Andrea Carnevale, la tragedia della sua vita: «Ho perdonato mio padre, l’uomo che ha ucciso mia madre… Oggi ho una vita normale, una parola meravigliosa» | OneFootball

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·3 June 2025

Andrea Carnevale, la tragedia della sua vita: «Ho perdonato mio padre, l’uomo che ha ucciso mia madre… Oggi ho una vita normale, una parola meravigliosa»

Article image:Andrea Carnevale, la tragedia della sua vita: «Ho perdonato mio padre, l’uomo che ha ucciso mia madre… Oggi ho una vita normale, una parola meravigliosa»

Andrea Carnevale tra passato, presente e un periodo molto delicato al di fuori del campo di calcio. Le parole

Andrea Carnevale: da rapace attaccante, protagonista con il Napoli di Maradona e in Nazionale, a figura chiave per decenni dello scouting italiano, celebre per il suo fiuto nello scoprire talenti come responsabile dell’area osservatori dell’Udinese. Oggi il Corriere della Sera ospita un’importante intervista dedicata per lo più alla sua vita non professionale, caratterizzata dall’omicidio della madre da parte di suo padre.

IL PADRE IN CARCERE – «Dovevo incontrare mio padre in carcere, ci sono andato a 16 anni, due anni dopo il delitto. Volevo guardarlo negli occhi, mi aveva tolto tutto. Ebbene, l’ho visto e l’ho abbracciato. Forte. In qualche modo l’ho perdonato, con la consapevolezza di avere di fronte un uomo molto malato. Per tanti anni ho vissuto il dolore ma anche il timore di essere come lui. No, non sono lui. Questo l’ho capito quando l’ho visto. Ed è stato il primo passo verso la liberazione».


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UNA VITA A TERRA – «Ci sono finito, eccome. Ma mi sono rialzato. Aggiunga anche che per 20 anni i miei figli, quando è finito il matrimonio con Paola, hanno pensato che fossi andato via di casa, che li avessi abbandonati. Io orfano che lasciavo orfani i miei figli. Capisce? Terribile, come rivivere il mio dramma. Mi sono preso colpe che non avevo, aggrappandomi a un solo raggio di luce: la fiducia nella giustizia. La verità viene fuori, mi dicevo. E il tempo mi è stato amico. Di stupidaggini ne ho fatte tante, per carità. Ma non tutte quelle che si sono dette sui giornali e in tv. La mia risposta è stata il silenzio. Ho vissuto sempre due vite. Il dramma familiare, la depressione, l’ansia, il timore che le mie sorelle fossero affidate ai servizi sociali, tutto senza parlare. Come un tabù, che non ci faceva elaborare il lutto. Bisognava combattere per evitare di disunirci, di darla vinta a chi voleva sgretolare quel poco che ci era rimasto. Eravamo poveri, facevamo fatica a trovare da mangiare. Il calcio ci ha salvati, tutti. Dopo Natali e feste di compleanno mai festeggiati».

LA FAMIGLIA OGGI – «Manca soltanto mia sorella più grande, morta anche lei giovanissima. Con i primi soldi ho comprato subito il nostro casolare a Monte San Biagio, dove siamo cresciuti. Pagai 450 milioni delle vecchie lire. Resta il miglior investimento della mia vita: il teatro dell’orrore è diventato il teatro dell’amore. C’è serenità, unione forte, la felicità però è un’altra cosa. Nulla sarà mai come prima. Ciascuno ha la sua vita, mia moglie Beatrice è il mio mondo migliore, la donna che mi ha capito subito, mi ha dato una seconda chance. Il mio tutto».

COM’É LA SUA SECONDA VITA – «Normale, una parola meravigliosa».

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