Antognoni sul caso Bove: «Giusto rinviare Fiorentina Inter. Si gioca troppo? Non ci sono prove…» | OneFootball

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·3 December 2024

Antognoni sul caso Bove: «Giusto rinviare Fiorentina Inter. Si gioca troppo? Non ci sono prove…»

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Antognoni ha commentato quello che è successo ad Edoardo Bove in Fiorentina Inter. Ecco le dichiarazioni dell’ex numero 10 Viola

Giancarlo Antognoni, celebre bandiera della Viola, ha parlato alla Gazzetta Dello Sport commentando il caso Bove successo in Fiorentina Inter. Ecco le sue dichiarazioni:

ESPERIENZA PERSONALE – «Quello che ricordo è Martina che mi viene addosso, l’impatto tremendo, poi il buio totale, come se il mondo si fosse spento. Il risveglio nello spogliatoio. Ho riconosciuto subito mia moglie e mi hanno detto che questo è stato molto importante. Quarantatré anni fa non c’erano le tecniche di oggi, il defibrillatore: sono stato fortunato perché non era un colpo alla tempia, altrimenti addio»


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RICORDO – «Inevitabile. Domenica ero a casa, non allo stadio, forse è peggio. Sei lontano, non sai cosa sta succedendo. Ma non è giusto fare confronti: il mio episodio è stato traumatico, Edo si è accasciato da solo. In parallelo con il mio caso è nel fatto che Cataldi, bravissimo, gli ha subito tirato fuori la lingua. A me l’aveva fatto il massaggiatore, anch’io potevo soffocare: quando mi sono svegliato mi faceva male la lingua, non la testa».

RINVIO GIUSTO – «Ci mancherebbe. Ma adesso sta meglio, per fortuna. Ho sentito che non ci sono conseguenze gravi. L’ho conosciuto, è un ragazzo forte. Coraggioso. Addirittura è stato lui a dire ai compagni di giocare in Coppa Italia contro l’Empoli».

INCONTRO – «Non adesso, troppa confusione in ospedale e non è il caso di affaticarlo. Presto lo incontrerò. L’avevo conosciuto a Marsiglia in estate, l’Under 21 aveva un’amichevole. È molto più maturo della sua età come uomo e come giocatore».

CONSIGLI – «Di stare tranquillo e di pensare al meglio, non al peggio. Il peggio è passato. C’è chi non ce l’ha fatta, Curi, Foe, Morosini, lui sì. Eriksen ha ricominciato, è un miracolato, ora gioca come prima. Gli racconterò la mia esperienza, lo tranquillizzerò, se posso. Capisco che si ripeterà la domanda “perché è successo a me? perché?”, però deve andare oltre. Importante è capire le cause, perché non si ripeta il malore».

AIUTI PIU’ GRANDI – «Tutti quelli che ti vogliono bene. La squadra, i compagni, i tifosi, e naturalmente la famiglia. Mia moglie Rita, mio figlio Alessandro che aveva un anno e mezzo. Mi hanno aiutato a rinascere».

TROPPE PARTITE – «Ci sono più partite, un po’ di superlavoro, però c’è tanto turnover. Se n’è parlato e non c’è nessuna prova che casi del genere siano con seguenza della fatica. Sono sempre successi».

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