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·24 November 2024
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Una vittoria pesante quella della Lazio, che resta al passo del gruppo delle seconde composto da Atalanta, Inter e Fiorentina alle spalle del Napoli capolista. Ecco tre particolari non tra i più evidenti della gara con il Bologna, ma che rappresentano indizi utili per decodificare la partita.
1) L’asse di sinistra. Generalmente la Lazio è devastante su quella fascia grazie all’apporto di Nuno Tavares, miglior assist-man del campionato. In sua assenza Pellegrini e Zaccagni hanno funzionato molto bene, come si è visto nel secondo gol con accelerazione del primo combinata con il secondo che è arrivato in area e ha messo la sfera sul secondo palo. Che i due avessero voglia lo si è visto da subito, tanto che l’ala è arrivata sul fondo servita dal compagno ed è stata costretta a tornare indietro avendo visto che l’area non era stata ancora occupata da nessuno. Nella ripresa hanno pensato di fare in proprio e la scelta ha portato benefici.
2) Castro, l’uno o l’altro. Rimasto praticamente isolato a battagliare col Bologna in 10, Castro si è dannato l’anima per cercare di far salire la squadra, guadagnare palloni sporchi, provare a ostacolare l’inizio della manovra avversaria. La sensazione offerta è che con lui o si faccia fallo o lo si subisca, non molla nulla, assolutamente nulla. Quando a 10 minuti dal termine si è accasciato per crampi è sembrato assolutamente doveroso che si andasse a riposare in panchina, ha dato veramente tutto e di più.
3) Mai fermarsi. Non ha cambiato il senso della serata, se non avere reso più amara la sconfitta il 3-0 dell’ultimo minuto. Nel quale c’è un particolare non trascurabile e forse decisivo sul gol di Dele-Bashiru: Urbanski ha una leggera incertezza sulla caduta di Isaksen che prova a scartare Ravaglia, sembra rallentare il passo pensando che Rapuano accorderà il rigore. Idea che non ha il laziale che arriva di gran carriera, vede la porta e continua a correre felice perché il gol è assolutamente regolare.