Inter News 24
·14 December 2024
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In occasione della partita per il suo addio al calcio giocato, l’ex Inter, Adriano, ha rilasciato una lunga intervista ai microfoni di Globo:
ADDIO AL CALCIO- «Ho fatto quello che dovevo fare. Non mi manca la vita da calciatore. Penso di aver fatto tutto quello che potevo fare… Se le cose non funzionano, devi essere uomo per fare un passo indietro, per allontanarsi da ciò che non ti va più bene. La responsabilità è arrivata molto presto e per un ragazzo che non aveva niente e all’improvviso ha avuto tante cose e viene chiamato Imperatore, la sua testa impazzisce. A volte c’erano cinque macchine nel garage, guardavo e pensavo: “Perché sto facendo questo? Quando sono tornato all’Inter, negli ultimi due, tre anni, ho iniziato a capire che non ne avevo bisogno»
LIVELLO DEI PIU GRANDI- «Mi sono avvicinato. Non è per vantarmi, ma ci sono andato vicino perché me lo sono meritato. All’epoca persi contro Shevchenko ed ero sconvolto. Non per colpa sua, che è anche un top, ma ho vinto più titoli di lui. Non so se è perché ero ancora molto giovane, ma non porto rancore. Ho potuto fare tante cose buone sul campo. Ho imparato molto da Prandelli al Parma per fare gol. Ho fatto un’esperienza molto veloce da attaccante al Flamengo, sono arrivato molto presto e sono arrivato all’Inter senza essere davvero preparato. Prandelli ha visto in me questa carenza e si è sempre allenato con me spiegando cosa fare ed è riuscito a migliorarmi. Mi sono messo davanti e ho tirato forte, non sapevo come mettere la palla nell’angolino e lui è stato molto importante per me»
INTER E FLAMENGO- «Quando ho lasciato l’Inter ero depresso, sono tornato e ho avuto nuovamente quella voglia di tornare in Italia. Ma lo stesso Mourinho mi ha detto: “Il giorno in cui sarai convocato per la partita della Nazionale brasiliana, so già che non tornerai”. E non sono tornato indietro perché proprio non avevo la testa giusta e non avevo intenzione di rubare soldi a Moratti. Guadagnavo molto bene, avevo altri quattro anni di contratto e il mio stipendio aumentava ogni anno. Mio padre e mia madre non mi hanno cresciuto così. Mi ha chiamato e gli ho detto che non avevo più né la testa né il cuore per continuare. Nello stesso tempo sono andato a discutere per pagare la multa, che era molto alta, ma lui mi ha detto di lasciare stare e non ho pagato nulla. Non so se è perché era grato per non essere andato al Chelsea. Era affetto e rispetto»