Adani estasiato: «Inter Barcellona non è stata una partita di calcio ma un evento biblico». Poi l’elogio ad Acerbi e l’analisi sul valore della rosa | OneFootball

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·8. Mai 2025

Adani estasiato: «Inter Barcellona non è stata una partita di calcio ma un evento biblico». Poi l’elogio ad Acerbi e l’analisi sul valore della rosa

Artikelbild:Adani estasiato: «Inter Barcellona non è stata una partita di calcio ma un evento biblico». Poi l’elogio ad Acerbi e l’analisi sul valore della rosa

L’ex difensore dell’Inter, Lele Adani, ha voluto dire la sua sulla vittoria dei nerazzurri in semifinale di Champions contro il Barcellona

Intervenuto nel corso dell’ultima puntata di Viva el Futbol su Twitch, Lele Adani si è espresso così riguardo al successo ottenuto dall’Inter in semifinale di ritorno di Champions League contro il Barcellona.

INTER BARCELLONA – «Non è stata una partita di calcio, è stato un evento biblico. Impossibile da spiegare, ho sentito brividi di una magia che solo il calcio ti può dare e che anche il calcio ti concede ogni tre o quattro anni. L’ultima credo sia stata la finale mondiale in Qatar. Tra i tifosi c’era emozione e incredulità, sarà difficile staccarsi per chi ama il calcio e per i tifosi, dall’altalena di emozioni. Va celebrata la magia del calcio. Non finiva mai e a cavallo tra i gol di Raphinha e Acerbi è venuta giù una pioggia biblica. Sappiamo che si tratta di palo dentro e palo fuori, ma se ci fermiamo a questo sminuiamo la magia. Siamo tutti contenti, ma la giustizia dell’analisi deve accompagnarci per professionalità. Al 92′ Yamal prende palo, al 93′ Acerbi fa 3-3».


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«L’Inter è molto riconoscibile e ha fatto qualcosa di importantissimo. Per me in sei giorni ha cambiato tante cose. Avevo detto che non sarebbe bastata la prova dell’andata e le cose sono cambiate. Al Barcellona non tolgo niente, mi inchino alla loro filosofia. La gioia dell’Inter che passa il turno è dovuta al grandissimo rispetto del Barcellona, che gioca con dei ragazzi che fanno cantare la palla e conquistano il popolo rivale, ammirato davanti a Pedri, De Jong, Raphinha, persino Gerard Martin o Eric Garcia hanno fatto una gran partita. Potevi andar fuori col Bayern o col Barcellona, ma nell’Inter vedo un merito. Il Barcellona gioca in una metà campo. Noi avevamo chiesto di fare sei ripartenze, invece di tre. Quattro corner invece di due. Invece di subire soltanto, alzare ogni tanto la pressione e questo c’è stato. Al Barcellona non prenderai mai il possesso palla, non andrai mai uno contro uno con un’Inter che non ha esterni. Hai una possibilità: resistere meglio e proporre di più dell’andata. Nei dati del ritorno vedo differenze: all’andata i tiri sono 19-7, al ritorno 22-13. Ci sono stati i due tiri di Barella, quello di Mkhitaryan, di Calhanoglu. Su piazzato hai segnato solo su rigore, ma il primo e secondo gol nascono da pressione ultra-offensiva».

COME ARRIVA IL GOL DI FRATTESI – «Avete mai visto l’Inter pressare all’andata? Se tu il Barcellona lo vai a prendere alto può sbagliare. L’Inter per buttare fuori un Barcellona ingiocabile deve provare a giocare. All’intervallo mi han chiesto cosa doveva fare l’Inter e ho risposto: attaccare. Nel secondo non hai mai superato la metà campo e hai preso tre gol. Hai rivinto la partita quando hai attaccato. Al quarto gol di Frattesi hai attaccato: in area c’erano Carlos Augusto, Barella, Zielinski, Taremi, Frattesi, Thuram e Dumfries. Sono sette giocatori in area contro altri sette del Barcellona, al 99′. E se tu al 99′ hai il cuore, le idee, l’identità di andare in area del Barcellona, meriti la qualificazione. Come, dall’altro lato, la meritavano gli altri quando sul 3-2 attaccano e prendono palo. Hai fatto sette gol al Barcellona, non puoi difendere contro di loro, perché te ne fanno sei. L’Inter, prima del Bayern, aveva preso due gol».

I MERITI DELL’INTER – «Al Barcellona ha fatto sette gol con sei giocatori diversi, con Dumfries che fa due gol e tre assist. Hanno segnato interni, esterni, mediani, attaccanti, difensori centrali. Infine: il dato più meritevole di chi fa sette gol al Barcellona è che in Champions League ha giocato 14 partite e sei stato in svantaggio 16′: 4′ col Bayer Leverkusen, 6′ col Bayern Monaco e altri 6′ col Barcellona. Non si può togliere merito all’Inter, considerando anche i conti e i colossi contro cui non competi. E l’Inter non solo compete, ma gioca con cuore, idee, con la sua strategia. Io non critico il Barcellona con quella difesa, ha fatto di tutto per passare, ma premio l’Inter. Perché sul campo ha fatto qualcosa in più dell’andata. E mi piacerebbe ritrovare chi dice che l’Inter non ha venti titolari. Col Barcellona entrano Frattesi che fa gol, Taremi che fa assist, Darmian, De Vrij, che non gioca perché Acerbi pensa prima, vede oltre e quando interviene influisce su tutto quello che accade in campo, negli spogliatoi, nei parcheggi e nei ristoranti attorno. Nessuno lo merita quanto lui».

IL VALORE DELLA ROSA – «Ci sono da dividere i percorsi. Sappiamo che l’ottenuto è diverso dal meritato e uno scudetto su quattro anni è poco rispetto al valore. Ne avresti vinti la metà del Napoli. Questo non è in discussione. Continuo però a pensare che ci sia la crescita generale e lo penso anche rapportato ai competitor. Visto che l’Inter è arrivata e ha fatto un percorso facendo quattro sfide clamorose con Bayern e Barcellona, se facciamo un punto sul valore della squadra durante il percorso io vedo: Sommer 6,9; Dumfries 14; Darmian 3,3; Bisseck 7,2; De Vrij 0, Acerbi 4; Dimarco 5; Calhanoglu 0, Mkhitaryan 0, Zielinski 0, Thuram 0, Taremi 0. Son costati giocatori come Pavard, Frattesi o Barella, ma non è una squadra fatta con tanti soldi e hai messo giocatori di livello a 0. Per completezza di analisi vi aggiungo che nelle otto arrivate a giocarsi la Champions, l’Aston Villa ha stipendi per 293 milioni, il Borussia Dortmund per 269 milioni, il PSG per 658, il Real Madrid per 468, l’Arsenal per 381, il Bayern Monaco per 430, la più bassa è l’Inter a 227. Poi ci sono gli ammortamenti e vedete il totale, l’Inter è la minore delle otto. L’Inter, da qualche parte, ha fatto qualcosa di molto buono».

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