Calcio e Finanza
·31. Juli 2025
L’ultimatum di Sala alla maggioranza: «A settembre stadio, Pgt e piano casa o vado via»

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·31. Juli 2025
Mentre le indagini della Procura in merito all’urbanistica di Milano continuano, e sembrano allargarsi sempre di più, in Consiglio Comunale sembra salire la tensione politica, e non solo quella fra maggioranza e opposizione.
Come riporta l’edizione milanese de La Repubblica, il sindaco Giuseppe Sala sembra essere molto impaziente di continuare l’iter consiliare per le opere ritenute più importanti: stadio San Siro (va conclusa la vendita a Inter e Milan prima che scatti il vincolo sul secondo anello fissato per il 10 novembre), il revisione del piano di governo del territorio (Pgt) e il piano per l’edilizia residenziale.
«Non sono qui per occupare una poltrona. A settembre bisognerà stabilire delle scadenze: o portiamo avanti i progetti che dobbiamo realizzare, oppure ce ne andiamo tutti a casa», sarebbe il messaggio di Sala ai suoi collaboratore con il chiaro intento di smuovere quella impasse che si è venuta a creare con lo scoppio dell’inchiesta urbanistica del capoluogo lombardo.
I destinatari di questo messaggio indiretto sono facili da individuare e appartengono alla stessa maggioranza comunale che sostiene il sindaco Sala nella sua posizione a Palazzo Marino. A gravare sul clima di attesa, a ridosso della pausa estiva, sono anche le imminenti decisioni che dovranno arrivare dal Palazzo di Giustizia.
Proprio da lì sono attese novità che potrebbero scardinare definitivamente gli equilibri politici di Milano. La pressione che Sala esercita sulla propria maggioranza sembra riflettere anche il deterioramento dei rapporti interni, causato dal clima di sfiducia che si è creato dopo il suo coinvolgimento nell’indagine e il successivo discorso con cui ha ribadito in Consiglio comunale la volontà di proseguire il suo mandato.
Dalla sua iscrizione nel registro degli indagati, insieme a oltre 70 persone, Sala si attendeva una presa di posizione chiara dalla leadership del Partito Democratico, in particolare dalla leader Elly Schlein con una conferma della fiducia nei suoi confronti. In mano aveva un asso importante: sapeva bene che nessuna forza politica, tantomeno il PD, avrebbe gradito un ritorno immediato alle urne, specialmente con un’inchiesta in corso che colpisce una delle amministrazioni di punta del centrosinistra e con l’urgenza di individuare un nuovo candidato. Alla fine, la segretaria del PD ha effettivamente preso posizione in pubblico, rinnovandogli il sostegno, ma accompagnando il messaggio con una richiesta chiara da parte dei dirigenti locali: serve un cambiamento concreto, soprattutto sul fronte urbanistico.
Proprio per questo, tutti i partiti di maggioranza del capoluogo lombardo, con in testa il PD, hanno chiesto la nomina immediata di Federico D’Andrea, ex ufficiale della Guardia di Finanza con un passato al fianco del pool Mani Pulite, come figura di garanzia e consulente per l’urbanistica. Un modo per segnalare chiaramente all’esterno l’intenzione di voltare pagina.
Sala, pur condividendo la scelta del nome, ha ritenuto più opportuno nominare D’Andrea contemporaneamente al nuovo assessore, chiedendo ai partiti di maggioranza di mettersi d’accordo: «Indicatemi un nome che vada bene a tutti per il ruolo di assessore all’Urbanistica». Intanto, la carica lasciata dall’ex assessore Giancarlo Tancredi è stata temporaneamente affidata alla vicesindaca Anna Scavuzzo. Alla fine ha prevalso la linea del sindaco: nomine contestuali, da effettuare a settembre.
Insomma, al momento, c’è un gioco di equilibri abbastanza precari e instabili che si mantengono in un clima di reciproca diffidenza. Soprattutto considerando che Sala non è disposto a cedere su ciò che considera irrinunciabile: la realizzazione del nuovo stadio, il piano casa e la riforma del Pgt. Obiettivi che il sindaco vuole formalizzare prima di andare alle urne nel 2027, o prima, anche a costo di fare un passo indietro e mandare alle urne i cittadini milanesi nel bel mezzo di un’inchiesta giudiziaria sulla città.