Milannews24
·6 June 2025
Allegri Milan, dallo scudetto all’esonero: tutte le tappe del primo ciclo del livornese in rossonero

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Correva l’estate del 2010 quando Massimiliano Allegri, reduce da un’ottima esperienza a Cagliari, veniva annunciato come nuovo allenatore del Milan. Un nome forse non di primissimo piano per un club abituato a tecnici di fama internazionale, ma una scelta che Silvio Berlusconi e Adriano Galliani credevano potesse infondere nuova linfa a una squadra reduce da stagioni altalenanti. Quella prima parentesi rossonera, dal giugno 2010 al gennaio 2014, sarebbe stata un periodo intenso, fatto di successi inaspettati, grandi delusioni e la costruzione di un’identità che, a tratti, si è persa nel tempo.
L’arrivo di Allegri fu accolto con un misto di curiosità e scetticismo. Il Milan era una squadra in fase di rinnovamento, con campioni in là con gli anni ma ancora in grado di fare la differenza, e giovani promettenti. La dirigenza, in un’estate di mercato rovente, mise a segno colpi di grande impatto. L’acquisto di Zlatan Ibrahimović dal Barcellona, inizialmente in prestito e poi a titolo definitivo, e l’arrivo di Robinho dal Manchester City, diedero subito un segnale chiaro delle ambizioni del club. A loro si aggiunsero veterani esperti come Kevin-Prince Boateng e un gruppo di italiani di talento come Pato, e gli storici Maldini, Nesta, Pirlo (fino al 2011), Gattuso, Seedorf e Zambrotta.
Allegri, con la sua calma apparente e la sua pragmaticità, seppe subito trovare la giusta alchimia. La sua abilità nel gestire i grandi nomi e nel creare un ambiente sereno ma esigente fu fondamentale. Il Milan di Allegri si distingueva per un gioco solido, basato su una difesa rocciosa e ripartenze veloci, sfruttando al massimo il talento dei suoi attaccanti. La presenza di Ibrahimović, in particolare, si rivelò determinante. Lo svedese divenne il punto di riferimento offensivo, capace di trascinare la squadra con gol spettacolari e un carisma contagioso.
La stagione 2010-2011 fu il culmine di questa prima esperienza. Il Milan dominò il campionato, conquistando lo Scudetto con due giornate di anticipo. Fu un trionfo atteso da sette anni, un successo che riportò il Diavolo sul tetto d’Italia e che Allegri seppe celebrare con la sua tipica compostezza. Quella squadra incarnava alla perfezione lo spirito del suo allenatore: determinazione, concretezza e la capacità di capitalizzare al massimo le occasioni. La difesa, guidata da Nesta e Thiago Silva, era quasi insuperabile, mentre a centrocampo la dinamicità di Boateng e le geometrie di Pirlo (fino a gennaio) e poi Van Bommel davano equilibrio e qualità.
Dopo lo Scudetto, le cose iniziarono a complicarsi. La rosa subì un progressivo invecchiamento e, soprattutto, gli addii di pilastri come Andrea Pirlo (passato alla Juventus, una mossa che si rivelerà dolorosa per il Milan), Alessandro Nesta, Clarence Seedorf, Gennaro Gattuso e Filippo Inzaghi, tutti ritiratisi o trasferitisi, lasciarono un vuoto difficile da colmare. Le cessioni eccellenti di Thiago Silva e Zlatan Ibrahimović nell’estate del 2012, dettate da esigenze di bilancio, rappresentarono un punto di non ritorno. Allegri si trovò a dover ricostruire una squadra con risorse economiche limitate e con aspettative comunque elevate.
Nonostante queste difficoltà, Allegri dimostrò una notevole capacità di adattamento. Nella stagione 2011-2012, il Milan sfiorò il secondo Scudetto consecutivo, arrivando secondo dietro alla Juventus di Antonio Conte. L’anno successivo, il 2012-2013, fu ancora più complesso. La squadra, priva dei suoi fuoriclasse e con un mercato non all’altezza, arrancò in campionato ma riuscì comunque a centrare una qualificazione in Champions League insperata, dimostrando la tenacia e la capacità di Allegri di tirare fuori il massimo dai suoi giocatori, anche in situazioni di emergenza. In quella stagione, emerse il talento cristallino di Stephan El Shaarawy e si cercò di valorizzare giovani promesse come Mario Balotelli.
Il lento declino si consumò nella prima metà della stagione 2013-2014. I risultati deludenti e un gioco che faticava a convincere portarono alla decisione di esonerare Allegri nel gennaio 2014, dopo una sconfitta per 4-3 contro il Sassuolo. Terminò così la sua prima, indubbiamente significativa, esperienza sulla panchina del Milan. Un’esperienza che, pur tra alti e bassi, gli ha regalato uno Scudetto e una Supercoppa Italiana, e che lo ha consacrato come un allenatore di successo.