DirettaCalcioMercato
·27 December 2024
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Marcus Thuram ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta dello Sport toccando diversi temi, soprattutto quello legato alla clausola rescissoria.
Lei ha una clausola da 85 milioni, potrebbe decidere di andar via senza passare dall’Inter…
“Ma la cifra è alta…”.
Se continua così, qualcuno che la paga si trova.
“Lo dico chiaro: non accadrà mai che io lasci l’Inter sfruttando la clausola, per il rapporto che qui ho con tutti. Quella cifra è messa lì, ma non sarò mai io da solo a scegliere. E se qualcosa arriverà, ci sarà sempre una discussione con la società“.
È vero che la Champions è la vostra idea fissa di questa stagione?
“Io non riesco a scegliere, ho l’obiettivo di vincere tutti e 5 i trofei. Se punto tutto sulla Champions e poi non la vinco, cosa succede?”.
Per quanti di questi 5 metterebbe la firma?
“Me ne basterebbe uno. Ma non dico quale, chissà, forse è la Coppa Italia (e ride, ndr)”.
Ma l’Inter è nell’élite d’Europa?
“Sì. Io considero l’Inter una delle super grandi d’Europa. Io sento che siamo una squadra che fa paura. Non vedo neppure un club superiore a noi, neppure uno. Ce ne sono 5-6 in Champions più forti degli altri. E noi siamo tra questi”.
È il momento più alto della sua carriera?
“Sì. All’Inter sono in fiducia totale. Ed è grazie a chi mi sta intorno: compagni, mister, società”.
Dove vuole e può arrivare?
“Non lo so. E non ci penso, quasi mi dà fastidio. Conta amare, non mettersi limiti. Perché dire “faccio questo o quel numero di gol”? Ho tanto da migliorare ancora”.
In cosa? Faccia un esempio.
“Nel colpo di testa, per dire. E nel provare ad andare più veloce di come riesco. Sento già di essere più forte di inizio stagione. E a gennaio sarò ancora meglio. Oggi, ad esempio, vado in anticipo su una palla di Dimarco perché so già quello che lui farà. Lo stesso con Micki. È conoscenza, esperienza”.
Cosa ha provato durante il malore di Bove?
“Ero paralizzato, sangue ghiacciato, non sapevo cosa fare. Ma è come una sveglia sulla vita. Dopo la partita ho chiamato tutte le persone a cui voglio bene, una ad una, per dire loro quanto le amo”.
Ha la sensazione che il carrozzone sia costretto sempre ad andare avanti?
“Il calcio è un business, ci sono di mezzo i soldi della gente, c’è chi vuole e deve guadagnare. Ma noi calciatori a Firenze ci siamo fermati. Siamo essere umani: queste cose possono accadere a tutti. E dunque bene è stato bloccare la partita”.
Si fa abbastanza sulla salute? Anche dal punto di vista mentale?
“Non è facile per noi gestire la pressione. Ma dipende sempre dal tipo di approccio. Vede, io amo veramente il calcio, è la mia vita. Ha ragione Davide (Frattesi, ndr), ho sentito il suo consiglio ai più giovani, “non prendete mai tutto al 100%”. Ecco: se si perde la componente del gioco, siamo finiti. Mentalmente è importante riuscire a staccare. Ad esempio dai social: sono nocivi per i calciatori. Quando sbagliamo una partita, non abbiamo ucciso nessuno eh! Può capitare, ci sarà sempre la sfida successiva per riscattarsi”.
Pochi giorni fa giocava a basket con la maglia di Kean. Ha ascoltato il suo disco?
“Sì, gli ho mandato un messaggio per dirgli che è stato bravo. Da tempo aveva delle canzoni pronte, finalmente le ha fatte uscire: le passioni vanno sempre seguite”.