Inter News 24
·28 July 2025
Conferenza stampa Chivu, la presentazione della stagione 25-26: «3-4-2-1? Sono solo numeri, vi racconto i principi della mia Inter. Non abbiamo bisogno di fare slogan, gli obiettivi sono…»

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·28 July 2025
La conferenza stampa di Cristian Chivu per presentare la prossima stagione 2025-26 della Serie A per i nerazzurri. Il tecnico del club meneghino interverrà in conferenza in compagnia del presidente Beppe Marotta. La conferenza avrà inizio alle ore 14, noi di InterNews24 la seguiremo live.
CON CHE SPIRITO SI RIPARTE? – «Con lo spirito giusto per rimanere una squadra competitiva, che è il nostro obiettivo. Le aspettative sono come sempre da quando questa squadra è nata, sempre di essere competitivi, di dare l’identità e di mantenere la lealtà e la passione per poi arrivare al raggiungimento degli obiettivi».
L’IMPORTANZA DI UN GRUPPO UNITO E AFFAMATO – «Credo che la testimonianza di quello che ha fatto questo gruppo negli ultimi anni è proprio il risultato che si è ottenuto nell’ultimo periodo. Una squadra che vince titoli o lotta per farlo, che arriva a fare 2 finali di Champions, è la testimonianza di un gruppo forte e consapevole di quello che può dare».
I PRINCIPI TATTICI DEL MIO SCHEMA DI GIOCO? 3-4-2-1? – «Questi sono solo numeri, e rimangono tali. Sono i principi quelli che contano. La nostra intenzione è di essere aggressivi, verticali, di mantenere anche un certo equilibrio e di ottenere risultati attraverso quelli che sono i momenti di una partita e di una stagione».
VOGLIA DI PUNTARE SULLO SCUDETTO COME 2 ANNI FA? – «Noi non guardiamo mai al passato e non vogliamo prenderci nessuna rivincita, in nessun modo. Dobbiamo guardare al presente e a quello che vogliamo costruire per il futuro. Abbiamo ereditato una situazione costruita dove questa società è rimasta ai vertici, e abbiamo l’obbligo di mantenerla ai vertici al di là di quello che si riesce a vincere come titoli. Noi faremo del nostro meglio e daremo il massimo per raggiungere gli obiettivi, poi è ovvio che a parole è tutto semplice, a fatti più difficile. Questa squadra ha dimostrato che è unita e che ha voglia di rimanere ai vertici del calcio italiano ma anche europeo e mondiale».
COSA PRETENDERO’ DAI MIEI GIOCATORI? – «Io pretendo e chiedo rispetto, per il compagno e per sé stessi, per la società in cui si gioca. Parte tutto da lì, dall’integrità e dalla voglia di superare tutto. Di affrontare i momenti di fatica e non semplici da gestire. Bisogna superare anche le atrocità perché solo così si può andare avanti e a lottare per qualcosa di importante. Lo stesso che è accaduto anche a noi all’epoca del Triplete, una stagione piena di alti e bassi. Bisogna saper reagire nei momenti di difficoltà».
LO SLOGAN DELLA MIA INTER? – «Noi non vogliamo copiare nessuno, non abbiamo l’obbligo di lanciare alcuno slogan. Vogliamo lavorare e tornare ad essere competitivi come lo siamo stati negli ultimi anni».
TRA I PRINCIPI C’E’ ANCHE LA DUTTILITA’ TATTICA? – «E’ un’Inter che vuole essere un po’ più ibrida e imprevedibile. C’è tanto lavoro da fare ma le basi ci sono, questa squadra sa fare determinate cose, ha giocatori in grado di capire i momenti e adattarsi alla partita».
SULLO SFOGO DI LAUTARO POST MONDIALE PER CLUB, COME HO GESTITO IL MOMENTO CON LA SQUADRA? – «E’ stata una discussione per quanto riguarda cose successe e cose non dette. Sono cose che fanno parte dello spogliatoio, di un gruppo maturo che ha tanta voglia di vincere. Un gruppo vincente che ha bisogno ogni tanto di qualche chiarezza».
