Pagine Romaniste
·31. Januar 2025
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Leonardo Graziani, capitano e numero 10 della Primavera, ha parlato ai canali social della Roma, durante il primo episodio di “Dreaming Roma“. Le sue parole:
La sensazione è che tu sia estroverso in campo ma timido fuori? “Sì, esatto. Dentro il campo sono più libero. Fuori c’è un po’ di timidezza”.
Classe 2005, decimo anno di Roma. Ricordi il primo giorno? “Bellissimo. Non lo scorderò mai. Il provino che ho fatto qui alla Roma è stato bellissimo. Io sono nato a L’Aquila ma sono cresciuto a Rieti, mi hanno chiamato e ho fatto il provino con i 2004. Essere chiamato dal ds che era Bruno Conti è stupendo, è stata un’emozione grandissima. Essendo abituati ai campi di Rieti, che non sono il massimo, qui i campi erano bellissimi”.
Che pensieri avevi in testa nel tragitto tra casa e Trigoria? “Avevo 7 anni, ero molto piccolo. Non ricordo benissimo le emozioni ma ero molto agitato. Dopo il provino avevo la sensazione di aver giocato benissimo, anche perché subito dopo vedo Bruno Conti che parlava con mio padre ed era un bel segnale”.
La tua famiglia come e quanto ti ha aiutato? “La Roma mi ha preso un anno prima, all’inizio viaggiavamo. Conti aveva detto a mio padre di venire 2/3 volte a settimana da Rieti, ma alla fine sono diventate 5/6 a settimana. Mio padre faceva avanti e indietro ogni giorno più l’attesa fuori Trigoria. I sacrifici ci sono stati da parte mia ma soprattutto dalla mia famiglia”.
Quando hai firmato il primo contratto da professionista il primo pensiero è stato ai loro sacrifici? “Sì, tutti. Vivo per queste cose e farli felici è la cosa più importante. Ci penso quanto gioco. Li voglio rendere orgogliosi”.
In questi 10 anni c’è un momento, una fotografia o una persona a cui sei affezionato? “Ogni giorno è sempre stato un’emozione entrare qui dentro, allenarmi e adesso anche con la prima squadra. Sembra di vivere un sogno. Anche questa estate durante la preparazione mister De Rossi mi ha dato la possibilità di giocare qualche amichevole, lo ringrazierò sempre. Ringrazio la società e i miei familiari che mi sono sempre vicini”.
La partita che rigiocheresti? “Sono rimasto malissimo l’anno scorso con la Primavera. Cresci nel settore giovanile per vincere trofei e sogni di arrivare in Primavera da piccolo. Poi ovviamente il salto in prima squadra. Essere arrivato in finale scudetto col Sassuolo e non vincere, sono stato veramente male”.
C’è sempre un però, per te significa altro anno in Primavera, fascia da capitan e un’altra opportunità. “Proprio per questo quest’anno non vedo l’ora di arrivare alle finali e vincere tutto. Ci sono rimasto malissimo e non vedo l’ora di rigiocare una partita del genere”.
Per voi è la ciliegina sulla torta della fine di un percorso. Penso alle lacrime di Pisilli. “Sì, è molto simile a quello che ha fatto Niccolò. Lo stimo tantissimo ed è un ragazzo bravissimo. È un punto di riferimento, con lui sono cresciuto e sono entrato dentro Trigoria. Vorrei fare quello che sta facendo lui perché è veramente un sogno. Mi dedico a quello per arrivare a dove sta Niccolò”.
Qual è il ruolo che preferisci? “Sono una mezz’ala di qualità ma ho anche tutte e due le fasi. Sono offensivo, ma anche difensivo. Mi diverto molto soprattutto giocando con la palla, è bello far gol e farlo con questa squadra”.
Meglio assist o gol? “Gol. Se l’attaccante è messo meglio sono il primo a dare la palla, ma il gol è il gol”.
Un aspetto da migliorare e uno in cui ti senti già forte? “Sono un giocatore che fa la fase di possesso e di non possesso ma devo migliorare quella di non possesso. Ce l’ho ma la devo tirare fuori. Invece, il mio punto di forza è avere la palla tra i piedi. Sono un ragazzo umile.. Sono un giocatore di qualità, che mette in porta anche i compagni e li fa segnare. Direi questo a chi non mi conosce”.
Che peso ha una società come la Roma per il ragazzo, per il calciatore e per l’uomo? “Molto. Fuori dal campo è una società attenta a tutte le situazioni, ti aiuta ad arrivare nel mondo prima squadra. Ti addestrano per allenarti in prima squadra con gli stessi atteggiamenti che hai avuto fin da bambino, quello per me è l’obiettivo della società e lo sta facendo benissimo”.
Hai fatto il ritiro e le amichevoli da protagonista. Che estate è stata? “Non la scorderò mai. Ho ringraziato De Rossi, perché abbiamo giocato anche una partita a Rieti dove sono cresciuto e quando sono sceso dal pullman tutti mi chiamavano. Gli ho detto che mi stava facendo vivere un sogno, lui si è messo a ridere e mi ha tirato anche una pizza sul collo. Non scorderò mai i gol seganti in prima squadra o fare la preparazione con Dybala, che ti aiuta nelle varie situazioni”.
Ora ti stai abituando ad allenarti con loro? “Sì. Sta diventando il mio lavoro e voglio fare questo da grande. Voglio continuare così”.
C’è stato un momento in cui ha pensato che l’esordio fosse vicino? “Beh, sì. L’ho pensato ma ci sono stati molti cambiamenti in questi mesi e quindi l’obiettivo primario è vincere le partite in Serie A. Se mi daranno spazio per andare sopra, non vedo l’ora. Ma è giusto che sopra vincano le partite”.
Non sei tanto social. “Torniamo alla timidezza. Li suo ma molto sul calcio. Se devo mettere qualche storia è tutto sul calcio”.
Che fai in ritiro? Guardi i social? “Guardo i social, soprattutto per i ragazzi di oggi i social fanno parte di noi ma cerco sempre di evitare. Mi piace tanto parlare con i compagni”.
Avresti mai immaginato che il professionismo sia lì a un passo? “Ancora non ci credo tanto, ma intravedo qualcosa. Devo continuare come sto facendo, perché non è semplice”.
Qual è la tua ambizione? “Di giocare nei grandi stadi e vincere più coppe possibili. È il mio obiettivo. E soprattutto fare il lavoro di giocare a calcio”.
Un sogno? “Ovviamente vincere il Mondiale con la Nazionale”.
Cosa significa la maglia della Roma? “Tanto, tantissimo. Sono cresciuto qui, è un onore ogni giorno, soprattutto adesso in Primavera, giocare con la numero 10 e la fascia da capitano. Non so neanche descriverlo, è bellissimo. La società mi ha dato la possibilità di indossare entrambe e la devo solo ringraziare”.