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·16. Juni 2025

Sarri: "Tornato alla Lazio per amore, spero verrà ricambiato dai tifosi"

Artikelbild:Sarri: "Tornato alla Lazio per amore, spero verrà ricambiato dai tifosi"

Faccia a faccia tra Sarri e Pedullà. Su Sportitalia è stata trasmessa l'intervista all’allenatore della Lazio, durante la quale sono stati affrontati diversi argomenti, a cominciare dal suo ritorno alla guida della squadra biancoceleste.

Ecco le sue parole:

Si sta per concludere il clinic di Maurizio Sarri, come nasce?

È un modo per aiutare la squadra del mio paese, la squadra nella quale ho fatto tutte le giovanili, nella quale ho fatto cinque o sei anni anche in prima squadra. Poi mettere la propria esperienza a disposizione dei ragazzi più giovani, nei quali mi rivedo, a inizio percorso, mi dà gusto e lo faccio molto volentieri.

Com’è cambiata la metodologia di Maurizio Sarri, dell’allenatore moderno?

Si parte dalle idee, si sviluppa, si fa anche qualche passo indietro. Nel calcio attuale pensare di poter avere 25 calciatori adatti al proprio calcio sta diventando praticamente impossibile. Perché cambiare le rose a disposizione delle società sta diventando sempre più dispendioso. Sta cambiando la capacità di sapersi adattare ai giocatori che uno ha a disposizione. Mi scappa da sorridere quando mi dicono che certe squadre che ho allenato dopo non giocano come il mio Napoli, ma non possono giocare come il mio Napoli. Se fosse il contrario, forse sarebbe anche controproducente perché lì avevo delle caratteristiche tecniche che mi consentivano di giocare in quel modo. Mi sarebbe piaciuto replicare un modello simile perché è quello che mi dà più gusto, però se alleno Immobile non posso farlo giocare come Mertens, son giocatori diversi. Poi la mia esperienza alla Lazio non la posso racchiudere negli ultimi tre mesi in cui le cose non sono andate bene, la mia esperienza alla Lazio è un secondo posto, che è il miglior risultato degli ultimi 25 anni della Lazio. Quindi la considero un’esperienza positiva, abbiamo fatto un ottavo di finale con il Bayern Monaco…

Se fosse entrato quel colpo di testa di Immobile, sarebbe cambiata la partita?

Sicuramente il Bayern dopo quell’episodio si è rinfrancato. L’inizio partita del Bayern ci poteva dare adito a delle speranze, era una squadra un po’ nervosa, complice il contesto polemico. La prima mezz’ora non sono stati aiutati tanto dai tifosi, quindi andare in vantaggio in quel contesto poteva creare dei presupposti. Però poi… la verità è che il Bayern era più forte di noi.

Cosa ti ha detto De Ligt, che tu conosci molto bene?

Che se fossimo andati in vantaggio la potevamo portare avanti fino in fondo, perché lo spirito della squadra in quel momento era molto basso.

È l’estate dei ritorni. Perché hai deciso di tornare alla Lazio?

Principalmente per amore, perché da un punto di vista razionale non è la scelta più logica. Però a me la Lazio m’ha preso. C’ho amore nei confronti della società, dei tifosi, la scelta è stata d’amore. C’hai pensato molto? C’erano altre cose,  per fortuna quest’anno a differenza dello scorso anno ho avuto diversi interessamenti e trattative. Questo è motivo di soddisfazione, però non è che c’ho pensato neanche più di tanto, in 48 ore ho deciso.

Cosa c’è oltre l’amore?

M’aspetto un adeguamento della rosa per renderla più idonea alle mie caratteristiche, però so benissimo la situazione e quindi so che ci sarà qualche innesto però non ci saranno stravolgimenti.

Si è parlato molto del tuo addio, dov’è la verità?

La verità è che quando hai problemi familiari di salute, di familiari a cui sei particolarmente attaccato, molto probabilmente non sei nelle condizioni mentali di sopportare i normali problemi di lavoro. In quel momento non avevo le basi per sopportare quei problemi. Niente di eclatante, nulla che non mi fosse già successo cinquanta altre volte in cui avevo la testa di sopportare quelle cose.

In quell’estate però ci sono state tante offerte dall’estero, ti sei preso una pausa di riflessione?

A livello familiare avevo avuto delle cose che mi avevano segnato, quindi probabilmente era meglio tornare in una lucidità totale e riuscire ad assorbire certi lutti che son successi in famiglia. Però anche quest’estate ho avuto delle trattative con un club dell’Arabia Saudita dove avrei guadagnato in un mese quello che alla Lazio guadagno in un anno. Però ho detto fin dall’anno scorso che sarei andato dove mi portava il cuore, non i soldi.