QUANTO TEMPO IMPEGA UN GIOCATORE AD ELIMINARE LE SCORIE DELLA FINALE DI CHAMPIONS? – «Siamo un gruppo maturo, che ha una certa esperienza e personalità. Un gruppo che sa gestire i momenti e accettare le critiche, le situazioni non comode a livello mentale. Le aspettative per questa squadra erano altissime a maggio, purtroppo le cose non sono andate come tutti si aspettavano ed è ovvio che a livello mentale qualcosa subisci. C’è stata tanta voglia di ottenere qualcosa di importante. Il bello del calcio è che arriva la partita successiva, la stagione successiva, che si riparte sempre da 0 anche se bisogna accettare a volte quello che si dice in giro. Ma bisogna che ciò sia fonte di motivazione che ti fa poi lavorare di più e avere più ambizione».
COSA MI E’ PARTICOLARMENTE PIACIUTO DELLA SQUADRA AL MONDIALE E COSA NO? – «Mi è piaciuto il fatto che con poche energie, tanta amarezza, ho visto una squadra che ha cercato di fare il massimo per ottenere dei risultati importanti. Anche perché avevamo capito subito che le aspettative sono sempre alte in questa società e bisogna sempre cercare di fare del nostro meglio. Nonostante le 3 settimane chiusi in albergo, ho visto sempre un gruppo desideroso e voglioso di far bene e di dare il massimo».
QUESTO E’ UN GRUPPO COMPLETO O SERVE ANCORA QUALCOSA? – «Siamo sempre in contatto con la società per stabilire le strategie del mercato, di quello che vorremmo ci fosse in questa squadra. Siamo a stretto contatto, condividiamo le stesse idee. Sicuramente siamo sempre aperti a delle opportunità che possono arrivare».
CONSAPEVOLI CHE ESISTE UN PERCORSO DA FARE, CHE NON PUO’ ESSERE FATTO DI SOLI SUCCESSI? – «Questo fa parte della vita, non solo nel mondo del calcio. Nello stesso tempo siamo consapevoli di ciò che rappresenta l’Inter e delle aspettative che ci sono su di noi. Si può vincere subito come no, in entrambe le situazioni bisogna accettare che si tratta sempre di un percorso e bisogna accettare anche il fatto che questa squadra negli ultimi anni è sempre stata ai vertici del calcio italiano e non solo, bisogna accettare il fatto che abbiamo come ambizione quella di mantenere questa squadra ai vertici».
UMANAMENTE CHE RAGAZZI SONO PIO ESPOSITO E LEONI? – «A livello umano sono tanta roba entrambi. Secondo me saranno il futuro del calcio italiano e credo che voi come giornalisti ve li godrete a lungo per la Nazionale italiana, perché per molti anni la rappresenteranno».
COSA MI STA PIACENDO DI PIU’ DI QUESTO RUOLO? – «Mi piace la responsabilità che mi è stata data. Nella mia vita le responsabilità me le sono sempre prese e le ho sempre accettate, ho cercato sempre di dare il meglio di me stesso per raggiungere i miei obiettivi personali. E’ una bella sfida, poi tornare nella società che mi ha dato tanto lo è ancora di più. Non si tratta solo di questo, ma anche di una società ai vertici del calcio mondiale. Farò del mio meglio per essere all’altezza e dare qualcosa alla società che mi ha dato molto. Sono arrivato nel 2007, siamo nel 2025… Queste sono le mie ambizioni. Siccome l’inter è e sarà sempre nel mio cuore, cercherò anch’io di dare qualcosa di importante a questa società».
QUANTO CI VORRA’ PER RENDERLA L’INTER DI CHIVU? – «Da allenatore e da ex giocatore penso che la differenza la fanno i giocatori. L’allenatore trasmette delle idee e dà un’identità ma la cosa più importante è quello che il giocatore riesce a dare in campo. Non ho mai visto un bravo allenatore senza giocatori forti».
QUALCHE INDICAZIONE SUL CENTROCAMPO DELLA MIA INTER? CALHANOGLU PUO’ RICOPRIRE UNA POSIZIONE DIVERSA RISPETTO A QUELLA DI VERTICE BASSO? – «E’ un centrocampo numeroso. Abbiamo tanti giocatori, abbiamo anche dei giocatori molto bravi e molto forti. Se giocheranno in 2, in 3 o a 4 bisognerà vederlo strada facendo. La mia idea è che in alcune partite saranno in 3, in altre in 2. I nomi li sceglieremo in base alle loro prestazioni durante le settimane, li sceglieremo in base all’avversario. Calhanoglu sono contento che sia tornato sano, che ha lavorato molto questa estate ed è a disposizione. Ha tanta voglia di rifarsi. In America era molto amareggiato e deluso per non poter dare una mano alla squadra. Ci ha provato, era rientrato in un allenamento e si era fatto nuovamente male. Ha lavorato sodo e tanto in queste 3 settimane di vacanze e oggi l’ho visto molto bene».
