Calcio e Finanza
·9 June 2025
Barbara Berlusconi: «Niente politica. San Siro? Il nuovo stadio serviva già 20 anni fa»

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·9 June 2025
Silvio Berlusconi, il Milan, lo stadio Giuseppe Meazza e la politica. Sono solamente alcuni dei temi toccati da Barbara Berlusconi in un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport. A cominciare dai ricordi della figlia dell’ex presidente del Consiglio a proposito di quanto il padre le chiese di entrare nel club rossonero.
Glielo chiese «con un sorriso e con queste esatte parole, che ricordo come fosse ieri: “Hai il cuore rossonero, ora ho bisogno che tu ci metta anche la testa”. È stato un passaggio naturale, come se avessimo sempre saputo che prima o poi avremmo condiviso anche questo».
Dopo il Milan, per Silvio Berlusconi è arrivato il Monza. Il calcio «era la sua linfa. Il calcio per papà non era solo sport, era emozione pura. Il Monza è stato un atto d’amore: la voglia di continuare a sognare e costruire». Barbara però non seguirà le orme del padre, neanche in politica: «No, non mi ci vedo. Sono orientata e proiettata su altro».
Capitolo stadio: quello dell’impianto al Portello (zona vecchia Fiera, a Milano, ndr) era stato il grande sogno di Barbara Berlusconi: «Il dibattito non può più essere se fare o non fare lo stadio. Si deve fare. Rimanere a San Siro non è più un’opzione. Non ci sono alternative se si vuole tenere il passo con i grandi club europei. Sono felice di aver posto il problema dieci anni fa. Allora i tempi non erano maturi, ma ora avverto un nuovo clima positivo. Finalmente amministrazione comunale e club dialogano in maniera costruttiva».
I tempi «nella mia mente in realtà erano maturissimi. Il nuovo stadio sarebbe servito già vent’anni fa, altro che dieci. Credo non fossero maturi in termini di percezione collettiva, è stato questo che per me ha un po’ sabotato quel progetto. Io ci credevo moltissimo, era un progetto che a tutt’oggi secondo me resta di grande interesse, a partire dalla collocazione e dalla riqualificazione del quartiere. Ancora oggi faccio molta fatica a capire perché le istituzioni e il Comune sono stati così restii a portare avanti il cambiamento. Se la cosa fosse andata a buon fine ne avrebbe beneficiato non solo il Milan, ma anche l’Inter».
E sull’addio al Meazza: «Bisogna guardare al futuro. Milano ha sempre sacrificato una parte della propria storia e conformazione urbanistica in nome del progresso e della modernità. Per questo Milano è la città che è oggi».
«È una struttura fatiscente. Chi frequenta il 3° e il 2° anello lo sa bene. Seggiolini piccoli e scomodi, rampe faticose. Bar e servizi igienici non all’altezza, corridoi affollati che impediscono il movimento. La struttura vive solo per i 90’ della gara ed è un luogo desolato per gran parte della settimana. Con un progetto nuovo si svilupperebbe pure il quartiere», ha aggiunto.
Barbara Berlusconi non è convinta di una ristrutturazione: «No, perché è antieconomico. Sotto la mia direzione l’abbiamo in parte già ristrutturato in occasione della finale di Champions. Ma non basta. Non bisogna avere paura del futuro, né vivere nel passato in una sorta di decrescita felice solo italiana».
Infine, una battuta sull’ipotesi San Donato: «Per me lo stadio deve essere costruito in città, ma se non si può fare altrimenti va bene anche fuori dal centro urbano. L’essenziale è che sia un impianto nuovo».