Non sono il tuo commercialista, ma quindi siamo intorno ai 30 milioni?

Non mi interessa. Il calcio l’ho sempre fatto per passione e tutti i soldi che sono arrivati sono stati una conseguenza della mia passione, non vorrei cominciarlo a farlo ora per soldi.

A Spalletti hanno fatto una proposta di 18 milioni, quelli dell’Al Nassr, tu cosa faresti?

Quello che ho fatto

Quindi non andresti?

No (sorride, ndr.).

Perché non è calcio?

Non lo so. È un qualcosa che se ci penso non mi provoca una reazione emotiva, non mi dà stimoli, mi riuscirebbe difficile.

Ma stanno portando anche tanti campioni…

Se portano tutti i campioni là, vorrà dire che io allenerò quelli scarsi qua. Mi dà più gusto questo.

In che stato versa il movimento del calcio in Italia? Abbiamo toccato il punto più basso?

Qui stiamo parlando di Nazionale. Può essere una parte del movimento, un riflesso del movimento, una conseguenza del movimento, perché a livello di club mi sembra che a livello europeo abbiamo fatto bene. L’anno scorso eravamo secondi nel ranking europeo, quest’anno siamo terzi. Quindi mi sembra comunque che siamo in crescita. Poi a livello di Nazionale probabilmente ci sono tante altre problematiche. Sarebbe inaudito non andare al Mondiale, con la storia che rappresentiamo a livello calcistico non possiamo mancare a tre mondiali di fila.

Eravamo a cento ma ora siamo a zero, ti sei dato una spiegazione?

Ognuno avrà le sue responsabilità. Sono tre gli allenatori che sono andati in difficoltà a livello di qualificazioni per il Mondiale, quindi mi riesce abbastanza difficile pensare che le colpe siano soltanto dell’allenatore. Evidentemente ci sarà qualcosa di più grande dell’allenatore, molto probabilmente tutte le componenti avranno delle responsabilità a livello di movimento, a cominciare dai giovani allenatori che allenano i ragazzini a finire a noi allenatori più vecchi.

Consiglio a Rino Gattuso?

L’unica cosa che gli posso consigliare è di rimanere Rino Gattuso, sempre e comunque.

Questo lo può aiutare, in questo sistema?

Penso che un allenatore debba essere sé stesso. Se sei coerente qualcosa trasmetti. Conosciamo il carattere di Rino, che a me piace e rimane anche molto simpatico, spero che continui a essere lo stesso. Sia con i risultati positivi che con quelli negativi. Spero che resti Ringhio.

C’è una cosa che resterà sempre di un allenatore come te?

Penso che le mie squadre a livello di ordine e di compattezza siano abbastanza inquadrabili. Cioè se uno vede la squadra in campo è facile dire che questa è una squadra di Sarri. Questa caratterizzazione della squadra penso che sia una mia caratteristica, poi si può andare a discutere sulla spettacolarità di una squadra o di un’altra. Secondo me però dipende dalle caratteristiche dei giocatori, soprattutto dalle caratteristiche di certi attaccanti, di fare le cose in cui sono più bravi.

Che spiegazione ti sei dato del fallimento del ciclo Giuntoli-Motta alla Juve? Ricordiamo che l’ultimo scudetto dei bianconeri lo hai vinto tu…

Pochi mesi dopo che ero lì dissi al direttore che quella era una squadra che era a fine ciclo e che quindi c’era la necessità di intervenire. Per quanto riguarda quest’anno, è difficile che non siano riusciti a fare bene. Il Giuntoli che ho conosciuto io è un direttore sportivo di altissimo livello, Thiago Motta lo scorso anno a Bologna ho visto una squadra difficile da affrontare e che giocava anche con qualità. Però l’ambiente Juve è difficile, non so dirti che cosa sia successo, però a me un po’ ha sorpreso.

Quanto tempo impiegherà la Juve a tornare protagonista?

Penso che la squadra la potenzialità di tornare protagonista ce l’ha. Protagonisti non vuol dire necessariamente vincere lo scudetto o vincere qualche coppa europea, però per poter essere competitivi ce l’hanno già le qualità.

Le panchine ormai non durano più di un anno. Ti sorprende, ti preoccupa?

