Juventus FC
·5 February 2025
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La Juventus torna a giocare allo stadio Giuseppe Sinigaglia di Como a distanza di 37 anni dall’ultima volta, nel match in programma per venerdì 7 febbraio alle ore 20:45 e valido per la 24^ giornata di Serie A. Già, l’ultimo incrocio in campionato disputato sulle rive del lago cornice del romanzo di Alessandro Manzoni e decantato da altre decine di scrittori e poeti risale al 9 ottobre 1988 - un’altra epoca calcistica, a distanza dalla quale Juventus e Como si sono riaffrontate sì in Serie A nella stagione 2002-03, ma non in Lombardia. La partita del 22 febbraio 2003 (vinta 1-3 dalla Juventus con lo zampino dei vari Nedved, Di Vaio e Camoranesi) si disputò infatti allo stadio Leonardo Garilli di Piacenza - campo neutro a seguito della squalifica per quattro giornate di quello casalingo del Como, dopo il tentativo di invasione da parte dei tifosi durante un Como-Udinese prenatalizio.
Autunno 1988 quindi, a un Muro di Berlino di distanza da oggi - anche se, quella barriera fisica e culturale si stava già sgretolando: ne era dimostrazione infatti l’arrivo in bianconero in quell’estate di Oleksandr Zavarov; primo sovietico a giocare in Serie A dopo decenni di tensione tra il blocco Occidentale e quello Orientale, tra due modi di intendere il calcio, lo sport e la vita. Un disgelo che stava avendo inizio grazie alla Perestrojka - alla nuova politica di apertura verso l’Occidente da parte di Mikhail Gorbaciov, tanto da portare la Juventus a trattare l’acquisto di uno dei giocatori più talentuosi del mondo sovietico.
Per riuscirci, Giampiero Boniperti trascorse ore e ore al telefono con i rappresentanti del governo nel mondo sportivo e riuscendo così a convincerli della bontà dell’operazione. Rimaste storiche invece le condizioni dell’ingaggio, stando a quanto raccontato dalla stampa dell'epoca - con una retribuzione ridotta per un giocatore di quello spessore: a dettare le cifre infatti era il governo centrale dell’Unione Sovietica, che prevedeva che tutti i lavoratori dovessero guadagnare la stessa cifra. Per questo motivo il contratto di Zavarov era di soli 1.200 dollari al mese (circa un milione e 650mila lire, nella conversione del 1988), con l’aggiunta dell’opportunità di disporre di una FIAT Duna per i suoi spostamenti in città - diventata un po’ l’immagine simbolo della non fortunata avventura del giocatore ucraino in bianconero.
Zavarov viene investito da subito di un altro compito semi-impossibile da portare a termine: diventare il nuovo Michel Platini, l’erede del campione francese ritiratosi 12 mesi prima a soli 32 anni. Un’etichetta ben più pesante di quel “CCCP” con cui i tifosi bianconeri avevano imparato ad apprezzarlo a metà anni ’80, quando si era messo in mostra ai Mondiali del 1986 e agli Europei del 1988 (chiusi al secondo posto, dietro soltanto all’Olanda di Gullit e Van Basten). Insomma, una stella del calcio mondiale sbarcata a Torino, calata in un contesto totalmente nuovo e chiamato a compiere un salto tutt’altro che semplice.
Per quello, il 9 ottobre 1988 - prima giornata del campionato 1988-89 - tutti i riflettori non potevano che essere puntati su di lui (che con la Juventus aveva già esordito nella sfortunata sconfitta di Coppa Italia contro l’Ascoli a settembre). Una partita, quella contro il Como invece, iniziata nel migliore dei modi: dieci minuti e già due gol per i bianconeri, a segno dopo 180 secondi con De Agostini proprio su imbeccata di Zavarov. Passa poco, i padroni di casa sono frastornati e il raddoppio della Juventus lo segna Laudrup, per mettere in discesa la prima gara stagionale, chiusa poi a cavallo della mezz’ora da Buso, con la Juventus che cala il tris e si regala la prima vittoria di Dino Zoff sulla panchina bianconera (dopo aver a lungo difeso la porta juventina).
Una gara e un mondo lontano, nel quale la Juventus tornerà ad affacciarsi venerdì sera - nella speranza di veder riflesso lo stesso, rotondo, risultato.
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