Calcio e Finanza
·9 May 2025
Caso Joao Mario, ecco perché l’Inter ha vinto contro lo Sporting al TAS

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·9 May 2025
Non soltanto la grande vittoria sul Barcellona e l’accesso alla finale di Champions League. Nei giorni scorsi l’Inter ha ottenuto un altro importante successo, questa volta fuori dal campo. Il Tribunale Arbitrale dello Sport di Losanna ha rigettato il ricorso tramite il quale lo Sporting Lisbona richiedeva ai nerazzurri il pagamento di 30 milioni di euro, come risarcimento per il trasferimento del calciatore Joao Mario al Benfica.
Secondo lo Sporting Lisbona, l’Inter aveva violato una clausola contrattuale sul trasferimento del centrocampista. Clausola che era stata prevista nell’intesa tra i due club che portò il giocatore a trasferirsi a Milano nel 2016. Ma il TAS ha dato ragione alla società nerazzurro: ecco le motivazioni dietro la sentenza.
Facendo un salto indietro nel tempo, come si legge nei documenti ufficiali del TAS che Calcio e Finanza ha consultato, il rapporto tra Joao Mario e l’Inter inizia nell’estate del 2016, quando il giocatore si trasferisce in nerazzurro per 40 milioni di euro (di cui 20 milioni pagati dal club subito e altri 20 entro il luglio 2017), con un accordo per il giocatore fino al 2021 che valeva 5,095 milioni lordi (2,75 milioni netti) per la prima stagione e 5,56 milioni lordi (3 milioni netti) per le successive quattro stagioni (nel 2019 tuttavia rinnovò per un ulteriore anno, fino al 30 giugno 2022, con un ingaggio da 4,6 milioni lordi (2,5 netti). L’accordo conteneva una clausola controversa di diritto di prelazione, secondo la quale, nel caso in cui l’Inter avesse ricevuto «un’offerta scritta per il trasferimento (in prestito o a titolo definitivo) del calciatore» da un altro club affiliato alla Federcalcio in Portogallo, l’Inter era obbligata a informare per iscritto lo Sporting dell’offerta e a permettere allo Sporting di esercitare il diritto di prelazione per acquisire il calciatore.
Lo Sporting sosteneva che l’Inter avesse eluso questo diritto quando ha accettato di comune accordo la risoluzione del contratto che la legava a Joao Mario nel luglio 2021, e il calciatore si è successivamente trasferito a titolo gratuito al Benfica, un altro club calcistico professionistico affiliato alla FPF. Lo Sporting ha affermato che l’Inter abbia deliberatamente strutturato le modalità del trasferimento per evitare il pagamento di una somma di 30 milioni di euro prevista dalla clausola 2.7 dell’intesa, accusa sempre respinta dai nerazzurri.
Nel dettaglio, le clausole integrali sulle quali si era basato il ricorso dello Sporting:
Le accuse dello Sporting Lisbona all’Inter
Come detto, nel 2021, l’Inter ha risolto consensualmente il contratto con Joao Mário, che è poi stato ingaggiato a parametro zero dal Benfica, scatenando quindi la controversia con lo Sporting Lisbona. Nel dettaglio, secondo il club portoghese l’Inter avrebbe intenzionalmente eluso la clausola di prelazione strutturando il trasferimento in modo da non ricevere formalmente un’offerta scritta da Benfica.
Lo Sporting ha sostenuto che la risoluzione contrattuale fosse un espediente per evitare il pagamento della penale. In base al diritto svizzero – sempre secondo quanto avanzato dai lusitani –, l’azione in malafede può rendere la condizione “considerata avverata”, obbligando quindi l’Inter al pagamento.
Da parte sua – come emerge dalle motivazioni pubblicate dal TAS – l’Inter ha invece affermato di non avere mai ricevuto un’offerta scritta dal Benfica, e quindi la clausola 2.6 non sarebbe stata attivata. Il club nerazzurro ha sostenuto inoltre che la clausola 2.7 non fosse una penale autonoma, ma collegata alla clausola 2.6, e quindi non attivabile.
