Ranieri Nazionale, l’ipotesi che divide: genio dei subentri, ma l’ombra greca pesa | OneFootball

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Calcionews24

·9 June 2025

Ranieri Nazionale, l’ipotesi che divide: genio dei subentri, ma l’ombra greca pesa

Article image:Ranieri Nazionale, l’ipotesi che divide: genio dei subentri, ma l’ombra greca pesa

Ranieri sulla panchina dell’Italia: da una parte le grandi imprese da subentrato, dall’altra i dubbi dopo l’unica, disastrosa, esperienza da CT

Il valzer delle panchine, si sa, non si ferma mai. E quando si parla di quella più prestigiosa, quella della Nazionale Italiana, i nomi si rincorrono veloci. Nelle ultime ore, secondo le indiscrezioni riportate da La Gazzetta dello Sport, una candidatura sta prendendo quota più delle altre: quella di Claudio Ranieri. Un nome che evoca esperienza, saggezza e imprese memorabili. “Sir Claudio“, l’uomo della leggenda Leicester, l’eroe della salvezza del suo Cagliari o della rincorsa fino all’Europa League dell’ancora più sua Roma. Un profilo che piace per il suo pragmatismo e la sua capacità di creare gruppi solidi.

Eppure, l’idea di affidargli la guida degli Azzurri divide la critica e i tifosi, aprendo una riflessione su due aspetti opposti ma cruciali della sua carriera: la sua maestria quasi infallibile nel subentrare in corsa e la sua unica, disastrosa, esperienza da Commissario Tecnico.


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Se la Nazionale avesse bisogno di un “normalizzatore“, di un tecnico capace di entrare in uno spogliatoio in crisi e rimettere le cose a posto in poco tempo, Claudio Ranieri sarebbe probabilmente la prima scelta. La sua carriera è un manuale su come gestire le emergenze. Lo chiamarono a Parma nel 2007 per una salvezza che sembrava impossibile e lui la centrò. Lo chiamò la Roma nel 2009 e sfiorò uno Scudetto epico. Lo ha chiamato la Sampdoria per tirarla fuori dalle secche e ci è riuscito.

L’esempio più commovente è quello di Cagliari. Arrivato a metà stagione in Serie B, ha condotto la squadra a una promozione insperata. L’anno successivo, con una rosa considerata da molti inadeguata per la Serie A, ha compiuto un altro miracolo, raggiungendo la salvezza all’ultimo respiro. Poi, quest’anno, ha preso una Roma allo sbando e l’ha portata a una serie di risultate da miglior squadra d’Europa per continuità. Il metodo Ranieri in queste situazioni è chiaro: semplicità tattica, focus sulla solidità difensiva e, soprattutto, un lavoro psicologico immenso. Agisce da padre di famiglia, da motivatore, restituendo fiducia e responsabilità ai giocatori. La sua forza è la gestione del “qui e ora”, trasformando la paura in energia positiva. Una dote che, in un ambiente spesso sotto pressione come quello di Coverciano, potrebbe rivelarsi fondamentale per compattare il gruppo in vista di un grande torneo.

Se la sua abilità nelle missioni di salvataggio è un punto a favore, la sua unica avventura alla guida di una nazionale rappresenta il più grande campanello d’allarme. Nel 2014, Ranieri fu scelto per guidare la Grecia nel post-mondiale. L’esperienza fu un fallimento totale, breve e indimenticabile in senso negativo. Il suo mandato durò appena quattro partite, con un bilancio desolante: un pareggio e tre sconfitte. A pesare come un macigno è soprattutto la storica e umiliante sconfitta casalinga contro le Isole Fær Øer, una nazionale di dilettanti che espugnò Atene. Quel risultato provocò il suo immediato esonero e lasciò una macchia indelebile sul suo curriculum. Lo stesso Ranieri, con l’onestà che lo contraddistingue, ammise in seguito di non essersi trovato a suo agio nel ruolo di selezionatore. «Sono un allenatore da campo, ho bisogno del lavoro quotidiano con la squadra», confessò. Il ritmo diradato di una nazionale, con lunghi periodi di inattività seguiti da brevi e intense sessioni di preparazione, si rivelò incompatibile con il suo metodo di lavoro.

La domanda, dunque, sorge spontanea e legittima: affidare l’Italia a un tecnico straordinario nella gestione continua del club, ma che ha già dimostrato di soffrire la specificità del lavoro da CT? La FIGC dovrà ponderare attentamente questo rischio. L’ipotesi Ranieri è un affascinante bivio tra la scommessa sul suo carisma da “salvatore della patria” e il timore che l’ombra dell’incubo greco possa ripresentarsi, questa volta, in azzurro.

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