Calcionews24
·13 May 2025
Ettore Messina: «Milan, voglio la Coppa Italia, ma Bologna mi rimarrà sempre nel cuore, e il loro modello…»

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·13 May 2025
Ettore Messina, coach dell’Olimpia Milano ma per anni alla Virtus Bologna, ha parlato della prossima finale di Coppa Italia Milan Bologna. Di seguito le sue parole a La Repubblica.
LA NASCITA DEL TIFO – «Nel 1966, a Natale, mia nonna mi regala una maglia rossonera: sopra ci mette lei il numero dieci, perché sapeva di Rivera. Mi sono appassionato così e da allora ho cominciato a tifare e seguire».
PASSIONE DAL VIVO – «Andavo allo stadio e anche in trasferta, sono stato a Vienna per una finale di Coppa Campioni».
LA PARTITA PIÙ BELLA – «Finale di Atene con Capello in panchina: il 4-0 al Barcellona, una gara clamorosa».
BOLOGNA NEL CUORE – «A Bologna non abito più, ma ci stanno la mia mamma e la famiglia di mia moglie. Insomma una parte importante, oltre al tempo che ci ho vissuto. Credo che il Bologna sia un esempio virtuoso».
IL MODELLO BOLOGNA – «In queste stagioni ha fatto delle scelte sui giocatori e sugli allenatori molto precise, ha costruito, investito, sofferto, purtroppo anche per una tragedia come quella di Sinisa. C’è una storia importante in questa società e c’è in questa squadra, una storia che si è intrecciata alla città, nell’affetto e nella simpatia».
RICORDI VIRTUS – «Alla Virtus Tennis incontravo Pascutti e Bulgarelli, gente speciale, di classe. Che ha lasciato il segno».
FINALE CON IL BOLOGNA – «Da tifoso voglio vincere, ma perdere una finale col Bologna è meno brutto».
LA VITTORIA NEL VENERDÌ – «Da allenatore te lo chiedi sempre: era meglio avere più difficoltà o mettere un dubbio, un tarlo agli avversari battendoli? La risposta è che non lo sai. Mai. E quindi non conta niente quello che è successo».
PAROLE DA DIRE ALLA SQUADRA – «Le ultime parole pesano di più se a dirle sono i leader della squadra, un allenatore il lavoro l’ha fatto prima. Io ho sempre cercato di non far perdere energie nervose ai giocatori nell’immaginarsi il dopo».
LA PRESSIONE VERA – «Un mio ex giocatore parlando della finale di Eurolega vinta con Mosca ha detto: la pressione che sentivamo era quella di giocare la nostra miglior partita. Questo conta: giocare al meglio delle tue possibilità. Che non sempre però significa vincere».
IL MILAN DI QUEST’ANNO – «Questa è stata una stagione difficile, ma essere riusciti a ricompattare tutto, vincere un trofeo e giocarsene un altro non è un numero da poco. Conceicao ha saputo far reagire la squadra, le tante rimonte lo dimostrano».
IL BOLOGNA ATTUALE – «L’anno scorso sembrava irripetibile, invece ha mostrato una crescita costante. Mi ha impressionato».
LA MAGLIA ROSSONERA – «No, ma ne ho un’altra. L’ho indossata dopo lo scudetto di Pioli per allenare in palestra. E scherzare con i miei giocatori interisti, tipo Melli che aveva convinto gli americani a tifare con lui».
KOBE E IL TIFO – «Era ecumenico. Aveva una simpatia rossonera, ma in Spagna l’ho visto con la maglia del Barcellona…».
NIENTE FINALE OLIMPIA-VIRTUS – «Non mi fa effetto perché non riesco ad andare oltre Trento».
PARTITA PER PARTITA – «In una serie per forza, non oltre la prossima gara. Magari in una competizione pensi alla strada della tua squadra, ma qui se non vinci non c’è un dopo».
SCUDETTO O FRIENDS – «Ma perché devo scegliere?».
DOVE VEDRÀ LA FINALE – «A casa con mio figlio, molto milanista».
UN GIOCATORE PER SQUADRA – «Maignan, perché c’è sempre. Orsolini, perché è in un momento d’oro e qui si vive di momenti».