❗️Lotito: “Tudor si credeva il padrone della Lazio! Pisolini in Senato? Chiudo gli occhi per concentrarmi” | OneFootball

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·18 October 2024

❗️Lotito: “Tudor si credeva il padrone della Lazio! Pisolini in Senato? Chiudo gli occhi per concentrarmi”

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Claudio Lotito ha rilasciato una lunga intervista esclusiva al microfono di Giorgia Rossi di DAZN, soffermandosi su numerosissime tematiche relative alla sua gestione al timone della Lazio. Ecco quanto ripreso da Lalaziosiamonoi.it:

“Io mi sveglio alle 6.00, dormo tre ore, forse tre ore e mezza. Farò 2.000 telefonate al giorno, forse anche qualcosa in più. Alle 8.30/8.45 sto in Senato fino a tarda sera, 22.45. Non ho tempo libero, quando torno a casa dopo un riposino di venti minuti in macchina mi metto a vedere tutta la posta arrivata, mi rendo conto talvolta di aver fatto le 4.00. Mia moglie ha messo la mia fotografia (ride, ndr). Fin quando regge il fisico lo faccio, perché ho l’ansia e la voglia di cambiare le cose e pretendo che la squadra abbia lo stesso atteggiamento”.


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Questo è un modo che ho per divagarmi. Gioco a scopa. L’avversario più complicato? Sono tanti, nel mondo del calcio in molti sono bravi a giocare a carte perché ci giocano molto. Inzaghi? Giocava bene, ma era molto fortunato. Lui è una persona che ha fortuna, è fatto positivo. Napoleone diceva che è meglio un soldato fortunato che uno bravo. Quindi essere fortunati è un valore aggiunto. Giocare con Bielsa? Ho provato a giocare una partita, ma mi son reso conto che il gioco che proponeva, non sportivo, era un gioco che non si attanagliava alle mie esigenze in considerazione del fatto che bisogna essere stabili. Quando uno assume una posizione, questa va tenuta”.

“Sarri? Noi avevamo un buon rapporto. Lui ha le sue idee da un punto di vista politico e comportamentale. Si era però creata tra noi un’alchimia per il rispetto della persona, basata sulla stima della stessa. Lui in un’intervista disse una frase che mi ha gratificato e sorpreso dicendo che fossi una delle persone più intelligenti che conosceva. Finita una partita abbordabile all’Olimpico (Lazio-Udinese, ndr), la squadra non era andata bene e quando ha visto la prestazione, nella sua stanza mi ha detto che la squadra non aveva più l’orgoglio di combattere. Io gli dissi che li avrei mandati in ritiro, lui accettò e venimmo in ritiro a Formello. Qualcuno si è lamentato, forse perché non avevano più un’anima, e mi accorsi che il ritiro servì solo per confessarsi tra loro e tirar fuori questa posizione di contrasto verso l’allenatore, soprattutto da parte delle persone più titolate, che mi hanno fatto capire che la persona non era più gradita, anche se non avevano il coraggio di dirlo. Sarri ha deciso di andare via sul presupposto che non era più in gradi di governare lo spogliatoio. Io gli ho riconosciuto lo stipendio fino alla fine del campionato, potevo non farlo, si era dimesso. Lo feci per un fatto di rispetto. Poi andammo su Tudor”.

TUDOR

– “Tudor ha assunto una posizione di comando come allenatore e ha portato cambiamenti sostanziali, tanto è vero che la squadra ha avuto un sussulto d’orgoglio. Poi, però, alla fine del campionato mi disse che bisognava cambiare una serie di giocatori che creavano problemi. Allora ho deciso che bisognava fare dei cambiamenti sostanziali, sradicare chi era convinto che fosse il padrone della società, che in realtà ha un padrone solo, un proprietario solo, che deve lavorare per il bene della società”.

BARONI – “Abbiamo scelto un allenatore che parla il nostro stesso linguaggio, che ha fame e che vuole dimostrare. Anche sull’allenatore tutti mi hanno attaccato. Se ho intuizioni? Il pallone per tutti, il calcio per pochi”.

PRESUNTI ‘PISOLINI’ IN SENATO E CELLULARI – “Pisolini in Senato? Il mio è un atteggiamento voluto, nel senso che chiudo gli occhi per concentrarmi. Apparentemente le persone pensano che io stia dormendo, in realtà ascolto tutto. Sono capitate trattative molto lunghe, che portavo alle 3.00 o alle 4.00 di mattina e tutti pensavano che io dormissi, poi gli raccontavano tutto quello che avevano detto (ride, ndr). Io mi concentro, allontano la tensione e chiudo gli occhi, ma ascolto. Io sono sinestetico, voi lo chiamate multi-tasking, ho la capacità di usare più sensi contemporaneamente. Io parlo con quattro telefoni insieme, adesso di fatto ne ho tre, ne ho avuti anche cinque, il quarto è opzionale, lo uso in casi rari. Io ancora vado in giro con i segnali di fumo. I miei telefoni sono analogici, io non sono tecnologico. Non ho nessun numero registrato, me li ricordo a memoria. Io sono contro i telefoni di ultima generazione. I giovani non capaci di inter-relazionarsi. Le persone non sono più in grado di capire neanche la mimica facciale, se si stanno dicendo la verità o una bugia. Sono anaffettivi”.

L’IMPORTANZA DEI TIFOSI – “Il presidente di una squadra di calcio è un crocevia tra sentimenti di persone e ha l’obbligo di preservarli e tramandarli. Ha una responsabilità diversa che non è solo il profitto, ma portare il sorriso nelle case della gente, aiutare i più svantaggiati. Io faccio volare l’aquila e ha un costo, ma io lo faccio per regalare sorrisi ai bambini, ci sono cose che vanno fatte con il cuore. Ci sono tante persone che vivono perché c’è la Lazio, poi magari soffrono da un punto di vista fisico, economico, sociale. Vedono, però, la loro squadra del cuore e mettono da parte questi problemi. Io alla squadra dico di scendere in campo per questa gente, di dare il 300%, di vincere a tutti i costi. Se lo fanno danno emozione a quelle persone che vivono per loro, loro esistono perché esistono i tifosi, altrimenti non sarebbero nessuno”.

LA STORIA DI MARIO – “Sono rimasto stupito e basito di quello che ho fatto. Ma uno come me, che apre il giornale insieme a sua moglie, e legge di una persona che si accascia a terra perché erano tre giorni che non mangiava e gli stavano staccando il gas e la luce, che tornava a casa con un figlio piccolo fingendo nei suoi confronti e che non aveva la possibilità di sfamarlo. Tutti parlano, io ho detto a mia moglie di chiamare il Messaggero, per evitare accusa di strumentalizzazione. Mia moglie ha chiamato al centralino del Messaggero, ha detto il cognome, le hanno chiesto se fosse mia moglie e ha risposto ‘purtroppo sì’, facendo una battuta. Quando abbiamo ottenuto il numero e risolto il problema del trasporto, gli abbiamo fatto un bonifico bancario perché gli staccavano luce e gas come anticipo sullo stipendio. Ci immedesimiamo nella situazione di questa gente. Se io fossi stato quella persona mi sarebbe piaciuto avere qualcuno che mi dà una mano? Noi dobbiamo far questo. Io ho preso la Lazio perché sono stato fortunato. Io posso dire nella vita di esser stato fortunato. Capace? Può darsi, però ho avuto anche fortuna. Quanta gente c’è più brava di me che non ha avuto le mie possibilità? Io voglio ridare al territorio quello che ho avuto”.

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