L’Inter ha inoltre definito la clausola 2.7 come immorale e nulla, in quanto limiterebbe la libertà contrattuale e di trasferimento del calciatore. Il club nerazzurro ha aggiunto che Joao Mario è stato svincolato per ragioni sportive ed economiche legittime e che il Benfica lo ha successivamente tesserato come free agent, il cosiddetto “parametro zero”.
Sulla base delle argomentazioni presentate dalle due parti, il TAS ha respinto il ricorso dello Sporting Lisbona e ha stabilito che l’Inter non fosse tenuta a pagare i 30 milioni di euro previsti dalla clausola 2.7 del contratto di trasferimento.
Secondo l’organismo, questa decisione si è basata sul fatto che la clausola 2.7 non fosse autonoma, ma strettamente connessa alla clausola 2.6, che riguarda il diritto di prelazione. La condizione per attivare il pagamento (30 milioni) si sarebbe quindi verificata solo se l’Inter avesse ricevuto un’offerta scritta da un club affiliato alla FPF (Federação Portuguesa de Futebol), cosa che non è avvenuta.
Non ci sono prove che l’Inter abbia ricevuto un’offerta scritta da parte del Benfica. Secondo il TAS, l’Inter ha risolto il contratto con Joao Mário, il quale è poi passato al Benfica da free agent, e non tramite un trasferimento “effettivo” nel senso previsto dalle clausole contrattuali.
Lo Sporting ha sostenuto che l’Inter avrebbe agito in malafede, orchestrando la risoluzione contrattuale per eludere la clausola. Tuttavia, il TAS non ha ritenuto credibile questa tesi e ha affermato che non c’è evidenza che l’Inter abbia ricevuto vantaggi o compensazioni per il trasferimento del giocatore al Benfica.
Il Panel ha qualificato inoltre la clausola 2.7 come una “penalty clause” ai sensi del diritto svizzero (art. 160 ss. SCO) e non come una condizione sospensiva soggetta alla regola della “finzione di avveramento” (art. 156 SCO). Pertanto, il principio secondo cui una condizione è considerata avverata se la parte obbligata la impedisce in malafede non si applica.
Il Panel ha riconosciuto che la clausola 2.7 è mal redatta e contiene ambiguità. Tuttavia, ha ritenuto che non vi fossero elementi sufficienti per sostenere che le parti avessero inteso legare il pagamento dei 30 milioni al semplice trasferimento del giocatore a un altro club portoghese, senza passare da un’offerta scritta.
Dai documenti ufficiali del TAS emergono anche alcuni aspetti curiosi. Il Tribunale ha svelato le chat tra il Ds dell’Inter Piero Ausilio e quello dello Sporting Hugo Viana (il dirigente diventerà formalmente il nuovo Ds del Manchester City a partire dalla prossima stagione, anche se sta già lavorando per il club inglese) che risalgono a marzo del 2021, quando il club portoghese tentò un approccio per acquistare nuovamente il calciatore.
Nel dettaglio, il 5 marzo 2021, il sig. Hugo Viana, Direttore Sportivo del settore calcistico dello Sporting, contattò il sig. Piero Ausilio, Direttore Sportivo dell’Inter, tramite WhatsApp per informarsi sul trasferimento del Giocatore allo Sporting, anche in prestito temporaneo. La risposta del sig. Ausilio durante lo scambio WhatsApp confermava che l’Inter «può accettare solo un trasferimento a titolo definitivo. L’Inter ha pagato 45 milioni allo Sporting. Dobbiamo essere amichevoli e onesti».
Il 4 giugno 2021, Viana ebbe uno scambio WhatsApp con Fernando Couto, agente del giocatore, che al momento dello scambio si trovava in compagnia del Direttore Sportivo dell’Inter, Ausilio. Viana propose di acquisire i servizi del giocatore per una cifra di 3 milioni di euro fissi e 2 milioni di euro in bonus, che Couto indicò come un’offerta che difficilmente l’Inter avrebbe accettato.
Di seguito, una traduzione certificata dello scambio, presentata come prova, riportava quanto segue:
Il 5 giugno 2021, il sig. Viana ebbe uno scambio WhatsApp con il giocatore in merito alla comunicazione del giorno precedente con Couto:
Il 13 giugno 2021, il sig. Federico Varandas, Presidente dello Sporting, ebbe uno scambio WhatsApp con il giocatore nel quale spiegava la posizione dello Sporting nella trattativa: