Calcio e Finanza
·23. Mai 2025
Pm di Milano: «Ultras una sorta di “milizia privata” in rapporto con i club»

In partnership with
Yahoo sportsCalcio e Finanza
·23. Mai 2025
Gli ultras delle curve di San Siro, la Nord interista e la Sud milanista, imputati nel processo abbreviato scaturito dal maxi blitz di Polizia e Gdf di settembre, «hanno costituito una sorta di “milizia privata”» con i propri capi, «una propria struttura gerarchica, un proprio territorio», ossia lo stadio e «i dintorni», e le «proprie regole». Milizie che erano «in rapporti, conflittuali o meno» non solo con altre tifoserie, ma anche con i club.
E con «le strutture statali deputate alla repressione dei reati». Questi «rapporti con istituzioni e con la società calcistica ha generato, negli imputati, una sorta di legittimazione». È uno dei temi, evidenziato anche in una memoria depositata, della requisitoria di oggi del pm della Dda di Milano Paolo Storari, che ha chiesto 16 condanne, tra cui 10 anni per il capo della Sud, Luca Lucci, e 9 anni per Andrea Beretta, ex leader della Nord e ora collaboratore di giustizia.
La «legittimazione fornita», ha fatto presente Storari nella memoria, «ha fatto sì che i capi della milizia privata fossero diventate persone degne di ogni considerazione, quasi i “capi di Milano”, a cui ci si poteva rivolgere per ogni problema o necessità, anche al di fuori del contesto stadio». Come è, in effetti, avvenuto e «basti in proposito pensare ai rapporti Luca Lucci-Federico Leonardo Lucia, in arte Fedez», non indagato nell’inchiesta sulle curve.
Il pm parla delle «continue interlocuzioni con gli esponenti del tifo organizzato da parte di ambienti istituzionali, anche per la gestione dell’ordine pubblico» e, poi, della «omertà riscontrata nelle vittime degli esponenti ultras, conseguenza della intimidazione che genera il vincolo associativo». E di quel «patto di non belligeranza» stipulato dalle curve Nord e Sud, «quasi fossero una sorta di organismo statale che delimita i propri confini con altri organismi statali».
Le «milizie» si sono mosse infliggendo «sanzioni nei confronti dei propri sottoposti (espulsioni e sospensioni dal cosiddetto direttivo, censure per condotte non conformi alle regole che si è data la milizia)», hanno elargito «premi e privilegi» e hanno avuto «un proprio patrimonio (ricavi da vendita di biglietti, fanzine, merchandising)» gestito dai capi.
Per gli ultras la «legittimazione» serviva a «garantire impunità e l’esigenza di essere rispettati e riconosciuti come legittimi interlocutori da parte della Forze di Polizia e da altri organismi istituzionali, nonché la garanzia di una sorta di zona franca (lo stadio) dove gli altri attori che operano allo stadio Meazza non dovrebbero entrare (significativo che gli steward non vanno mai in curva)».
Nella memoria di centinaia di pagine, depositata alla gup del processo abbreviato, la Dda ricostruisce passo passo tutte le indagini sulle curve.