Calcio e Finanza
·2 August 2025
Il mercato a due velocità: le big spendono e all’Italia (Napoli a parte) non restano che i saldi

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·2 August 2025
Nessuno meglio di Giorgio Chiellini ha saputo sintetizzare l’attuale momento del calciomercato in Italia. In un’intervista a Tuttosport, l’ex capitano della Nazionale e della Juventus nonché attuale Director of Football Strategy del club torinese ha spiegato: «Poi girano pochi soldi, a tutti i livelli, A, B e C, ci sono problemi a vendere, perché nessuno può spendere. I problemi li ha la Juve come qualsiasi altro club, così alla fine si fa tutto gli ultimi 15 giorni di agosto. Chi ha i soldi compra in anticipo, gli altri all’ultimo giro, quello dei saldi».
In poche parole il dirigente bianconero ha dato un quadro quanto mai veritiero del mercato della Serie A che giunto ormai al giro di boa (è iniziato al primo luglio e terminerà il primo settembre) sarebbe praticamente al palo, se non fosse per il Napoli di Aurelio De Laurentiis. Analizzando le prime 10 operazioni in entrata effettuate da società italiane, considerando anche la finestra speciale di giugno per il Mondiale per Club, i numeri infatti sono quantomai chiari:
Nello specifico l’esborso complessivo di queste dieci operazioni è stato di 259,9 milioni di euro e di questa cifra il 35% è stato speso dal Napoli che tra Beukema, Lang e Lucca ha messo sul tavolo 91 milioni e può vantare tre delle quattro acquisizioni più care. E la leadership del club di De Laurentiis sarebbe stata ancora più evidente se Dan Ndoye avesse deciso di accettare la corte del club italiano (arrivato a offrire sino a 40 milioni) e non quella del Nottingham Forest che ha acquistato lo svizzero per 42 milioni più bonus.
L’unico inserimento in questo dominio partenopeo è quello del rinnovo di Conceição da parte della Juventus, che si è trovata a trattare con il Porto partendo di fatto dalla clausola da 30 milioni stipulata lo scorso anno e che quindi, una volta che il club ha deciso di tenere il portoghese a Torino, ha imposto al Direttore generale bianconero Damien Comolli scarsi margini di manovra nella trattativa.
In questo quadro è palese che il dominio napoletano di questo inizio di mercato (nel cui computo non va certo scordato il colpo a zero Kevin De Bruyne e quello Vanjia Milinkovic–Savic per 21,5 milioni) scaturisce da una stabilità economica e patrimoniale che De Laurentiis ha saputo costruire a Napoli negli ultimi 20 anni e per tutti i dettagli si veda il video “20 anni di bilanci da record: il Napoli di De Laurentiis” sul canale Youtube di Calcio e Finanza.
Nello stesso modo però non si può non notare che è anche il risultato non solo di idee chiare da un punto di vista tecnico (Conte in questo non è secondo a nessuno) per una stagione che quest’anno vedrà gli azzurri impegnati anche nelle coppe e quindi con la necessità di allargare il parco calciatori, ma anche della volontà del club di consolidare un vantaggio sulle altre big della Serie A che in questo momento, per un motivo o per l’altro, inizieranno la stagione con delle incognite:
In nuce, e lo si sottolinea sin da subito, in condizioni totalmente diverse e assolutamente in misura meno eclatante da quello di allora, è un quadro che mutatis mutandis può ricordare quello dell’estate 2012 in casa Juventus quando il club bianconero, dopo il primo scudetto targato Antonio Conte (che giunse un po’ inaspettato e in un’annata senza Europa come quella del Napoli della scorsa stagione), pose le basi per un dominio durato per quasi un decennio sfruttando anche le difficoltà economiche dei due club milanesi che stavano iniziando il passaggio doloroso dalle gestioni tradizionali di Berlusconi e Moratti ai modelli legati alla finanza delle varie proprietà straniere che si sono avvicendate con alterne fortune sulle due sponde del Naviglio. In quella estate per esempio il Milan lasciò partire Zlatan Ibrahimovic e Thago Silva in direzione Parigi.
Attenzione: non si sta dicendo che il quadro è identico e che il Napoli dominerà questo campionato e gli altri a venire. Anche perché questa sessione di mercato deve ancora entrare nel vivo e le grandi tradizionali stanno pianificando i colpi di fine estate. E soprattutto perché la concorrenza, nella fattispecie Inter, Milan e Juventus, non hanno quelle difficoltà che erano invece dei due club milanesi dieci anni orsono.
