"Non è calcio femminile, è calcio". Il Ct Soncin all'evento di chiusura del calciomercato di A.Di.Se.: "Credo fortemente in questa definizione" | OneFootball

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·30. Januar 2025

"Non è calcio femminile, è calcio". Il Ct Soncin all'evento di chiusura del calciomercato di A.Di.Se.: "Credo fortemente in questa definizione"

Artikelbild:"Non è calcio femminile, è calcio". Il Ct Soncin all'evento di chiusura del calciomercato di A.Di.Se.: "Credo fortemente in questa definizione"

“Non è calcio femminile, è calcio”. La frase pronunciata dal Ct della Nazionale femminile Andrea Soncin nel dicembre 2023, dopo la vittoria dell’Italia sulla Svizzera in UEFA Women’s Nations League a Parma, è diventata iconica. Ed è stata scelta come titolo del panel che ha visto protagonista proprio Soncin a Milano, nell’ambito dell’evento di chiusura del calciomercato dell’A.Di.Se., che nel corso del pomeriggio aveva ospitato anche la tavola rotonda "Il nuovo corso della Divisione Serie A Femminile, dall'essere dilettante all'essere professionista".

Un racconto, davanti a una platea formata anche dalle ragazze del settore giovanile dell'Orobica, che parte proprio dalla genesi di quella frase: “Mi è uscita d’istinto, senza filtri – racconta Soncin –. Credo fortemente in questa definizione, tenendo in considerazione le specificità e le caratteristiche del movimento. L’aspetto relazionale, psicologico e motivazionale dovrebbe essere attenzionato anche nel maschile, è questa la differenza tra i due mondi, poi la voglia di vincere, la passione e gli aspetti tecnico-tattici sono gli stessi”.


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Una rivoluzione, quella portata da Soncin e dal suo staff, non solo tecnico-tattica, ma anche…linguistica: “Mi ritengo l’allenatore della Nazionale femminile di calcio, non della Nazionale di calcio femminile: cambia tanto. Ci vuole attenzione alle specificità, anche perché nel nostro paese c’è una cultura che sta migliorando ma che deve migliorare ancora. I numeri stanno aumentando ma ci sono ancora certi freni culturali che probabilmente rallentano il processo”. Un anno e mezzo fa, quando Soncin si è insediato sulla panchina delle Azzurre, è iniziato un lungo processo di conoscenza, “in cui mi sono prefissato l’obiettivo di mettere la persona al centro, non solo le atlete. Un percorso, questo, condiviso anche con lo staff. Conoscere a fondo le ragazze significa scoprirne i desideri, le ambizioni, le paure, creare un ambiente ideale in cui la gente si sente libera di esprimersi, senza avere paura del giudizio. Con le ragazze la gestione dell’errore è un aspetto molto importante, perché spesso si colpevolizzano tanto: per questo, ci siamo concentrati sul dare valore alla soluzione e non all’errore, cercando di conoscere a fondo tutte le ragazze convocabili”.

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Un gruppo allargato, quello di Soncin, in cui può esserci spazio per tutte: “Il sogno si conquista sul campo. Noi osserviamo tutto, anche la Serie B e la Serie C, come accaduto nel caso di Nischler che avevamo già osservato prima che arrivasse in Serie A. Vestire la maglia azzurra è un sogno ed è giusto dare a tutte la possibilità di realizzarlo”. Soncin dice di sentirsi “al settimo cielo” sulla panchina azzurra: “È un qualcosa di unico, impareggiabile, ogni raduno c’è un continuo scambio di emozioni: nelle ragazze ho trovato grandissima disponibilità, molta attenzione nel volere risposte e spiegazioni, a cui segue una massima applicazione per fare quello che si chiede loro. Ho trovato delle professioniste di altissimo livello: sono cresciute dal punto di vista della mentalità, anche perché hanno capito che essere professioniste non significa solo tutele e diritti ma anche essere atlete ed esempi in tutti i loro comportamenti”.E fondamentale, per il raggiungimento dei risultati, è anche la sinergia con i club: “Leggevo qualche giorno fa un’intervista del Ct Luciano Spalletti, in cui dice che lui è Ct 7 giorni su 7, 24 ore su 24. Mi ci ritrovo totalmente: fuori dal raduno il nostro è un contatto costante con ragazze e club. Abbiamo una sinergia molto stretta, partendo sempre dal concetto di mettere la persona al centro. Ci scambiamo info tecniche, fisiche, personali, alimentari, ecc… lo stesso lo facciamo anche con le giovanili. Dipendiamo totalmente dal lavoro quotidiano dei club. Una ‘crescita mano nella mano’: soltanto tutti insieme possiamo alzare il livello delle ragazze e di tutto il movimento”.

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Da alcuni retroscena su cosa accade nel ritiro della Nazionale (“Una delle ultime attività di team building è stato chiedere alle ragazze di realizzare un collage grafico sul tema ‘L’Italia chiamò’”) a tre aggettivi per definire la squadra (“Coraggiosa, emozionante, rispettosa”), Soncin si proietta poi sul doppio impegno che attende l’Italia in Nations League a febbraio: il 21 a Monza contro il Galles, il 25 a La Spezia contro la Danimarca. “Perché venire allo stadio? Perché ci si diverte, si vede passione, si vede uno scambio di emozioni uniche. Paradossalmente, se i ragazzi vanno spinti emotivamente, le ragazze bisogna frenarle, ma è bello anche vivere questo coinvolgimento. Abbiamo voluto fortemente giocare a Monza, piazza importante dove sono passate tante grandi giocatrici, compresa la mia vice (Viviana Schiavi, ndr). Siamo sicuri che la gente ci trascinerà”.

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