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Saverio Grasselli·18 September 2024
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Saverio Grasselli·18 September 2024
“Non potremmo essere più felici di costruire un progetto a lungo termine con Daniele”, recitava la nota della Roma alla conferma di De Rossi anche per questa stagione, lo scorso aprile, dopo la partenza sprint dal 16 gennaio sulla panchina giallorossa.
A cinque mesi di distanza i Friedkin, arrivati due giorni fa nella Capitale dopo il pareggio contro il Genoa, hanno deciso di stravolgere tutto per poter “riprendere prontamente il percorso auspicato, in un momento in cui la stagione è ancora al suo inizio”.
Una vera e propria inversione di rotta, nonostante il rinnovo fatto firmare all’allenatore fino al 2027, per mettere la squadra nelle migliori condizioni di centrare l’obiettivo stagionale della qualificazione in Champions League.
In un certo senso, risuonano forti le parole di Totti che – a Il Messaggero – avevano di fatto pre-annunciato la fine della storia d’amore qualche giorno fa: “Senza (Champions, ndr) Daniele salta prima, non arriva fino alla fine. Lui è il parafulmine”.
E così è stato: Daniele De Rossi esonerato clamorosamente dopo un avvio di stagione tutt’altro che incoraggiante (3 pareggi e 1 sconfitta nelle prime 4), nonostante lui stesso abbia definito la situazione “abbastanza equilibrata” dopo Genoa e il mercato “migliore dell’Inter” al termine della finestra estiva.
In totale 30 partite: 14 vittorie, 9 pareggi e 7 sconfitte. Solo un successo nelle ultime 11 tra Serie A e coppe. Un ruolino di marcia che non è stato apprezzato, ma che è solo la punta dell’iceberg giallorosso. Sotto, le ragioni dell’esonero sono altre – e tante.
Secondo Il Corriere dello Sport, da tempo i rapporti con la CEO del club – Lina Souloukou – erano deteriorati. Una versione che trova conferme anche nei giorni post fine mercato, quando le divergenze erano lampanti e legate alla gestione delle trattative, alle scelte e alle sue tempistiche.
“Ho letto di aver litigato con Lina Souloukou prima e dopo l’Empoli, ma prima e dopo quella partita non l’ho neanche vista”, la smentita di De Rossi sui rapporti tesi con la CEO ad agosto.
Da una parte i quasi 120 milioni spesi dalla proprietà per cambiare completamente la rosa, dall’altra le richieste disattese di un tecnico che si è trovato a comunicare in solitaria le scelte societarie e stravolgere completamente strategia dopo la permanenza di Dybala.
La gestione dell’affare Dybala, centro nevralgico della Roma, è stato sicuramente uno dei pesi a spostare gli equilibri della bilancia: averlo o non averlo cambia tattica, modulo, tutto.
“Lo vedo come un leader anche dal punto di vista emozionale, non solo tecnico”, diceva DDR dopo la scelta della Joya di restare nella Capitale, mentre la Roma lo aveva messo sul mercato e si era già assicurata più di un suo sostituto: in estate è stato Soulé, a gennaio Baldanzi.
Dalla necessità di non poter lasciare fuori il migliore giocatore della rosa, è nato un grande grattacapo per l’allenatore, che si è riflesso poi sulle prestazioni in campo e sui risultati: qual è il modulo della Roma e al tempo stesso come far convivere Dybala coi nuovi arrivati?
Contro il Cagliari si è partiti col 4-3-3, con l’Empoli si è passati al 4-3-2-1 per averlo dietro Dovbyk. Joya in panchina a sorpresa contro la Juve, con la Roma scesa in campo sempre col 4-3-3, fino ad arrivare al 3-5-2 contro il Genoa.
Confusione tattica, risultati che non arrivano e l’esclusione di Zalewski ad aprire altri punti di domanda: “La decisione è della società, che mi è stata comunicata e io ne sono venuto a sapere qualche giorno fa”. Dopo i no a rinnovo e Galatasaray, è il club a mettere fuori rosa il polacco. Poi la sua istanza di reintegro per tornare a disposizione a cui verrà data risposta oggi. “Niente di definitivo”, ma ambiguo.
In questa cornice, la situazione all’interno del gruppo porta a più di qualche spiffero fuori dallo spogliatoio: dopo il pareggio alla prima col Cagliari, Repubblica parla di un diverbio tra De Rossi e Mancini per qualche commento del difensore sulle scelte del tecnico. Gianluca smentisce con una storia su Instagram, De Rossi fa la stessa cosa in conferenza: “Neanche un abbozzo c’è stato, magari ti hanno dato la polpetta avvelenata… Potevi verificarla. Non c’è proprio stata”.
Poi i retroscena della RAI su una lite accesa in allenamento tra DDR e Cristante che ha coinvolto anche Paredes, dove la Roma ha cercato di ridimensionare completamente l’accaduto. “Di vero c’è la discussione con Cristante, abbiamo discusso per 10 secondi, senza mani, senza toni strani, è grave come cosa. Era vera, c’era una base vera, qualcuno gli ha dato una sfumatura diversa, è gravissima. Mi tocca querelare, se si dicono bugie… È stato detto che ho messo le mani addosso a un mio giocatore, non è normale e non va bene, non lo permetto”, la versione di De Rossi.
Una situazione controversa, che è culminata con i titoli di coda: adesso il nuovo capitolo giallorosso, col compito di ritirare su le sorti della stagione affidato (molto probabilmente) ad Ivan Juric.