Klopp in un’intervista di un paio d’anni fa disse: ‘Chi giudica un allenatore dopo una sola stagione non capisce niente di calcio’. Non so se avesse ragione al 100%, però una bella fetta di ragione ce l’aveva sicuramente.

Ti incuriosisce più Allegri che torna al Milan o il Napoli che sta facendo fuochi e fiamme sul mercato?

Il Napoli dopo la mia esperienza ha capito che gli investimenti potevano essere importanti e che potevano avere un ritorno sia a livello di risultati sportivi che a livello di risultati economici. Quando ero io al Napoli comprare un giocatore da 18 milioni era un problema quasi insormontabile, ora comprano giocatori con un valore ben superiore. Quello che sta succedendo ti dimostra che hanno fatto bene a farlo. Società forte, squadra fortissima e per i prossimi due o tre anni sono nettamente favoriti per lo scudetto.

Perché?

Era una squadra forte già prima. Inutile prendere in considerazione un decimo posto che stata un’assurdità. Quella squadra lì era forte, quella squadra lì l’hanno prima aveva vinto il campionato con tre mesi d’anticipo. È stata un’anomalia quella stagione lì, non quello che stanno facendo ora. La sensazione è che, vedendoli dall’esterno, questo dominio continuerà per due o tre anni.

Possono fare bene anche in Champions?

Secondo me sì, hanno le caratteristiche - forza e qualità - per poter essere competitivi anche in Europa.

Un giudizio sull’ultima stagione del Milan?

Giudicare da fuori e sempre difficile. La sensazione è che hanno dato quest’anno è che avevano dei giocatori forti ma che non erano una squadra forte.

Mancava l’indirizzo?

È difficile dire se mancasse l’indirizzo oppure se le caratteristiche di alcuni giocatori andavano a cozzare con le caratteristiche di altri. Se guardi i calciatori uno per uno sono giocatori forti, se guardavi la squadra qualche perplessità te la lasciava.

Cosa pensi di chi dice che Modric a fine corsa non lo prenderebbe e chi invece prenderebbe Modric tutta la vita?

Penso che il Paris Saint-Germain abbia dato una lezione a tutti quest’anno. Perché hanno smesso di fare la squadra delle figurine e hanno fatto una squadra di ragazzi giovani, con grande motivazione e grande talento e con una squadra che sembrava ridimensionata rispetto alle edizioni precedenti sono riusciti a vincere dove non avevano mai vinto e dove avevano sempre fallito.

Quindi secondo te oggi Luis Enrique miglior allenatore al mondo?

La mia opinione personale è sì. In questo momento se la gioca con Guardiola, anche se quest’anno non ha fatto un anno eccezionale, ma rimane sempre Guardiola. Però come gioca il PSG, e soprattutto le scelte e il coraggio con cui l’ha fatte, me l’hanno fatto ammirare.

Però prendere 5 gol in finale, e parlo dell’Inter, ha fatto sembrare la partitella di metà settimana…

Quando arrivi corto, sia a livello fisico che di energie mentali e nervose, contro una squadra con quelle caratteristiche se non sei pienamente in partita di perdere in maniera brutale può succedere.

Si è parlato molto di Fabregas…

Cesc è un ragazzo di un’intelligenza di altissimo livello, ha avuto tanti allenatori. L’ho trovato a Coverciano quando era terz’ultimo in classifica. Gli ho detto di non preoccuparsi perché questa squadra non solo si salverà, ma farà bene. Secondo me diventerà un allenatore di alto livello, da top club, lo sta dimostrando anche da quelle che sono le sue idee. Ha un margine importante di miglioramento, soprattutto per quanto riguarda la fase difensiva. Però io non ho dubbi che nel giro di 2 o 3 anni lo vedremo in uno dei top club europei.

Organizzazione sempre nei primi 30 metri?

In Italia si sta sventolando che il calcio vincente è il calcio diretto, bisogna andare subito con un passaggio sul dischetto a costo di tirare una pallonata. Poi vado a vedere i top d’Europa a livello nazionale: Portogallo e Spagna, due squadre di palleggio. Vado a vedere il vincitore della Champions: PSG, squadra di palleggio. Che stanno guardando questi commentatori?.

Quindi l’indirizzo è un altro?

Vedendo chi sta raccogliendo i frutti in questo momento sia a livello di nazionale che di club, mi sembra evidente.

Ci si dimentica un po’ troppo spesso della tua cura maniacale della fase difensiva? Nel tuo ultimo anno alla Lazio non hai visto quello che seminavi…

A Napoli mi sono divertito, non ho vinto ma mi sono divertito e sicuramente si sono divertiti anche i giocatori e s’è divertito il pubblico. Ma io in carriera penso di aver fatto due miracoli, lo scudetto con la Juventus che era una squadra a fine corsa, e il secondo posto della Lazio.

