Calcionews24
·8. Juni 2025
Italia, il problema è la formazione: la passione c’è ancora, ma sui vivai siamo in ritardo rispetto all’Europa

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·8. Juni 2025
L’Italia del calcio si ritrova a fare i conti con una crisi tecnica profonda, emersa con forza nel confronto con la Norvegia: Donnarumma a parte, il talento sembra oggi più presente tra gli avversari che tra gli azzurri. Haaland e Odegaard rappresentano una generazione norvegese in ascesa, mentre in Italia si fatica a trovare calciatori offensivi capaci di saltare l’uomo o cambiare il ritmo. Il confronto con le generazioni passate – Del Piero, Totti, Cassano – fa ancora più male, soprattutto se oggi, davanti, non c’è quasi nulla. La preoccupazione è diffusa: il rischio di un terzo Mondiale consecutivo senza l’Italia è reale, e la crescita di altri sport, come il tennis grazie a Sinner, accende dubbi sulla centralità del calcio nel Paese.
Eppure, i numeri parlano ancora di una grande passione: oltre 1,4 milioni i tesserati Figc, circa 4,5 milioni gli italiani che praticano il calcio, con dati tornati in crescita dopo il Covid. Il problema è la formazione: come riportato da Tuttosport rispetto a Inghilterra, Germania e Francia, in Italia si investe meno e senza un piano strategico condiviso. Le altre nazioni hanno costruito modelli solidi per la crescita dei giovani, mentre l’Italia ha mosso i primi passi solo di recente, con la riforma Zola per i vivai. I giovani ci sarebbero anche, ma non vengono valorizzati: l’età media della Nazionale è bassa solo perché molti calciatori hanno tra i 22 e i 25 anni, mentre gli under 21 sono appena il 2,2%. E nei ranking internazionali dei talenti emergenti, gli italiani sono pochi e poco utilizzati. Serve un progetto, altrimenti il talento continuerà a sfuggirci.