qualificarsi per la Champions e raggiungere la finale di Coppa Italia, cioè accedere ai fondi che queste competizioni garantiscono. L’altra sera, subito avere eliminato la Lazio con tutta quella fatica, Allegri ha immediatamente fatto riferimento ai soldi che guadagnerà il club grazie a quel risultato, non al prestigio sportivo del traguardo raggiunto: gli allenatori oramai difendono il loro lavoro principalmente così, snocciolando le entrate che garantiscono alla società. Lo ha fatto spesso anche Inzaghi, specie quando i risultati non erano brillanti (ma gli incassi sì), lo ha fatto Pioli quando, grazie allo scudetto, la rosa si ipervalutò sensibilmente, lo fanno tutti i tecnici che crescono giocatori che poi i loro dirigenti possono vendere a caro prezzo, e pazienza se il posto in classifica raggiunto è quello che è. La Coppa Italia può valere quasi 10 milioni

Allegri, in mancanza di risultati, sta spesso alludendo soprattutto a questo aspetto e cita i giovani lanciati in prima squadra come valore patrimoniale prima che tecnico, anche se al contrario gli acquisti più costosi si sono per lo più svalutati (chi spenderebbe, oggi, 85 milioni per Vlahovic, 45 per Chiesa o 36 per Locatelli?). Sta di fatto che dopo la semifinale dell’Olimpico alla Juve hanno fatto subito i conti: grazie alla Coppa Italia, si sono già messi in cassa cinque milioni (il solo l’accesso alla finale ne vale due), cui se ne aggiungerebbero 2,6 in caso di conquista del trofeo. In più, bisogna contare il 45% dell’incasso della finale (l’altro 45 andrà all’Atalanta e il 10 alla Lega), grosso modo qualcosa in più di due milioni. Ma grazie alla finale di coppa, si è pure assicurata la partecipazione alla Supercoppa, che anche nel 2025 si disputerà in Arabia Saudita con la formula a quattro squadre: tre sono già sicure (Inter, Juventus e Atalanta) e la quarta sarà con ogni probabilità il Milan perché, se in campionato arrivasse seconda la Juve, già ammessa in quanto finalista di coppa, il posto spetterebbe alla terza. Il +7 sul Bologna quarto sembra un vantaggio rassicurante.

Milik, un gol da 15 milioni

Chi partecipa alla Supercoppa, dunque, può guadagnare da 1,6 milioni, il gettone di presenza, agli 8 che spettano alla vincitrice, mentre chi verrà sconfitto in finale ne incasserà cinque. In pratica, quel gol in extremis di Milik può valere una quindicina di milioni. Possono bastare per un buon puntello alla rosa.

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