Danilo, la sua storia alla Juve: ascesa e declino del difensore brasiliano con la maglia bianconera – VIDEO | OneFootball

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·31. Januar 2025

Danilo, la sua storia alla Juve: ascesa e declino del difensore brasiliano con la maglia bianconera – VIDEO

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Danilo, la sua storia alla Juve: ascesa e declino del difensore brasiliano con la maglia bianconera. Ecco la sua carriera a Torino – VIDEO

É diventato il capitano della Juventus, è andato via senza poter salutare i tifosi. Come è possibile che succeda una situazione del genere in un club sempre molto attento alla sua storia e ai suoi uomini simbolo? Per capirlo bisogna raccontare una storia speciale: ascesa e declino di Danilo Luiz da Silva.

Probabilmente per capire il perché il brasiliano abbia conquistato un posto nel cuore di tanti non è necessario guardare troppo all’inizio. O meglio, non è il sistema di aspettative create attorno al suo arrivo ad avere alimentato un sentimento forte. Vero, di Danilo alla Juve se n’era parlato anche prima che arrivasse nel 2019. In ogni passaggio – dal Santos al Porto, da lì al Real Madrid prima e al Manchester City – il suo nome era stato accostato a un club italiano (in primis l’Inter, che cercava il nuovo Maicon) e poi alla società dominatrice degli anni ’10, che non ha mai esitato a guardare con attenzione in più direzioni.


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Danilo la Juve l’ha osservata a Cardiff, dalla panchina del Real. Vi arriva due anni dopo ed il fatto che sostituisca uno come Joao Cancelo è già un evento particolarmente significativo. Perché il portoghese è giocatore anarchico, un difensore più portato a guardare avanti che a coprire lo spazio alle sue spalle, non è certo la continuità a spiccare nelle sue prestazioni. Però, il talento c’è, anzi, ruba l’occhio. Tanto da far parlare di lui come di un attaccante aggiunto. Per certi versi, è anche colui che meglio si connette a Cristiano Ronaldo e non certo per ragioni di mera appartenenza nazionale. Entrambi praticano un calcio meramente offensivo e stilisticamente raffinato, con una elevata dose di individualismo. Messi insieme funzionano, come si vede nel gol confezionato dall’esterno per CR7 in Olanda, contro l’Ajax.

Uno come Cancelo piace e divide nei giudizi. Danilo sembra l’esatto contrario. Perché è l’affidabilità in persona. «Abbina doti di corsa a grande tecnica individuale», scrive il sito della Juventus nell’estate del 2019 quando arriva. A conquistare sono i suoi modi. A partire dalla conferenza stampa, dove saluta in italiano e si esprime con concetti profondi. Si capisce che è uomo con il gusto della lettura, come risulterà evidente quando interverrà nella battaglia del club contro il razzismo che alberga negli stadi e nella società. Ha uno sguardo a lunga gittata Danilo, in campo e fuori. E quel che colpisce, è che non ci sia allenatore che non glielo riconosca apertamente. Tutti: Maurizio Sarri, Andrea Pirlo e Massimiliano Allegri. C’è una coerenza di interpretazioni altrui che si commette perfettamente a quel che lui stesso ha manifestato dal primo giorno a Torino, espresso pubblicamente: «Nonostante io abbia 28 anni sono aperto a imparare tutto ciò che posso. Ho voglia di imparare ed evolvermi». Questa sua crescita gli viene riconosciuta all’unanimità da chi lo dirige dalla panchina e ne osserva non senza sorpresa l’insieme delle sue prestazioni.

Danilo parte con il botto, va in rete dopo 28 secondi dal suo ingresso in campo in Juventus-Napoli, ma non è un episodio più di un altro a dare consistenza al suo legame con la gente della Juve. É il suo esserci, la sensazione di orgoglio nel vestire il bianconero, la scelta della maglia numero 6 di Gaetano Scirea, la capacità di metterci la faccia nei momenti difficili. In continuità a questo modo di essere e vivere la juventinità, lui ha la stagione migliore proprio quando ce n’è maggiormente bisogno, in quel 2022-23 nel quale la squadra viene dilaniata dalla giustizia sportiva che la tortura con le penalizzazioni a singhiozzo, impedendole di partecipare ad armi pari. Danilo non cerca alibi. E supplisce non di rado a una società in trasformazione traumatica, sotto shock e spesso in afasia comunicativa.É un vero peccato che sia andata a finire come sappiamo. Anche per questo riviverla tutta, passaggio per passaggio, acquisisce un senso ulteriore e restituisce a Danilo, il Capitano, quel che merita, comunque la si pensi sull’epilogo.

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