Sampnews24
·26 July 2025
Caputo: «Ho sentito che la Sampdoria sta investendo tanto, io ora penso che…»

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·26 July 2025
Francesco Caputo ha rilasciato una lunga intervista per Chiamarsi Bomber nella quale ha toccato diversi temi. L’ex attaccante della Sampdoria ha ricordato il suo periodo a Genova ed il momento in cui se n’è dovuto andare. Le su parole:
ARRIVO ALLA SAMPDORIA – «Mi chiamò il direttore Faggiano e accettai subito perché lo ritengo un club con una storia importante e con una piazza passionale che vive di calcio. Era ciò che cercavo in quel momento e quando mi è stata offerta questa possibilità non ci ho pensato due volte. Mi spiace solo di essermi ritrovato in una gestione particolare che non mi aspettavo. Il prima anno ci siamo salvati e ho fatto 10 gol, ma il secondo anno è stato un disastro. Mi accusarono di essermene andato perché non volevo restare invece fu la società a mandarmi via perché avevo tra gli ingaggi più alti della rosa. Sono stato costretto a lasciare Genova. Resta il rammarico di essermi trovato alla Samp nel momento peggiore della sua storia».
SITUAZIONE DELLA SAMP – «La Samp sta subendo tantissimo perché ha rischiato di fallire e di retrocedere in Serie C. Dico sempre ai miei amici doriani che è come se sulla Samp ci fosse una nuvola nera che la perseguita. Da quello che leggo la società investe tanto, però non sempre serve spendere molto, piuttosto serve spendere bene».
TRASFERIMENTO ALL’EMPOLI – «Quando la Sampdoria mi ha messo alla porta avevo 37 anni e ho pensato che Empoli fosse la scelta migliore perché conoscevo già l’ambiente. I primi 6 mesi sono andati bene, ho fatto 6 gol e ci siamo salvati. Il secondo anno sono partito bene ma poi un problema alla caviglia mi ha tormentato per tutta la stagione. Coincidenza ha voluto che quando ho risolto il problema era arrivato in panchina Nicola che praticamente non mi ha mai fatto giocare».
NAZIONALE – «Personalmente ho sempre accettato la convocazione, se non fosse stato per i medici della Nazionale sarei andato all’Europeo nonostante il dolore. Per me l’Italia è il top, cantare l’inno è un’emozione indescrivibile, mi vengono ancora i brividi. In Italia mancano i grandi giocatori come c’erano anni fa. Prima avevamo tanta scelta, basti pensare che rimanevano fuori giocatori come Di Natale e Quagliarella. Oggi nei grandi club giocano pochi italiani e questo fa la differenza rispetto alle altre nazionali. Basti vedere la Spagna che dovremmo prendere come esempio, soprattutto nel modo che ha di far crescere i giovani».