Calcionews24
·7 July 2025
Funerali Diogo Jota, svelato il motivo dell’assenza di Cristiano Ronaldo: un trauma legato alla morte del padre nel 2005

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L’assenza di Cristiano Ronaldo al funerale dell’amico e compagno di nazionale Diogo Jota ha scatenato un’ondata di polemiche e perplessità. Mentre il mondo del calcio si riuniva a Gondomar per l’ultimo, commosso saluto, la domanda che rimbalzava sui social e sui media era una sola: perché il capitano del Portogallo non era lì? Le foto che lo ritraevano in vacanza a Maiorca poche ore prima della cerimonia hanno alimentato le critiche, dipingendo l’immagine di un campione apparentemente distante da un dramma che ha scosso il suo paese e il suo spogliatoio. Inizialmente, si è tentato di giustificare la sua scelta con la volontà di non oscurare il ricordo di Jota con la sua ingombrante presenza mediatica. Ma la verità, come svelato dal vicedirettore del quotidiano portoghese Record, Vitor Pinto, è molto più profonda, dolorosa e affonda le radici in un trauma che ha segnato per sempre la vita e il modo di affrontare il lutto di Cristiano Ronaldo.
Per capire la sua assenza, bisogna tornare indietro di vent’anni, al 7 settembre 2005. Un Ronaldo appena ventenne, all’inizio della sua carriera al Manchester United, si trovava a Mosca con la nazionale portoghese per una partita di qualificazione ai Mondiali. Fu lì, a migliaia di chilometri di distanza, che ricevette la notizia della morte di suo padre, José Dinis Aveiro, sconfitto da problemi legati all’alcolismo. Come ha raccontato Pinto, fu l’allora CT Scolari a comunicargli la tragica notizia. Quel momento, vissuto in solitudine e lontano dalla famiglia, ha creato una ferita mai del tutto rimarginata, un trauma emotivo così forte da indurlo, da allora, a una scelta drastica e personale.
«Da allora, Cristiano Ronaldo, in situazioni di persone a lui care, di perdite che gli causano un particolare turbamento emotivo, si è rifugiato in questa forma di manifestare affetto, supporto e cordoglio, ma senza partecipare ai funerali». È questa la rivelazione chiave. La sua assenza non è un atto di indifferenza, ma un meccanismo di protezione per non rivivere un dolore mai superato. Un modo intimo e privato di gestire il lutto, che si contrappone alla sua immagine pubblica.
Contrariamente a quanto riportato da certa stampa internazionale, la sua preoccupazione non era quella di “offuscare” la cerimonia. Pinto, infatti, chiarisce che Ronaldo, tramite l’agente Jorge Mendes, si è messo immediatamente in contatto con la famiglia di Diogo Jota. Ha offerto aiuto, supporto economico e, soprattutto, ha dato la sua parola. La sua solenne promessa, come confermato da fonti vicine alla famiglia, è stata quella di garantire che alla vedova Rute e ai tre figli piccoli di Jota non mancherà mai nulla, né ora né in futuro, quando i riflettori su questa tragedia si saranno spenti.
Ecco, dunque, il vero volto del cordoglio di Cristiano Ronaldo. Non una presenza fisica tra le lacrime e le telecamere, ma un impegno silenzioso, concreto e duraturo. Un modo per onorare la memoria dell’amico non con un gesto pubblico, ma prendendosi cura del suo lascito più prezioso: la sua famiglia.