Rovella: Dalla Titolarità con Baroni al Ballottaggio con Cataldi nel 4-3-3 di Sarri | OneFootball

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·31 July 2025

Rovella: Dalla Titolarità con Baroni al Ballottaggio con Cataldi nel 4-3-3 di Sarri

Article image:Rovella: Dalla Titolarità con Baroni al Ballottaggio con Cataldi nel 4-3-3 di Sarri

Nicolò Rovella Lazio, la concorrenza con Danilo Cataldi e i dubbi sul cambio di modulo pongono dei dubbi sul centrocampista biancoceleste

La situazione di Nicolò Rovella pone Sarri di fronte a un dilemma tattico e di gestione. La domanda è cruciale: Rovella può essere il perno del suo 4-3-3, o Cataldi è più adatto per un ruolo del genere? E il club può permettersi che uno dei suoi principali investimenti finisca in panchina in una stagione in cui la Lazio ha un solo obiettivo primario, il campionato? Come analizza Il Messaggero, l’alternanza vista in questo periodo di precampionato suggerisce che il ballottaggio tra i due centrocampisti esista, nonostante Nicolò rappresenti un patrimonio per la Lazio e sia un idolo dei tifosi.

Nella passata stagione, quella in cui Sarri ha lasciato la Lazio a metà marzo dopo la sconfitta casalinga con l’Udinese, Rovella aveva giocato meno del previsto, anche a causa di problemi di pubalgia. Ha collezionato solo 30 presenze complessive tra Champions League (3), Coppa Italia (3) e Supercoppa (1), con 23 partite di Serie A (compresi i due mesi sotto la gestione Tudor) su 38. Già allora, questi segnali indicavano una predisposizione di Sarri a privilegiare Cataldi, che in seguito fu mandato in prestito a Firenze da Lotito, con l’accusa di essere uno dei più “agitati” nello spogliatoio biancoceleste insieme a Luis Alberto e Immobile. Tuttavia, con Baroni, il centrocampista milanese, ex Juventus e Monza, ha raggiunto il massimo rendimento e si è guadagnato un posto fisso in Nazionale, come dimostrano chiaramente i numeri. Le sue partite sono arrivate a 44, e i minuti complessivi in campo sono saliti a 3.462, rispetto ai precedenti 1.621. Rovella, in coppia con Guendouzi, ha retto un 4-2-3-1 in cui gli attaccanti erano spesso in quattro, e lui doveva “correre anche per loro”, proprio come il francese.

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