Stellantis, crolla ancora la produzione in Italia: solo 120mila auto nel primo semestre 2025 | OneFootball

Stellantis, crolla ancora la produzione in Italia: solo 120mila auto nel primo semestre 2025 | OneFootball

In partnership with

Yahoo sports
Icon: Calcio e Finanza

Calcio e Finanza

·8. Juli 2025

Stellantis, crolla ancora la produzione in Italia: solo 120mila auto nel primo semestre 2025

Artikelbild:Stellantis, crolla ancora la produzione in Italia: solo 120mila auto nel primo semestre 2025

Il 2025 si sta rivelando un anno ancora più difficile del previsto per Stellantis (società di proprietà di Exor, holding della famiglia Agnelli-Elkann che controlla fra le altre anche Ferrari e Juventus), segnando una frenata della produzione in Italia ben oltre le già cupe previsioni.

È quanto emerge dal report semestrale della Fim-Cisl, come riporta l’edizione odierna de Il Sole 24 Ore, che fotografa un calo generalizzato e profondo in tutti gli stabilimenti italiani del gruppo. Tra gennaio e giugno, la produzione complessiva di veicoli — auto e commerciali leggeri — è scesa del 26,9% rispetto allo stesso periodo del 2024, anno che già aveva toccato minimi storici.


OneFootball Videos


La situazione è particolarmente grave sul fronte delle autovetture, crollate del 33,6% a poco meno di 124mila unità. Anche i veicoli commerciali leggeri, seppur in misura minore, fanno segnare una flessione del 16,3%. In totale, nel primo semestre sono stati prodotti 221.885 veicoli, distribuiti in calo su tutti i siti produttivi italiani: da Mirafiori a Melfi, senza eccezioni. Nemmeno Pomigliano, che nel 2023 aveva rappresentato una parziale ancora di salvezza, è riuscita a evitare il segno negativo.

Il sito campano resta comunque centrale: da solo rappresenta oltre il 60% della produzione nazionale e la Pandina, l’ultimo baluardo produttivo di Fiat, copre oltre il 50% dei volumi. Ma anche qui il calo è marcato: -15%. Un segnale, secondo la Fim-Cisl, da non sottovalutare, soprattutto in relazione al lancio della nuova Pandona, che Stellantis produrrà in Serbia e che potrebbe ulteriormente erodere i numeri italiani.

Secondo le stime dei metalmeccanici, il 2025 si chiuderà con circa 440mila veicoli prodotti, sotto la soglia psicologica del mezzo milione e con solo 250mila auto fabbricate in Italia. I primi segnali di inversione potrebbero arrivare nel 2026, con l’avvio della produzione della Fiat 500 ibrida prevista per novembre e con i nuovi modelli in cantiere a Melfi. Ma per una svolta vera servirà un aggiornamento sostanziale del piano industriale di Stellantis per l’Italia.

Per questo la Fim-Cisl chiede un confronto urgente con il nuovo CEO Antonio Filosa, affinché a ogni stabilimento sia data una prospettiva industriale e occupazionale concreta. Solo dopo un chiarimento interno, si potrà riaprire anche il tavolo di confronto al Ministero delle Imprese e del Made in Italy, già annunciato dal ministro Adolfo Urso.

Il ministro, da parte sua, evidenzia come la crisi di Stellantis sia lo specchio di una più ampia crisi europea del settore automotive. «Non è solo Stellantis: molte case europee stanno chiudendo stabilimenti e licenziando migliaia di lavoratori», ha dichiarato Urso, attribuendo parte delle responsabilità a una politica industriale europea «irrealistica» e a obiettivi ambientali del Green Deal giudicati «fuori portata».

Nel frattempo, il mercato non aiuta: Stellantis ha perso oltre l’8% nelle immatricolazioni europee e il 12% in Italia. Il rallentamento globale dei veicoli commerciali pesa sulla produzione italiana, in particolare su Atessa, che registra un -16,3% nel primo semestre. La Fim-Cisl conferma che la caduta dei volumi nel 2025 è più grave del previsto e non si vedono segnali di ripresa entro fine anno.

Tutto questo potrebbe portare a un maggiore ricorso agli ammortizzatori sociali, che già oggi coinvolgono quasi metà della forza lavoro del gruppo. E preoccupano anche i ritardi nei progetti futuri: a Cassino, la nuova Giulia e Stelvio su piattaforma Stla Large sono in slittamento; a Melfi, i volumi sono in calo da anni e l’indotto soffre pesantemente.

La questione industriale si articola su due fronti: da un lato, la revisione dei piani di Stellantis per l’Italia per tornare a livelli produttivi sostenibili; dall’altro, il futuro ancora incerto di Maserati e dello stabilimento di Termoli, destinato inizialmente alla Gigafactory italiana, progetto al momento sospeso da ACC, la joint venture europea in cui Stellantis è coinvolta.

A margine, Jean-Philippe Imparato, responsabile Emea del gruppo, ha parlato di un possibile rilancio di Maserati all’interno di una sinergia rafforzata con Alfa Romeo, che sta lentamente recuperando quote. Ma il tempo stringe, e senza un cambio di passo deciso, la crisi potrebbe lasciare segni indelebili sull’industria automobilistica italiana.

Impressum des Publishers ansehen