Bologna, ritiro Valles 2025: il Tosco l’ha visto così (1^ parte) | OneFootball

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·26. Juli 2025

Bologna, ritiro Valles 2025: il Tosco l’ha visto così (1^ parte)

Artikelbild:Bologna, ritiro Valles 2025: il Tosco l’ha visto così (1^ parte)

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Ho assistito per intero ad entrambi i ritiri di Vincenzo Italiano a Valles, quindi ho la possibilità di fare comparazioni: l’anno scorso il primo impatto era stato di un tecnico che si approcciava al gruppo con esercitazioni semplici, al limite del ‘basico’, probabilmente per studiare una squadra che, causa impegni delle Nazionali e mercato in corso, era tutto da amalgamare.


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Quest’anno invece non si può certo affermare che il mister dei rossoblù abbia usato lo stesso approccio: fin da subito allenamenti con livelli di esercitazioni notevolmente superiori per difficoltà di sviluppo, stimoli verbali continui e soprattutto il ritorno ad un lavoro fisico ‘a secco’ (cioè senza l’uso del pallone) in alcune sedute, così da far presagire un cambiamento nella metodologia della preparazione atletica, inaspettato almeno per il sottoscritto.

Nell’ultimo decennio e forse oltre, tutti gli allenatori hanno insistito col finalizzare ogni esercitazione tecnico-tattica anche al lavoro fisico: per non perdere momenti utili ad affinare la tecnica individuale, la trasmissione del pallone, la precisione nel palleggio e nella conduzione, gli esercizi si tramutavano in circuiti da ripetere per tot minuti e per un numero variabile di volte, così da raggiungere due scopi in una singola esercitazione: quello fisico-atletico e quello tecnico.

Processo tanto intuitivo quanto logico: invece di correre senza pallone come un maratoneta qualsiasi si fanno correre i giocatori col pallone, unendo così l’aspetto fisico a quello tecnico e perché no a quello ludico (il calciatore ama avere l’attrezzo tra i piedi piuttosto che correre attorno ad un campo).

Invece mister Italiano quest’anno ha svolto due sedute totalmente ‘a secco’, cioè senza che la palla rotolasse neanche per un minuto e, durante altre in cui le esercitazioni hanno visto le partitelle a tema, ha comunque concluso le stesse sempre con un medesimo tipo di attività senza pallone e con ripetute.

Nello specifico si è trattato di corse su distanze dai 30 ai 90 secondi, ripetute per 10-12 volte, con un recupero pari al tempo dello sforzo: tipico lavoro aerobico lattacido, cioè di resistenza allo sforzo ripetuto e prolungato.

Si tratta di un lavoro tipico dei periodi di preparazione che si può richiamare durante l’anno ma solo a tratti e quando il calendario lo permette, onde evitare di ‘imballare’ le gambe dei giocatori.

Cosa ha condotto Italiano (e immagino anche gli altri allenatori, perché tutti copiano tutti) a tale inversione di tendenza e ad un ritorno ‘all’antico’, quando cioè le corse senza palla la facevano da padrone e non solo in periodo di preparazione?

Probabilmente il tentativo di vedere se nel breve-medio periodo (3-5 anni), lavorando più profondamente sul ‘fondo’, il numero di infortuni di tipo muscolare e tendineo possa diminuire.

Attenzione però: il lavoro col pallone resta percentualmente ancora in maggioranza come minutaggio nel corso di una seduta d’allenamento sul campo, ma se lo sommiamo alla mezzora abbondante che i calciatori passano in palestra prima di entrare sul terreno di gioco (svolgendo esercizi di mobilità articolare, esercizi di fitness a carico naturale ed esercizi alle macchine) possiamo allora affermare che il lavoro atletico totale in un’intera seduta è equamente diviso tra lavoro senza e lavoro con il pallone.

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