Bari-Spezia, l’analisi: il piano gara pensato da Longo, l’interpretazione dei giocatori e le prove di Maita e Dorval | OneFootball

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·31 December 2024

Bari-Spezia, l’analisi: il piano gara pensato da Longo, l’interpretazione dei giocatori e le prove di Maita e Dorval

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Chiude l’anno con il sorriso il Bari di Moreno Longo, che nel match più difficile ritrova prestazione, gol e vittoria. Contro lo Spezia i biancorossi hanno disputato una delle migliori prove stagionali, se non la migliore per continuità lungo tutta la gara. I liguri, arrivati al San Nicola con una sola sconfitta maturata in 19 partite, per alcuni tratti della gara sono stati investiti dall’intensità della squadra di Longo, che animata dal vantaggio ottenuto sul calare della prima frazione ha disputato un secondo tempo di altissimo livello.

La vittoria ottenuta proietta i biancorossi al settimo posto in classifica e chiude la mini crisi inaugurata all’Arena Garibaldi di Pisa. La squadra è adesso attesa da 15 giorni di riposo prima di riprendere il cammino a Reggio Emilia contro la Reggiana, mentre la dirigenza dovrà fare i conti con l’incombente calciomercato. Clicca qui per leggere tutti i numeri della prima metà di stagione.


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Facciamo però un passo indietro e analizziamo tutto ciò che ci ha detto Bari-Spezia. Per farlo torna il Bari a Scacchi, la rubrica di approfondimento tattico successiva ad ogni gara dei biancorossi. La sesta vittoria stagionale del Bari è stata figlia di un piano gara ben elaborato e ottimamente eseguito, ma è stata anche determinata dalle prestazioni individuali di tanti giocatori, Dorval, Mantovani, Maita e Falletti su tutti.

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Copyright: SSC Bari

L’analisi di Bari-Spezia

Il piano gara dei biancorossi

Rispetto alla gara d’andata, in cui il Bari aveva parzialmente sconfessato i propri principi prediligendo un atteggiamento più conservativo, Moreno Longo ha riproposto una squadra molto coraggiosa in fase di non possesso. La struttura del Bari era quindi determinata dai movimenti dello Spezia, ma data la complementarità dei due sistemi gli accoppiamenti erano quasi naturali. Lasagna, Falletti e Lella si alzavano sui tre difensori centrali, i due esterni si accoppiavano con i pari ruoli avversari, Maita controllava Cassata, Benali seguiva Salvatore Esposito, mentre Mantovani, il più mobile dei tre centrali scelti da Longo, rompeva la linea per aggredire Bandinelli. La marcatura di Pio Esposito e Soleri era invece appannaggio di Simic e Obaretin.

L’aggressività senza palla del Bari ha limitato tanto gli sviluppi dello Spezia, che difatti nei primi 45 minuti ha creato presupposti interessanti solo attraverso azioni estemporanee. Gli sforzi fatti da Benali nell’alzarsi su Salvatore Esposito per limitarne le ricezioni facili hanno pagato, tanto che spesso lo Spezia è dovuto ricorrere al lancio lungo dei centrali verso le punte per risalire il campo evitando il traffico della metà campo. Le uscite alte di Benali erano compensate dal lavoro di schermatura garantito da Maita in mezzo al campo, che oltre ad assorbire i movimenti del suo riferimento, Cassata, è stato eccezionale nello stroncare sul nascere diverse transizioni avversarie.

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Sulla costruzione dello Spezia, Benali si alza su Salvatore Esposito

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Mantovani si alza su Bandinelli ben oltre la propria metà campo

Anche il lavoro di Simic e Obaretin è stato ottimale. Entrambi sono stati sollecitati più volte nei duelli contro due attaccanti molto abili spalle alla porta come Pio Esposito e Soleri, ma complessivamente hanno avuto la meglio sui rivali. Simic ha disputato una prova difensivamente perfetta (tra duelli a terra e duelli aerei ne ha vinti 12 su 13, un dato impressionante), e la sua precisione sul lungo, che avevamo già constatato nel match di Salerno, è stata importante anche in fase di costruzione per imbeccare Lasagna o per ricercare l’ampiezza fissata dagli esterni.

A proposito di Lasagna, la sua prova, com’era avvenuto nel primo tempo di Palermo, è stata positiva. Seppur costretto ad una lotta impari contro tre difensori avversari, l’ex Verona ha sporcato tanti palloni che poi gli accorrenti Lella e Falletti hanno ripulito imprimendo un’accelerata alla manovra. Mentre nella ripresa il Bari ha spesso variato tema alternando attacchi più verticali ad altri più ragionati, nel primo tempo l’intenzione era subito quella di cercare Lasagna per poi attivare Falletti sulla trequarti avversaria.

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Il secondo tempo del Bari

Ad inizio ripresa lo Spezia ha costretto il Bari ad una manciata di minuti in apnea, ma superata la fase critica i biancorossi hanno iniziato a trovare i riferimenti giusti per risalire il campo ed allentare la morsa avversaria. Destinatario di tanti palloni è stato Mehdi Dorval, che come gli accade spesso è cresciuto con lo scorrere dei minuti. Mentre le gambe dei giocatori dello Spezia erano fiaccate dalla fatica, quelle dell’algerino mulinavano a ritmi impareggiabili. Il suo set di finte e contro finte continua ad arricchirsi: mentre ad inizio anno la sterzata sul piede forte era quasi telefonata, adesso va sempre con più incisività anche sul sinistro, con cui sta imparando anche a calciare. L’ultimo step per considerarsi offensivamente completo è legato alla qualità nei cross, ancora troppo bassa con entrambi i piedi.

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La partita di Dorval. Fonte: Sofascore

Assieme a Dorval, nel secondo tempo e nello specifico dopo il secondo gol, tutta la squadra è ulteriormente salita di tono. Esclusi gli ultimi minuti in cui la stanchezza ha cominciato ad affacciarsi costringendo il Bari ad una difesa più passiva, difesa e centrocampo hanno mantenuto inalterato il livello di intensità resistendo anche al buon impatto di alcuni dei subentrati scelti da D’Angelo come Candelari e Degli Innocenti.

Quella del Bari è stata una prova eccellente prima sul piano attitudinale che su quello tattico. I problemi restano – Lasagna è chiamato ad un lavoro incredibilmente usurante e quindi condizionante in fase realizzativa, Lella non riesce a garantire un apporto offensivo sufficiente ed in generale il Bari non dà mai la sensazione di poter generare pericoli in serie -, ma l’impronta di Longo sullo stile di gioco della squadra e sulla mentalità dei ragazzi è vivida e, volendo guardare al futuro, fa ben sperare.

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