Diario dagli States, giorno 13 | Geografia nerazzurra | OneFootball

Seattle è tante città in una. Ha la natura maestosa che l’abbraccia da ogni lato, ma anche i grattacieli che si stagliano verso il cielo. Ha quartieri pieni di street art e voci diverse, e un molo che accompagna, lento, l’incedere dei giorni.

In questo scenario la squadra lavora. Corre, suda, si prepara. Il cielo finalmente si apre, il sole splende pieno e caldo. Il campo è il centro di tutto: si lavora con intensità, lo sguardo fisso sulla prossima sfida.

La città si riempie di maglie diverse, di accenti lontani. Perché questo Mondiale è di tutti. È un intreccio di storie e bandiere, di passioni che si incrociano. E nel cuore di tutto questo, l’Inter c’è — e si vede.

Sotto l’hotel, ogni giorno, c’è chi aspetta. I colori nerazzurri non mancano mai: foto, autografi, sorrisi e dediche. L’Inter Club è, come sempre, il motore dell’interismo nel mondo. È il punto di partenza e d’incontro, la casa lontano da casa.

Le storie che raccogliamo raccontano una geografia nerazzurra: c’è chi arriva dall’Ohio, dal Canada, da Houston. C’è chi parte dall’Italia, chi vola dal Venezuela, chi arriva dalla Cina.

E tra la folla, spuntano maglie d’epoca, fotografie consumate dal tempo, cimeli conservati con cura. Sono frammenti di memoria, simboli di una passione che attraversa continenti e generazioni.

È anche questo, l’Inter. Un legame che non conosce distanza.