Più dell’Europa League con il Chelsea?

Il Chelsea in Europa League era una squadra forte che poteva vincere.

E il secondo posto al Napoli?

La squadra era forte, era adatta a me ed era molto forte. Non ha vinto poi il campionato anche per episodi sfortunati. Nella storia della Serie A non è mai successo di arrivare secondi con 91 punti.

Ci pensi spesso?

Lo scudetto probabilmente sarebbe stato il giusto coronamento per me, per i giocatori e per il pubblico di un percorso lungo tre anni. Questo senso di insoddisfazione per il risultato rimarrà per tutta la vita, solo per il risultato per tutto il resto mi sono trovato bene su tutto.

Poi c’è chi dice che se non resti sul palmares la gente si dimentica…

Non è così. Io posso ricordare delle squadre che non hanno vinto e dimenticarmi di chi ha vinto. Se io ti parlo di anni ’70 che ti viene in mente? L’Olanda, non ha vinto niente. Quando io ero a Napoli, si parlava degli scudetti, ma si parlava di Maradona e basta. Però mi hanno parlato tutti del Napoli di Vinicio.

Gasperini alla Roma?

Bello dai.

Nove anni all’Atalanta, irripetibili?

La sensazione da fuori è che l’Atalanta sia una società bella strutturata, forte, solida. E che quindi possa continuare anche un percorso anche senza Gasperini. La mancanza sarà pesante, però dopo nove o dieci anni, che per l’Italia è un periodo incredibile, per un allenatore ci può essere la sensazione che un periodo sia finito e che la voglia di iniziare un’esperienza diversa.

Sai che ti chiederanno di mantenere quel rendimento nei derby?

Sarà dura. Speriamo di poterlo fare. Partita devastante. Io in carriera ho giocato partite di grande importanza, ma il senso di spossatezza che provi dopo un derby non l’avevo mai provato.

Quanto pesa prima e dopo?

Pesa tutta la settimana, ma il peso vero ti arriva quando l’arbitro fischia la fine. Lì ti rendi conto del peso che hai dovuto sostenere per tutta la settimana”.

Derby più bello?

Ne abbiamo vinti 4, pareggiato 1 e perso 1. Il primo fu bellissimo per l’evoluzione, un 3-2 combattutissimo e poi per l’emozione che ti lascia il primo derby vinto. Così come ricordo il derby perso, una sensazione devastante. Io mi vergognavo di andare a Formello.

Ma ne hai perso solo uno…

Eh ma quella settimana è stata dura.

E come l’hai gestita?

Non parlavo con nessuno. Né con i giocatori, né con nessun altro. Con nessuno.

Ancelotti ha fatto bene ad accettare il Brasile?

Se uno ha fatto bene o ha fatto male dipende da quello che sente lui in quel momento. Sicuramente Ancelotti se aspettava dieci giorni era l’allenatore dell’Italia. Quindi non lo so se prevarrà in lui la soddisfazione o un pizzico di rammarico.

Finalmente potrai allenare con la tua famosa settimana tipo…

Ora lo dicono tutti. Ho letto anche un comunicato dell’associazione internazionale dei calciatori.

Ma perché ti attaccavano tutti?

Probabilmente perché stavo antipatico. Poi lo ha detto Klopp e tutti hanno cominciato a dire: ‘Klopp ha ragione’. L’ha detto Guardiola, e tutti hanno cominciato a dire: ‘Eh ma l’ha detto Guardiola, si sta esagerando’.

Ti aiuta molto la settimana tipo?

Sì, ti aiuta. Però la competizione europea ti manca. Si sta parlando dell’aspetto positivo, che è il lavoro, però c’è anche l’aspetto negativo. Far mancare una coppa europea a una squadra della Capitale non è che mi piace tantissimo.

Si può seminare per provare a tornarci.

Speriamo, non sarà facile.

Cosa ti verrà in mente la prima volta che tornerai allo Stadio Olimpico?

Ah pensavo a Formello. A Formello mi mancherà Olympia. Era proprio nel giardino davanti alla mia stanza, quindi la vedevo tutti i giorni ripetutamente. Ora ho visto che non c’è più. L’Olimpico? Spero di essere accettato bene da tutti. Io sono tornato per amore nei loro confronti, quindi spero che un po’ di questo amore ritorni.

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