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·18 September 2024

Milan, c’è anche Ibrahimovic nel mirino: la rabbia rossonera non risparmia lo svedese

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Squadra fischiata e allenatore sfiduciato: i tifosi del Milan, con la Curva Sud in prima linea, hanno espresso tutta la propria rabbia e la propria delusione al termine del match perso malamente contro il Liverpool. Alle spalle, a pesare ed esacerbare gli animi, l’avvio stentato in campionato (con la sola vittoria contro il Venezia).

Milan, c’è anche Ibrahimovic nel mirino: la rabbia rossonera non risparmia lo svedese

Zlatan Ibrahimovic è diventato vittima del suo personaggio. E anche i tifosi del Milan hanno perso la pazienza. Lo svedese è sempre stato egocentrico ed estroverso davanti alla telecamere: se da calciatore tutto era concesso, da dirigente la comunicazione non può essere la stessa.


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All’orizzonte, ad alimentare nuovi fantasmi, il derby con l’Inter. Insomma, un momento delicatissimo, con la concreta possibilità che proprio l’incrocio di domenica sera contro i nerazzurri possa segnare, in caso di altra caduta, il passo d’addio di mister Fonseca. Ma l’umore nero di chi tifa rossonero è un’onda crescente che sta travolgendo anche la società. Uno tsunami, a dire il vero, almeno a giudicare da quanto si legge sui social.

E nel mirino non ci sono solo Cardinale e Furlani (proprietario e amministratore delegato), ma anche un totem come Ibrahimovic. A far tracimare il disappunto trasformandolo in aperta contestazione l’ultimo diverbio televisivo nel pre-partita di Champions tra lo svedese e Zvone Boban, ex giocatore, bandiera, dirigente rossonero e oggi opinionista a Sky.

Da una parte Boban con le sue domande/considerazioni dirette, puntuali, ficcanti sul ruolo che Ibrahimovic ricopre in società.

Dall’altra Zlatan con la sua risposta piccata e – dai più – ritenuta arrogante: “Io sono il boss, gli altri lavorano per me”. Parole e modi che non sono piaciuti. Non in linea – questo il tenore dei moltissimi commenti che si possono leggere in rete – con lo stile e la storia del Milan. Ma ancor più espressione di un modo di concepire il ruolo dirigenziale non condiviso e per nulla apprezzato (la sua assenza da Milanello nelle prime due settimane di settembre ha creato un diffuso malumore) tanto da portare al centro delle critiche – molte alquanto pesanti – anche un mostro sacro fino a poco tempo fa considerato intoccabile.

Oggi però evidentemente non è più così. Ma in discussione non ci sono solo i modi, ovviamente. Pesano sul conto di Ibra le scelte tecniche soprattutto, la gestione del post Pioli, la scelta di Fonseca, diverse operazioni di mercato. E i risultati sul campo, sinora, sono stati benzina sul fuoco di un malcontento sempre più evidente. Un malcontento che a questo punto non risparmia proprio più nessuno.

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