Jordi Cruijff: «Mio padre Johan ha rivoluzionato il calcio, pure nei rigori. Non gli importava avere perso il Mondiale 1974. Ecco cosa mi è pesato del nostro cognome…» | OneFootball

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·7. Februar 2025

Jordi Cruijff: «Mio padre Johan ha rivoluzionato il calcio, pure nei rigori. Non gli importava avere perso il Mondiale 1974. Ecco cosa mi è pesato del nostro cognome…»

Artikelbild:Jordi Cruijff: «Mio padre Johan ha rivoluzionato il calcio, pure nei rigori. Non gli importava avere perso il Mondiale 1974. Ecco cosa mi è pesato del nostro cognome…»

Le parole di Jordi Cruijff, figlio di Johan, sull’impatto del padre nel mondo del calcio. Tutti i dettagli in merito al fuoriclasse olandese

Jordi Cruijff ha portato un cognome pesante, ecco perché sulla maglia preferiva mettere il nome di battesimo. Oggi su La Gazzetta dello Sport si racconta in una bella intervista.

IL PRIMO RICORDO DEL PAPA’ CALCIATORE«Gliene dico due. Il primo è un gol all’Haarlem, dicembre 1981. Mio padre ha 34 anni, io quasi 8. Siamo appena arrivati da Washington e il ritorno di papà all’Ajax è stato motivo di discussione: aveva lasciato il Barça e l’Europa da tre anni per andare in un calcio meno competitivo, c’erano dubbi su forma ed età. Soren Lerby gli dà il pallone al limite dell’area, lui salta un uomo in diagonale e dal vertice destro batte il portiere con un pallonetto. Tutti in piedi. E io con loro, prima presa di coscienza “live” della grandezza di mio padre. Un anno dopo, dicembre 1982, partita con l’Helmond Sport. Rigore per l’Ajax, batte papà che passa a Jesper Olsen, triangolo chiuso con gol a porta vuota. Io sono in tribuna: silenzio,confusione, stupore, poi il caos. “Ma è legale? Si può fare?”. Nessuno aveva mai battuto un rigore in questo modo. Una piccola rivoluzione, il bambino che è in me conosce un altro pezzo, molto grande, di suo padre».L’ULTIMO RICORDO«Non è l’ultimo, ma per me è significativo: Wembley 1992, finale di Coppa Campioni tra Barcellona e Samp. Koeman segna e mio padre esce dalla panchina per festeggiare. Deve saltare la barriera pubblicitaria e inciampa. Se fosse caduto quel video sarebbe rimasto nella storia del calcio. Restò in piedi, in una giornata storica per il Barça, che vinse la sua prima Coppa d’Europa. Per me li c’è tutta la vita di mio padre: era coraggioso, rivoluzionario e la cosa comportava dei rischi. A volte gli è andata bene, altre no. Però osava sempre».LA FINALE PERSA CON LA GERMANIA OVEST NEL 1974«Io glielo ricordavo spesso: “Quella medaglia non era d’oro, era di un altro colore”. E lui,convinto: “A me va bene così, con il Total Football abbiamo rivoluzionato il calcio. Preferisco che la gente ci ricordi per questo che per il colore della medaglia”. Lo ripeteva sempre, sempre, e non era una difesa, eh?Era il suo modo di intendere la vita».LA SUA CARRIERA«Perché a un certo punto la pressione si è trasformata in orgoglio, mi sono liberato. Io vivo bene finché sto in Olanda. Lì nessuno fa caso al mio cognome, e soprattutto nessuno fa paragoni tra un ragazzino e una stella mondiale. Quando arrivo in Spagna alla cantera del Barça le cose cambiano. Alla gente qui il tema padre-figlio piace, come le esagerazioni: se giochi bene la tua partita è eccellente, se giochi male fa schifo, senza equilibrio. Mi mettono uno zaino pesante sulle spalle. E soffro. Anche perché mio padre non è un tipo facile: molti lo adorano, ma ha anche nemici che se non riescono a colpirlo direttamente cercano altre strade. Il figlio, ad esempio. Sono riuscito a farmi strada, ma mi sono liberato solo quando sono andato al Manchester United».

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