PianetaBari
·3 January 2025
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Bastano 20 partite per sentenziare sulla resa di un progetto tecnico? Sicuramente no, ma rappresentano un campione affidabile per farsi un’idea. A Moreno Longo è stata affidata la panchina del Bari con l’obiettivo di inerpicarsi fino alla zona playoff con una rosa sulla carta equidistante tra griglia playoff e griglia playout.
La natura della Serie B però, come la storia insegna, è selvaggia: le gerarchie ipotizzate sotto l’ombrellone sono attendibili fino al fischio d’inizio della prima giornata, i valori si ribaltano in continuazione e le sorprese sono così comuni da diventare certezze.
In questo marasma, al Bari di Longo va dato atto di aver mantenuto sempre la barra dritta. Dopo un avvio sconfortante la squadra ha reagito con vigore, inanellando 14 risultati consecutivi, e dopo il blackout a ridosso delle festività natalizie, inaugurato all’Arena Garibaldi di Pisa e alimentato tra il San Nicola e il Barbera di Palermo, la reazione è stata ancor più impattante per la dimensione della prestazione fornita contro la terza della classe. Bari-Spezia è quindi un match che proietta al futuro, ma che soprattutto ci permette di vedere nel recente passato un percorso ascensionale.
Ad una settimana dalla ripresa del campionato, cerchiamo di capire cosa sta funzionando e cosa non sta funzionando nel Bari da quando Moreno Longo siede sulla panchina.
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Partiamo dalle note liete: il Bari ha un’identità precisa. Il primo step per dare i natali ad un percorso potenzialmente fruttuoso è proprio quello di creare una connessione stabile tra allenatore e gruppo squadra, e nel Bari questo sta accadendo. La squadra ha assorbito i dettami del mister, interpreta le gare come prestabilito e prova ad assecondare sempre le richieste dello staff. A prescindere dall’avversario, ci stiamo abituando a vedere un Bari aggressivo ed intenso in fase di non possesso, soprattutto sulla prima costruzione avversaria.
Il principio cardine del gioco di Longo è proprio questo: impedire all’avversario di imporre il proprio gioco disturbandolo anche nella propria area. Per farlo il Bari punta forte sulla pressione uomo su uomo e sui duelli a tutto campo finalizzati ad impedire all’avversario di pensare e giocare in libertà. Quindi, non stupisce più vedere Mantovani seguire il proprio riferimento nella metà campo avversaria, né tantomeno Falletti o Sibilli abbassarsi a ridosso della difesa per assorbire il movimento del difensore a loro assegnato.
Questo stile di gioco, essendo ancora perfezionabile, presenta dei rischi che il Bari accetta di correre e che spesso costano punti e partite. Contro il Pisa la squadra di Inzaghi ha accettato il piano gara offerto dal Bari ed ha vinto la gara proprio su quel terreno, dominando gran parte dei duelli individuali.
La buona riuscita di questo sistema è anche legata allo stato di forma e alle prestazioni dei singoli, che nel Bari fino ad ora sono stati altalenanti. Longo può contare su 4/5 pretoriani che hanno ormai raggiunto un livello medio molto alto, di cui parleremo dopo, ma deve anche fare i conti con una rosa qualitativamente corta e avara di soluzioni spendibili a certi livelli. Sono state tante le vittorie cestinate a causa di secondi tempo non all’altezza dei primi, e le colpe sono addebitabili sia ad alcune letture errate del tecnico, ma anche ad un’oggettiva mancanza di sostituti all’altezza.
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Guardando i numeri, seppur il Bari abbia segnato poco (tra le prime 10 della classifica solo la Carrarese ha segnato meno), la produzione offensiva è di buon livello e riflette una proposta coerente con quelle che sono le caratteristiche dei giocatori. Il Bari è una squadra che cerca subito la verticalità per valorizzare le qualità dei suoi attaccanti, ma anche dei due esterni. Lasagna è un animale da profondità, Novakovich e Falletti si muovono bene anche in campo aperto e Dorval ed Oliveri fanno la differenza in progressione. I giocatori citati sono quelli che hanno contribuito maggiormente a rendere il Bari l’ottava squadra per xG prodotti e la settima per tiri effettuati.
In generale, il volume di gioco prodotto dal Bari è sempre importante. La squadra arriva con continuità nell’ultimo terzo avversario ed anche in area di rigore (appena 2 squadre toccano più palloni nei 16 metri avversari), e lo fa sia tramite combinazioni centrali che attraverso i cross. Tra i 10 giocatori della Serie B che effettuano più passaggi progressivi ce ne sono tre del Bari – Maita, Benali e Pucino -, mentre Dorval è quinto per passaggi progressivi dalla metà campo in su.
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Ciò che manca è la conversione di questa mole di gioco in gol o in tiri davvero pericolosi: i biancorossi sono in netta underperformance rispetto ai gol segnati e dei tanti tiri effettuati solo una piccola percentuale è destinata alla porta avversaria.
I numeri che balzano all’occhio sono quelli di Lasagna, quarto nell’intero campionato per xG prodotti ma a segno appena 4 volte. L’ex Verona non è mai stato un cecchino, la sua carriera parla per lui, ma a contribuire a questa difficoltà nel finalizzare le azioni c’è tanto dello stile di gioco della squadra che lo costringe ad un lavoro estremamente usurante. Gli allunghi in profondità sono solo la punta dell’iceberg di intere partite passata a battagliare su tutto il fronte offensivo con i difensori avversari per ripulire palloni poi giocabili dai compagni. In alcuni casi, come ad esempio contro lo Spezia, Lasagna sopravvive e garantisce un apporto fondamentale, in altri affoga e trascina con sé l’intera squadra (la gara interna contro il Südtirol è emblematica).
