Calcio e Finanza
·11 November 2024
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Dalla sua introduzione, il Decreto Dignità, che vieta al mondo dello sport italiano di avere partnership commerciali con i grandi marchi di scommesse, ha creato più di un malumore ai vertici del mondo del calcio, che da anni sta provando a eliminarlo.
Come riporta l’edizione odierna del La Gazzetta dello Sport, l’ultimo tentativo è del presidente della Lazio, e senatore di Forza Italia, Claudio Lotito. Per la seconda volta, il patron biancoceleste ha presentato un emendamento che punta a modificare il Decreto Dignità, dando la possibilità alle società sportive, ma anche alla stessa lega calcio, di poter stringere accordi con le agenzie di scommesse internazionali.
Alla base della decisione c’è un’attenta analisi di dati che non può che dimostrare come la norma voluta nel 2018 dal MoVimento 5 Stelle – in particolare da Luigi Di Maio – per combattere la ludopatia abbia avuto nel lungo periodo effetti opposti.
Il Decreto Dignità, come è attualmente formulato, vieta «qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet». Negli anni, però, non sono mancati gli escamotage. Ultimo l’accordo fra Betsson Sport, sito di informazione sportiva ma riconducibile alla casa madre che si occupa di scommesse, e l’Inter. Ma gli esempi sono diversi dall’introduzione del decreto nel 2018.
L’effetto di questo stop alla pubblicità delle agenzie autorizzate di scommesse è stato creare nell’utente maggiore confusione su quali siano i siti legali e quali quelli illegali. Di conseguenza si è assistito negli ultimi anni a un costante aumento del mercato nero delle scommesse. Secondo il rapporto Ipsos Luiss del 2023 oggi abbiamo 4,4 milioni di giocatori in canali illegali, ovvero il 17% su 21 milioni di scommettitori. Il fatturato del settore non autorizzato frutta 1,9 miliardi, giocate che se fossero state fatte in ambito legale avrebbero fruttato circa un miliardo allo Stato.
L’emendamento presentato da Lotito vuole intervenire su un punto preciso del Decreto Dignità: chiede infatti di togliere dal testo le parole «anche indiretta» riferito appunto alla sponsorizzazione del betting. Questo permetterebbe di riportare sulle maglie delle squadre di calcio le agenzie di scommesse, un affare che ad esempio frutta alla Premier League circa 84 milioni di euro.
«La cosa assurda è che per demagogia il governo precedente ha tolto la sponsorizzazione indiretta sulle scommesse – ha commentato Lotito durante le audizioni in Commissioni Cultura al Senato –, poi accendiamo la tv e in tutti i campionati internazionali questo non succede. In Italia non si può mettere neanche un marchio, perché induce alla ludopatia. Cose strumentali, che non hanno senso».
Paradosso sottolineato anche dal presidente della FIGC, Gabriele Gravina, alla stessa Commissione, sottolineando in particolare modo «l’impatto negativo sul calcio». Si stima, infatti, che il Decreto Dignità nella sua interezza sia costato al calcio professionistico circa 100 milioni di euro a stagione. E va considerato che il volume di scommesse sul pallone è enorme e in costante aumento: nel 2022 in Italia sono state fatte puntate sul pallone per 13,2 miliardi di euro. Nel 2006 erano appena 2,1.
La questione sta da tempo a cuore anche al ministro per lo Sport Andrea Abodi, che recentemente durante un question time in Parlamento ha detto: «Credo che il Decreto Dignità che vieta tout court la comunicazione diretta delle scommesse abbia bisogno di approfondimento e di una rivisitazione perché possa concorrere al contrasto ai fenomeni ludopatici oltre che all’affermazione delle tutele nei confronti del gioco legale. La ludopatia si combatte attraverso un gioco regolamentato, tracciato e che prevede anche un contingentamento delle risorse che ogni singola persona può spendere. Continuerò a lavorare perché ci sia anche un ulteriore discrimine tra scommesse sportive e giochi d’azzardo che meritano di essere affrontati diversamente, come succede in altri Paesi in Europa».
Rimane sul tavolo, infine, anche la possibilità che il mondo del calcio ottenga una percentuale delle scommesse sportive che derivano dagli eventi sportivi organizzati dalla FIGC, così da creare un altra fonte di ricavi per le società.