Calcionews24
·14 June 2025
Chelsea, guida completa alla squadra: storia, giocatore chiave, giovane talento e allenatore

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·14 June 2025
Il Chelsea è inserito nel girone D del Mondiale per Club insieme a Flamengo, ES Tunis e León.
Il Chelsea Football Club è una delle squadre più iconiche di Londra, un club dalla storia singolare, segnata da una trasformazione radicale che lo ha proiettato nell’élite del calcio mondiale. La sua fondazione, nel 1905, è già un aneddoto: l’imprenditore Gus Mears acquistò lo stadio di Stamford Bridge con l’intenzione di affittarlo al vicino Fulham. Al rifiuto di questi, decise di fondare una propria squadra per giocarci. Nacque così il Chelsea. Il suo primo soprannome fu The Pensioners (I Pensionati), un riferimento ai celebri veterani del vicino Royal Hospital Chelsea, la cui immagine comparve sul primo stemma del club. Solo negli anni ’50 il soprannome più noto, The Blues, divenne quello ufficiale. Per gran parte della sua storia, il Chelsea è stato un club affascinante ma “maledetto”, capace di attrarre star e di giocare un calcio spettacolare, ma raramente vincente.
Tutto è cambiato nel 2003 con l’arrivo del magnate russo Roman Abramovich. La sua iniezione di capitali senza precedenti trasformò il Chelsea da un club di alta borghesia a una superpotenza globale, capace di acquistare i migliori giocatori del mondo e di competere alla pari con i giganti storici. Una “cosa che non puoi sapere” è che il colore blu fu adottato per rispecchiare i colori delle corse ippiche del Visconte Chelsea, l’allora presidente del club. Un aneddoto che descrive bene l’eccentricità che a volte ha circondato il club riguarda l’ex presidente Ken Bates, che negli anni ’80, per combattere il problema degli hooligans, propose seriamente di installare recinzioni elettrificate a bassa tensione intorno al campo di Stamford Bridge, un’idea che fu fortunatamente bloccata dalle autorità. Oggi, sotto la nuova proprietà americana di Todd Boehly, il club sta cercando di aprire un nuovo ciclo, continuando a investire cifre enormi sui giovani talenti.
In un’era di calciatori-mercenari e di rose costruite a suon di miliardi, Reece James è il cuore pulsante del Chelsea. È “one of our own“, uno di noi, un ragazzo cresciuto nel settore giovanile del club fin dall’età di sei anni che ha realizzato il sogno di diventare capitano della prima squadra. James è l’archetipo del terzino moderno: una forza della naturafisicamente, dotato di una velocità devastante e di una potenza quasi inarrestabile. Ma è la sua qualità tecnica a renderlo speciale. Il suo piede destro è un’arma letale, capace di sfornare cross tesi e precisi che sono un invito a nozze per gli attaccanti. È un leader nato, un giocatore che trascina i compagni con l’esempio, lottando su ogni pallone e non arrendendosi mai. La sua carriera è stata purtroppo tormentata da diversi infortuni, ma ogni volta è tornato più forte di prima, e la sua devozione alla maglia è incrollabile. Il suo legame con i tifosi è viscerale: in lui vedono l’incarnazione dello spirito del Chelsea, un mix di talento, forza e attaccamento ai colori del club.
Tra i volti nuovi che il Chelsea di Enzo Maresca presenterà al Mondiale per Club, uno dei più attesi è senza dubbio Mamadou Sarr. Appena approdato a Londra in seguito a un importante investimento che lo ha prelevato dallo Strasburgo, il difensore francese classe 2005 rappresenta l’ennesima scommessa sul talento del futuro. Un gigante di quasi due metri, Sarr non è solo un marcatore fisico, ma un centrale moderno, elegante e abile nell’impostazione, cresciuto nell’acclamata accademia del Lione.
Il suo acquisto da parte dei Blues alza notevolmente le aspettative. Il Mondiale per Club non sarà più per lui una semplice vetrina, ma un vero e proprio banco di prova per dimostrare di essere pronto per i massimi livelli. Sarà la sua prima, grande occasione per convincere Maresca e l’ambiente del Chelsea che il suo posto è a Stamford Bridge fin da subito, e non in uno dei tanti prestiti che caratterizzano la politica del club. La pressione di un cartellino da circa 20 milioni di euro si farà sentire. Le sue qualità, che lo hanno visto trionfare con la Francia Under 17, verranno messe alla prova contro attaccanti di calibro mondiale. La sua tranquillità palla al piede e la sua abilità nel gioco aereo saranno fondamentali. Per Sarr, il torneo è un’audizione: una grande prestazione potrebbe aprirgli le porte della prima squadra per la stagione successiva, mentre un’esperienza in ombra potrebbe significare un inevitabile prestito per continuare il suo percorso di crescita. Il suo futuro immediato al Chelsea passa da questo esame globale.
Enzo Maresca conquista l’Europa al suo primo anno sulla panchina del Chelsea, alzando al cielo la Conference League. Un trionfo che vale molto più del trofeo stesso: è la consacrazione del suo calcio di possesso, ispirato a Guardiola, e la prova della sua validità ai massimi livelli dopo la promozione col Leicester.
Per un Chelsea giovane e in piena ricostruzione, questa coppa rappresenta il primo, fondamentale mattone di un nuovo ciclo vincente. È un’iniezione di fiducia e mentalità per un gruppo di talento, oltre a garantire un posto nella prossima Europa League. Un successo che non è un punto d’arrivo, ma la solida base da cui ripartire. La sua filosofia di gioco l’ha espressa a Paolo Condò, citando Johan Cruijff e la sua frase sui calciatori che vanno giudicati negli 87 minuti nei quali non hanno la palla: «L’ho fatta scrivere due estati fa sui muri dello spogliatoio del Leicester, e abbiamo vinto la Championship. Naturalmente l’ho fatto anche al Chelsea, e non è andata male nemmeno quest’anno».
Il Chelsea ha vinto la Champions League due volte, ma la prima, nel 2012, rimane un’impresa leggendaria, una delle favole più incredibili nella storia del calcio. Quella squadra era data per finita. L’allenatore, André Villas-Boas, era stato esonerato e sostituito dall’inesperto vice, Roberto Di Matteo, un ex giocatore del club. La “vecchia guardia” – Drogba, Lampard, Terry, Čech – sembrava al capolinea. Eppure, contro ogni pronostico, compirono un miracolo dopo l’altro. In semifinale eliminarono il Barcellona di Guardiola, considerato la squadra più forte di tutti i tempi. La finale, a Monaco di Baviera, contro il Bayern Monaco nel loro stadio, sembrava una missione impossibile. Sotto 1-0 a due minuti dalla fine, Didier Drogba trovò un colpo di testa imperioso che portò la partita ai supplementari. Poi, ai calci di rigore, fu sempre Drogba a segnare il tiro decisivo che consegnò al Chelsea la sua prima, agognatissima Coppa dei Campioni. Fu il trionfo della resilienza, del cuore e di un gruppo di leggende che si rifiutarono di arrendersi.
Come tutte le big europee, il Chelsea parte con l’ambizione di vincere il torneo. La rosa è estremamente talentuosa, anche se molto giovane. Molto dipenderà dalla capacità di Maresca di aver dato alla squadra un’identità di gioco solida e riconoscibile. Se i giovani talenti come Enzo Fernández e Cole Palmer saranno in forma e se la difesa troverà la giusta solidità, i Blues hanno le carte in regola per arrivare fino in fondo.