Calcio e Finanza
·19 October 2023
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L’amministratore delegato dell’Inter Giuseppe Marotta ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport, nella quale ha toccato i temi più svariati, partendo dai motivo per cui il club nerazzurro deve puntare alla conquista dello Scudetto: «Perché ci sentiamo forti e abbiamo una grande considerazione di noi stessi, frutto dei risultati in Europa della scorsa stagione. E sappiamo quanto i tifosi tengano a questo scudetto, che coincide con la seconda stella».
In vista della ripresa, Marotta si attende un’Inter pronta: «Deve esserlo. Con Piero Ausilio abbiamo allestito una rosa in grado di rispondere a queste sollecitazioni. E’ la mia Inter più completa? Sicuramente sì. È la più omogenea, ci sentiamo garantiti in tutti i ruoli». Secondo Marotta, il discorso vale anche per l’attacco: «Se guardiamo i numeri, il reparto ha funzionato alla grande: non c’è stata neppure una partita in cui siamo rimasti a secco. Piuttosto, abbiamo incassato gol evitabili. E lo scudetto si vince con la migliore difesa».
Sulla parità di monte ingaggi tra questa Inter e la prima del 2018/19, Marotta spiega: «Rispondo così. Ridimensionare i costi è uno degli obiettivi, ma la competitività non deve mai abbassarsi. Mi spiego meglio: i calciatori importanti per forza di cose sono accompagnati da ingaggi importanti. Più che la riduzione dei costi, allora, mi interessa che siano valorizzate al massimo le risorse. Se sei in un grande club, un club che vuole vincere, il monte ingaggi non potrà mai scendere sotto una certa cifra».
Inevitabile parlare anche di Lukaku, del quale l’AD dice: «È il passato, Lukaku è il passato. Non c’è una componente societaria che ancora pensi a lui. Nessuno, dico nessuno. Poi, da uomo di calcio, sono dinamiche che devi mettere in preventivo, non è mica la prima volta che mi capita…».
Un pensiero anche sul tecnico Simone Inzaghi: «Il suo bilancio è molto positivo, la società è molto contenta di lui. È arrivato all’Inter con una sola esperienza alle spalle da tecnico, nella Lazio. È giovane, rispetto alla media degli allenatori del nostro campionato, dunque può consolidarsi. È diverso dagli altri tecnici che ho avuto in passato, come è giusto che sia: lui è per un calcio aperto, spettacolare, che fa divertire. Poi siamo l’Inter: lo spettacolo deve coniugarsi con le vittorie, altrimenti giocare bene non serve a nulla».
Marotta ricorda poi ai tifosi che la sostenibilità è la chiave per la gestione del club: «È inammissibile che una proprietà debba continuamente immettere soldi, la famiglia Zhang lo ha fatto per circa 900 milioni di euro. Noi come management abbiamo un vantaggio, la possibilità di lavorare con tranquillità: questo a Zhang va riconosciuto. Ma non c’è un club che oggi possa fare a meno del player trading. Un giocatore di peso all’anno va venduto, questo il tifoso deve capirlo. E più che di perdere un calciatore, deve preoccuparsi che la propria squadra abbia vita perenne, garantendosi il presente e il futuro».
In chiusura, una battuta sul caso scommesse: «Sono molto dispiaciuto di quel che sta succedendo. Ma la classe dirigenziale, le società e le istituzioni fanno troppo poco per acculturare i nostri giovani, che sono i calciatori del domani. Non è ammissibile che ancora oggi si debba convivere con un fenomeno del genere».