Calcionews24
·4. Juni 2025
Fabregas Inter, Del Bosque: «In campo pensava già da allenatore, un valore aggiunto per la squadra. Ecco qual è il suo pregio e la differenza con Xabi Alonso e Xavi»

In partnership with
Yahoo sportsCalcionews24
·4. Juni 2025
Vicente Del Bosque, figura iconica del calcio spagnolo e mondiale, è stato l’architetto dei trionfi della Spagna che ha conquistato il Mondiale 2010 e l’Europeo 2012. All’interno di quella squadra leggendaria, Cesc Fabregas rappresentava uno dei talenti più puri e tatticamente duttili. Del Bosque ha sempre dimostrato grande stima per l’intelligenza calcistica di Fabregas, impiegandolo spesso in ruoli chiave, a volte anche come “falso nueve”, sfruttandone la visione di gioco e la capacità di inserirsi. Il loro è stato un rapporto di profonda fiducia reciproca, fondamentale per i successi della Roja. Oggi, con le voci che accostano Fabregas alla panchina dell’Inter come possibile successore di Inzaghi, è interessante ricordare il suo legame con un mentore del calibro di Del Bosque, da cui potrebbe aver assorbito lezioni preziose sulla gestione del gruppo e sulla lettura tattica delle partite. Ecco le parole dell’ex ct della Spagna sull’attuale allenatore del Como affidate a La Gazzetta dello Sport.
FABREGAS É UN ALTRO ALLENATORE DEL SUO GRUPPO – «Già, cominciano ad essere un bel numero, e mi fa piacere perché vuol dire che la passione per il calcio resta viva ed è sempre un bel segnale. Erano ragazzi che amavano il calcio e ora sono uomini che provano a insegnarlo, di cose da dire e da trasmettere ne hanno parecchie».CESC ERA GIA’ UN ALLENATORE DA GIOCATORE – «Sì, e per vari motivi. Il primo si rifà a quanto detto prima: un bel pezzo di quella squadra ha preso il cammino dell’insegnamento e la cosa da spettatore non può che farmi piacere. Il secondo, pensando a Cesc, e che io guardandolo dalla panchina vedevo che lui in campo giocava pensando già come un allenatore, cosa per me molto importante in chiave futura».IL PREGIO DI FABREGAS – «Pensava sempre alla squadra come insieme, giocava in una posizione nella quale aveva grande libertà e mi sembrava che la interpretasse come una responsabilità, pensava che dovesse essere messa a disposizione dei compagni, per migliorarli e facilitar loro il compito o la giocata. Era molto disciplinato e gli piaceva far girare gli altri attorno a sé».DIVERSO DA XABI ALONSO E XAVI – «Perché interpretava il gioco in maniera diversa. Ma ripeto, sempre con in testa la squadra e il bene comune. Se pensiamo a questi tre nomi, hanno scelto lo stesso cammino partendo da basi diverse: in comune hanno la passione per il calcio e per il lavoro, ed è molto bello. Anche io ho fatto lo stesso percorso, forse per questo mi piace che i miei ex giocatori passino dal campo alla panchina».