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·21 November 2024

Giannini: “Quando mi fischiavano ne ero orgoglioso: significava che potevo e dovevo dare di più”

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Giuseppe Giannini ha rilasciato un’intervista alla Gazzetta Regionale dove è tornato sulla Roma e della sua storia in giallorosso. Uno stralcio delle sue dichiarazioni:

Il tuo rapporto col tifo della Roma? “Ricordo che, quando sono salito in Prima Squadra, spesso Pruzzo e Bruno Conti venivano fischiati. Mi è rimasto impresso, quando è successo a me ne ero orgoglioso: significava che potevo e dovevo dare di più. Gli elogi, invece, li ho sempre vissuti con grande freddezza anche se facevano piacere”.

Sei stato l’idolo di Totti.  “Così pare che Totti è diventato Totti grazie a me e non è così. Lui è stato fortunato ad aver trovato me appena salito dalla Primavera che lo tutelavo in determinati momenti”.


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I personaggi carismatici incontrati nel calcio? “Nella Roma, mi ricordo De Rossi che già dalla Primavera si capiva che una volta diventato grande avrebbe rappresentato il nome della Roma. Stessa cosa, Bove: diventerà secondo me una persona importante all’interno di un gruppo, è intelligente e serio, interviene in modo positivo e costruttivo, quello è il leader”.

A proposito di De Rossi e Bove, che ne pensi dei romanisti fuori dalla Roma? “Una dinamica che si ripete e non solo con me, quando hai una proprietà straniera lo devi mettere in conto, guarda anche il Milan con Maldini. Poi però le stesse proprietà, quando hanno bisogno di salvare la situazione, ricorrono a persone che possono in quel momento aiutarli nel calmare la piazza”.

Un pensiero su Lorenzo Pellegrini? “Non mi dà l’impressione di essere un ragazzo che ha bisogno di consigli. Non lo conosco, ma a guardarlo da fuori mi sembra un ragazzo quadrato, serio, che sa di essere un punto di riferimento per la società, per la squadra, per i compagni e per i tifosi. Non può essere messo in discussione anche perché è un Nazionale, vuol dire che è uno dei 30 giocatori più forti che abbiamo in Italia altrimenti non lo avrebbero chiamato”.

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