PENSO CHE ATTUALMENTE IN QUESTA ROSA I CENTROCAMPISTI CHE HO A DISPOSIZIONE POSSONO REGGERE L’IDEA DI GIOCARE CON 3 PUNTE? – «Io non ho mai detto che giocherò con 3 punte. Ho parlato solo di centrocampo. Quando mi riferisco ai numeri e dico che sono solo numeri… Anche in passato la base di questa squadra è sempre stata il 3-5-2 ma in molte partite la costruzione l’ha fatta a 4. In base a come vengono a prenderti o dove vuoi andare a far male. Nel calcio di oggi l’occupazione del campo è sempre in base a quello che l’avversario ti concede. A volte il 3-5-2 può diventare 3-2-5, 4-2-4 o 4-4-2. Sono sempre cose che hanno poco a che fare con la dinamicità di una partita. Bisogna saper interpretare le cose, essere aggressivi e attaccare la linea, saltare anche l’uomo. Accettare i duelli e cercare di vincere, perché chi vince i duelli vince anche le partite. Ci prepariamo e cerchiamo di dare un’identità fin da subito per non essere impreparati quando dovremo cambiare qualcosa durante la stagione. Alleneremo più moduli in modo da poter cambiare, sia dall’inizio che a partita in corso».
IN CHE MODO POSSO INCIDERE SULLA SQUADRA? – «Io inciderò spero con buonsenso, con cattiveria. Con incazzature, con sorrisi. Essendo preparato al meglio per gli avversari. Cercherò di capirli, di parlargli, perché spesso si dimenticano cose e pretendiamo da loro cose che a volte ci si dimentica che si ha a che fare con persone e uomini che a loro volta hanno dei problemi. Bisogna che capiamo le loro problematiche e come fare per sistemarle. Io credo molto nella comunicazione e in quello che una persona può dare ad un’altra. Mi piace questo modo di lavorare e di vivere. La comunicazione è importante. Non a caso ho fatto 6 anni di settore giovanile, perché non mi sentivo pronto e non sapevo nemmeno all’inizio fare questo. Ho preferito lavorare su questo, abituarmi ad essere empatico. Ho avuto la possibilità di lavorare con ragazzi più maturi nei 3 mesi di Parma e adesso ho di nuovo a che fare con ragazzi più maturi, con alcuni di loro ho anche lavorato in passato e mi fa piacere che siano in prima squadra. Questi giocatori io li ho sempre stimati e ammirati».
SE HO RICEVUTO QUALCHE MESSAGGIO PARTICOLARE DAI MEMBRI DEL TRIPLETE? – «Questa domanda mi è stata fatta in America. E’ passato un po’ di tempo ma i messaggi sono sempre gli stessi. Adesso vado a vedere, perché è passato un mese e siccome io sono stato operato alla testa a vole mi dimentico le cose (ride, ndr). Però sì, ho ricevuto i messaggi e mi ha fatto piacere riceverli da parte dei miei ex compagni e non solo. Mi stano vicino e sono contenti per me come io lo sono per quello che anche loro stanno facendo nella vita dopo il calcio. Abbiamo un grande rapporto anche tutt’ora. Mi ha fatto piacere rivedere Maicon in America, come Pupi (Zanetti, ndr) che sta sempre vicino a noi. Come Marco (Materazzi, ndr) e come tutti quei ragazzi che questo posto meraviglioso lo conoscono abbastanza bene e sanno quello che loro hanno fatto di importante per questa società».
PARTIRE DA NON FAVORITI PUO’ ESSERE UN VANTAGGIO ANCHE PER ME? – «Io non parlo di favoriti o non favoriti, scudetti o non scudetti. Io so solo una via: lavorare e dare il massimo. Capire la cultura del lavoro, le difficoltà di una stagione. Poi raccogli quello che semini. Non è giusto parlare di favoriti. Poi ogni stagione le squadre che iniziano per vincere sono più o meno le stesse, ma quello che conta sono i fatti e per arrivare al dunque bisogna pedalare tanto».