L’utilizzo di una punta al suo fianco lo sgrava, almeno parzialmente, da un certo tipo di lavoro, ma per una questione di equilibrio il 3-4-2-1 resta l’opzione preferita da Longo.
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Difesa a 3, o in alcune occasioni anche a 5, non sempre vuol dire fase difensiva efficiente. E difatti tra i punti oscuri di questo primo semestre di Longo a Bari ci sono sicuramente i numeri difensivi. Il Bari è una squadra che concede tanto: è la 19esima per xG concessi, sopra al solo Cittadella. Anche altre metriche sottolineano la difficoltà dei biancorossi nel difendere la propria trequarti: per tiri concessi il Bari è 18esimo, mentre per tocchi in area di rigore 17esimo.
Parlavamo dell’aggressività richiesta da Longo in fase di non possesso, ed effettivamente quando chiamata ad alzarsi sui riferimenti avversari il Bari è una squadra rognosa, difficile da affrontare. I problemi affiorano quando i biancorossi sono costretti a difendere ad altezze diverse. Il blocco basso del Bari è tutt’altro che ermetico, spesso la squadra si sfilaccia, le distanze tra i reparti si dilatano e gli avversari hanno gioco facile.
Anche nelle marcature in area di rigore i difensori del Bari non sono tra i più efficienti. Vicari sta vivendo una stagione in chiaroscuro in cui alterna prestazioni solide ad altre preoccupanti; Pucino è fondamentale in costruzione ma non ha i rudimenti del difensore puro e spesso si nota, mentre Mantovani e Obaretin hanno commesso meno errori marchiani ma comunque sono più abili nel difendere fuori dall’area che all’interno dei 16 metri.
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Nonostante numeri tutt’altro che positivi, il dato più importante, ossia quello dei gol subiti, è tra i migliori del campionato. Gran parte dei meriti vanno riconosciuti a Boris Radunovic, le cui prestazioni, soprattutto nelle ultime settimane, hanno subito un’impennata verso l’alto.
L’ex Cagliari è primo per parate totale e primo per percentuale di parate riuscite, ma è anche secondo per rapporto tra PSxG (Post Shot Expected Goals) e gol subiti, alle spalle del solo Bleve della Carrarese. Radunovic è un portiere mediocre nella gestione del pallone, e questo condiziona molto lo sviluppo del gioco del Bari contro squadre che pressano, ma tra i pali è eccezionale. Di lui sorprende sia la reattività nelle conclusioni ravvicinate che la freddezza nelle uscite basse, ma anche la grande elasticità sui tiri dalla distanza. Fino ad ora ha fatto gli straordinari, ma non è scontato che riesca a mantenere questo rendimento per tutta la stagione e quindi a nascondere tra i suoi guantoni i problemi difensivi della squadra.
L’aspetto principale da migliorare riguarda la gestione del vantaggio. Quando costretta a compattarsi nella propria metà campo la squadra deve lavorare meglio sia singolarmente che collettivamente. Sono state troppe le partite nelle quali i secondi tempi del Bari sono stati caratterizzati da lunghe fasi di difesa posizionale spesso passiva e quindi facilmente perforabile. Oltre che tattico, questo è un problema soprattutto attitudinale di cui Longo ha parlato spesso e su cui quindi starà lavorando.
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Il Bari visto fino ad ora è quindi una squadra imperfetta ma razionale, che ha scelto quale strada imboccare e che la sta perseguendo con tutti i mezzi di cui dispone, scontrandosi spesso con limiti insormontabili. Nel percorso fatto vanno però menzionati alcuni singoli che stanno migliorando sensibilmente.
Il duo di centrocampo, composto quasi sempre da Maita e Benali, è tra i più complementari della categoria. Maita sta disputando una stagione in linea con la prima in Serie B, in certi aspetti anche migliore, Benali è ormai calato alla perfezione nel ruolo di regista, che interpreta benissimo soprattutto in fase di non possesso. Mantovani, per caratteristiche, è il centrale che si sposa meglio con lo stile di gioco imposto da Longo. La sua mobilità e la sua reattività sono armi fondamentali nei duelli a tutto campo a cui è costantemente sottoposto, ed anche con il pallone riesce sempre a cavarsela.
Infine, non può che essere sottolineata la crescita di Medhi Dorval, destinato a diventare anche uomo mercato. Il classe 2001 ha numeri offensivi da capogiro, segna e rifinisce con continuità ed è fondamentale anche nello sviluppo del gioco. Lavorare con Longo, aver ritrovato la sua fascia di competenza, almeno in fase offensiva, lo ha aiutato a venir fuori da un periodo difficile, e adesso le porte del grande calcio sono prossime all’apertura per lui.
Tra miglioramenti individuali e crescita collettiva il Bari sta disputando un buon campionato, anche superiore alle aspettative successive alla chiusura del campionato. Gli equilibri però, in un campionato come la Serie B, sono sempre precari, e la costanza nel lungo periodo, tra le tante virtù che servono per creare un gruppo vincente, è forse la più importante.