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·12. November 2024
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L’Imperatore Adriano si racconta a 360° gradi sulla sua vita. L’ex giocatore brasiliano, a Player’s Tribune, ha fatto sapere diverse cose, anche legate all’Inter.
FAVELA – Adriano racconta la sua vita di oggi: «Vivo a Barra da Tijuca, una zona elegante di Rio, da molti anni. Ma il mio ombelico è sepolto nella favela. Villa Cruzeiro. Complesso da Penha. Oggi capirete cosa fa veramente Adriano quando è con i suoi amici in un posto molto speciale. Niente stronzate o titoli di giornale falsi. La cosa vera. La verità. Eccolo lì, proprio all’ingresso della comunità. Il campo dell’Ordem e Progresso. Accidenti, ho giocato più a calcio qui che a San Siro. Puoi starne certo. Qui mio padre era davvero felice. Almir Leite Ribeiro. Puoi chiamarlo Mirinho, come lo chiamavano tutti».
PRIMO NATALE MILANESE – Adriano e le sue prime difficoltà a Milano: «Quando sono andato all’Inter, ho sentito un colpo molto forte nel primo inverno. Arrivò Natale e rimasi nel mio appartamento da solo. A Milano fa un freddo cane. Quella depressione che colpisce durante i mesi gelidi nel nord Italia. Tutti in abiti scuri. Le strade deserte. Le giornate sono molto corte. Il clima è umido. Non avevo voglia di fare niente. Tutto questo unito alla nostalgia di casa e mi sentivo una m***. Tuttavia, Seedorf era un amico straordinario. Lui e sua moglie prepararono la cena per i loro cari la vigilia di Natale e invitarono me. Wow, questo fratello ha un livello grandioso. Immagina il ricevimento di Natale a casa sua. Un’eleganza che devi vedere. Tutto era molto bello e delizioso, ma a dire il vero, volevo essere a Rio de Janeiro».
FUGA – Adriano e la sua “fuga” da Milano: «Quando sono “fuggito” dall’Inter e ho lasciato l’Italia, sono venuto a nascondermi qui. Ho girato tutto il complesso per tre giorni. Nessuno mi ha trovato. Non c’è modo di farlo. Regola numero uno della favela. Tieni la bocca chiusa. Pensi che qualcuno mi farà la spia? Niente fottuti topi qui, fratello. La stampa italiana è impazzita. La polizia di Rio ha persino eseguito un’operazione per “salvarmi”. Hanno detto che ero stato rapito. Stai scherzando, vero? Immagina che qualcuno mi faccia del male qui… a me, un bambino della favela».
RIENTRO – Infine, Adriano conclude in questo modo: «Quando sono qui, nessuno da fuori sa cosa sto facendo. Questo era il loro problema. Non capivano perché andassi nella favela. Non era per l’alcol, o per le donne, e tanto meno per la droga. Era per la libertà. Ho provato a fare quello che volevano. Contrattati con Roberto Mancini. Ho provato con José Mourinho. Ho pianto sulla spalla di Moratti. Ma non sono riuscito a fare quello che mi chiedevano. Sono rimasto bene per qualche settimana, ho evitato l’alcol, mi sono allenato come un cavallo, ma c’era sempre una ricaduta. Ancora e ancora. Tutti mi hanno massacrato. Non ce l’ho fatta più».