L’Inter per esempio è reduce da una stagione strepitosa dal punto di vista del bilancio tanto che, notizia anticipata da Calcio e Finanza, vedrà nell’esercizio terminato al 30 giugno 2025 il primo utile della storia recente. E questo le ha permesso non solo di rifinanziare il bond in essere allungando la scadenza al 2030 a un tasso di interesse molto inferiore (dal 6,75% al 4,52%) ma nel mercato di quest’anno ha anche già investito 66 milioni tra Luiz Henrique, Sucic, Bonny e Zalewski e soprattutto per la prima volta da anni sembra avere la volontà di muovere svariati milioni per l’acquisizione di Lookman e poi eventualmente di Leoni.
Il Milan ha sempre alle viste l’operazione Vlahovic e un tridente avanzato composto dal serbo, Leao e Pulisic avrebbe pochi rivali in Serie A, soprattutto se il talento sopraffino di Luka Modric dimostrerà di avere una condizione accettabile nell’intera stagione.
La Juventus infine, che non va scordato ha già piazzato il colpo Jonathan David, ha comunque sempre dietro di sé la forza finanziaria di Exor e questo è un elemento capace di cambiare gli equilibri in qualsiasi momento, soprattutto nel contesto italiano.
Quello invece che si vuole dire è che il Napoli si sta comportando da grande società: stando molto bene di salute in termini patrimoniali e osservando il momento delle avversarie che è di impasse per svariati motivi, sta tentando di allargare il solco con quelli che le sono giunti dietro nel campionato. Una pratica usata in tutti comparti industriali quando le rivali più pericolose per un motivo o per un altro hanno quantomeno la necessità di schiarirsi le idee. O, altrimenti, per usare una metafora ciclistica è come se il leader di una grande corsa a tappe fosse in un grande momento di salute in una tappa importante di montagna e vedendo affaticamento negli occhi dei principali avversari cercasse di piazzare l’allungo decisivo o importante quantomeno.
Allargando gli orizzonti oltre le Alpi, invece, è impossibile non notare come la più costosa operazione chiusa sinora in Italia (Lucca al Napoli per 35 milioni) valga poco più della metà della decima in graduatoria della Top 10 estera, il passaggio di Jamie Gittens dal Borussia Dortmund al Chelsea per 64 milioni. Non solo, ma non si può nemmeno nascondere che l’ammontare complessivo delle dieci maggiori operazioni ufficiali è di 779 milioni, ovvero circa tre volte in più di quanto speso dai club di Serie A.
Nello specifico, analizzando la tabella non sorprende, viste le enormi entrate da diritti televisivi, che a spingere il mercato sono i club inglesi i quali hanno messo a segno sette delle dieci operazioni più costose di quest’anno. Le tre eccezioni sono l’acquisto di Osimhen dal Galtasaray, dell’atalantino Retegui da parte dei sauditi dell’Al-Qadsiah e quello di Luis Diaz, passato dal Liverpool al Bayern con i bavaresi che hanno investito sul colombiano i soldi rimasti nelle casse dopo essere stati sconfitti proprio dai Reds nella corsa a Florian Wirtz. E anche questo un altro segno della supremazia inglese.
Per altro i colpi in Premier sono destinati a non finire dato che per esempio lo stesso Liverpool sta puntando lo svedese del Newcastle Alexander Isak per puntellare la fase avanzata. E l’operazione potrebbe avvenire sulla base di oltre 150 milioni di euro.
Queste però senza scordare che il Bayern poi il colpo l’ha messo a segno (Diaz appunto), il Real Madrid nel mercato di giugno aveva acquistato Dean Huijsen per circa 60 milioni oltre che il talento argentino Franco Mastantuono e Alexander Arnold dal Liverpool. E il Barcellona, pur con i suoi problemi economici, ha messo le mani su Marcus Rushford, ex stella del Manchester United
È evidente, per tornare alle parole di Chiellini («Chi ha i soldi compra in anticipo gli altri all’ultimo giro, quello dei saldi»), che si tratta quasi di una questione di catena alimentare. Idealmente infatti non esiste allenatore che non prediliga avere l’intera rosa a disposizione già nel giorno del raduno per pianificare al meglio la stagione. E quindi chi ha soldi in portafoglio si muove immediatamente per consegnare al proprio mister il maggior numero di giocatori possibili da subito.
Questo è il caso delle squadre inglesi che non solo hanno mezzi economici ma sanno inoltre che la Premier League è molto competitiva e una partenza sbagliata (causata magari dal non avere consegnato per tempo i giocatori allo staff tecnico) potrebbe pregiudicare alla fine dell’annata l’ottenimento dell’obiettivo stagionale. Obiettivo che spesse volte è molto premiante anche in termini di denaro. Però, su scala meno grande e con cifre meno eclatanti, è anche il caso del Napoli in campo nazionale.
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